Quasi tre anni di accuratissime indagini e adesso la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del presunto responsabile dell’episodio. La vicenda riguarda il ritrovamento di una testa mozzata di cavallo davanti all’abitazione di un noto professionista marsalese. I fatti risalgono al 12 gennaio del 2017, allorquando il commercialista Giulio Bellan, appena rientrato nella sua abitazione di contrada Cozzaro per consumare la consueta pausa pranzo con la famiglia, trovò davanti al cancello d’ingresso la testa scuoiata e sanguinante di un equino. Comprensibile il panico iniziale e immediata la decisione di contattare i Carabinieri per denunciare l’accaduto. La notizia fu riportata da diverse testate che, correttamente, non citarono l’identità del commercialista, proponendo però le più disparate ipotesi sull’accaduto, tra cui la possibile matrice mafiosa dell’atto, evidentemente intimidatorio. Al contempo, come spesso accade nelle realtà di provincia e nel mondo delle professioni, si diffuse anche un certo chiacchiericcio che in qualche situazione sconfinò
anche nell’ambito della maldicenza nei confronti della parte lesa. Nel frattempo, le forze dell’ordine locali condivisero le indagini con la Squadra Mobile di Trapani e del caso si interessò persino la Direzione Investigativa Antimafia. L’attività investigativa ha però evidenziato la totale estraneità di Bellan rispetto a qualsiasi vicenda riferibile alla criminalità organizzata, finendo per individuare il presunto autore del deprecabile atto, il 33enne Baldassare Abate. Il soggetto in questione aveva rilevato la licenza per una rivendita di tabacchi da un cliente di Bellan. Spiega il commercialista marsalese, assistito dall’avvocato Salvatore Sinatra. “Non so cosa l’abbia potuto spingere ad una simile azione e non so quali potessero essere le sue reali intenzioni, ma ricevere un gesto che rimanda alle peggiori minacce di morte non è stato per niente bello, come non è stato affatto facile affrontare tutto ciò che ne è conseguito. Si tratta di un gesto che, al di là delle motivazioni, non può essere assolutamente tollerato”. Un’azione balorda, dunque, ma simbolicamente inquietante, che per il sostituto procuratore Antonella Trainito configura l’ipotesi di reato di minaccia aggravata. L’udienza davanti al Tribunale di Marsala è stata fissata per il prossimo 26 febbraio. “Comunque vada il processo, per me e la mia famiglia è la fine di un incubo – conclude Bellan -.Ringrazio le forze dell’ordine per il lavoro svolto con estrema accuratezza e preannuncio che è mia intenzione costituirmi parte civile nel procedimento”.