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Vulcani sottomarini nel Canale di Sicilia: siamo seduti su una polveriera? La parola all’esperto Franco Italiano

A guidare la scoperta e la rivelazione dei segreti dell’affascinante mondo dei vulcani, misteriosi Esseri quasi mitologici, temuti ed amati al contempo, come vere Divinità, per Franco Italiano, è la passione. Di questo sentimento, coltivato fin dai tempi del liceo, si è detto animato il Direttore della Sezione di Palermo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il quale, nel metterci in guardia dai possibili rischi che corriamo noi siciliani, però qualche buona notizia l’ha data. L’imprevedibilità e i continui mutamenti dimostrano che Gea è viva. Il Pianeta è in continuo movimento e in costante evoluzione. Crea, distrugge, genera e rigenera ed è fedele alle eterne leggi naturali che l’uomo a volte tenta di decodificare. Alcuni suggestivi paesaggi siciliani, ad esempio, devono il loro “aspro tormento” all’attività vulcanica.

Del resto, la bellezza, come ha detto lo stesso Franco Italiano, ha un costo. Quelli che noi comunemente definiamo “Paradisi”, riferendoci alle Isole Eolie o alla più vicina Pantelleria, non sono altro che “figli” dei numerosi vulcani sottomarini che abitano gli abissi dei nostri mari. Anche nel Canale di Sicilia sono presenti numerosi vulcani. E’ di qualche mese fa la notizia della scoperta di altri sei “giganti sottomarini, individuati tra Mazara del Vallo e Sciacca. Uno di loro si trova addirittura a 7 Km da Capo Granitola. La nostra situazione è abbastanza complessa: ci troviamo nel bel mezzo di un punto in cui collidono la placca africana e quella eurasiatica e i 6 vulcani sottomarini scoperti quest’Estate, sono più vicini alla costa rispetto agli altri già mappati. I “nuovi” giganti possono essere buoni o cattivi, svegli o addormentati. Che futuro dunque ci aspetta?

Direttore Franco Italiano, siamo seduti su una polveriera che sta per esplodere e senza preavviso? Quanti vulcani ci sono nel Canale di Sicilia? E se ci sono, sono attivi e pericolosi?

In effetti ci sono diversi vulcani ubicati in quelli che chiamiamo “banchi” e di fatto si tratta di vulcani poligenici. Si tratta di aree vulcaniche dove si trovano più coni vulcanici più o meno grandi e più o meno evoluti che però presentano tutti attività vulcaniche del passato. Recentemente hanno scoperto anche altri sistemi vulcanici e molto più vicini alla costa ma per fortuna si tratta di strutture vulcaniche considerate estinte. Per quanto riguarda il numero dei vulcani sottomarini presenti nel Canale di Sicilia, in realtà non se ne conosce il numero.

Sono vulcani dunque non attivi?

Si tratta di vulcani che hanno cessato la loro attività eruttiva o che per lo meno hanno dei magmi che sono in raffreddamento e che quindi possono ancora rilasciare energia, quindi magari ancora scaldare l’acqua ma che non sono ancora in grado di dare eruzioni. Sono già in uno stato quasi solido ma producono ancora energia, per intenderci.

Sono tutti così?

Nel Canale di Sicilia è una situazione abbastanza diffusa perché sistemi idrotermali attivi ne abbiamo trovati diversi nel passato lavorando con l’ISPA per esempio. Tenga presente che tutto il termalismo di Sciacca è legato ad un contributo di tipo magmatico, da magmi che si sono inclusi vicino alla costa o che non sono mai venuti a giorno e che sono in raffreddamento. Questo è quanto le ricerche più avanzate ci raccontano. Si tratta sempre di una sorgente di energia che è una massa magmatica in raffreddamento che poi permette tra l’altro di rilasciare elementi chimici che si trovano nelle terme e sono utilizzati per trattamenti medici o estetici ma questo è un argomento che ha poco a che fare con noi.

Cosa ci dice dell’Isola Ferdinandea, la misteriosa isoletta “che non c’è” dato che appare e scompare facendosi beffe dei solerti capi di Stato che si affrettano a piantare bandiera non appena affiora dalle acque?  Può essere considerata un vulcano spento?

Per quanto riguarda l’area dell’Isola Ferdinandea, le dico che si trova nel Banco Grahm il quale ha una profondità di 150/200 metri. Ci sono delle fuoriuscite di gas e di acque calde che sono evidentemente l’esito di quello che è rimasto dell’attività vulcanica presente almeno fino ai primi dell’800. Ferdinandea è emersa nel 1831, dopo di che l’attività si è fermata. Di fatto, l’Isola Ferdinandea, è stata la costruzione di un mega corpo quasi verticale alto quasi 200 metri e noi vediamo oggi quello che resta. Probabilmente si tratta della parte più interna di un cono vulcanico mentre la parte esterna, la parte fatta da scorie, è stata tutta rimossa ed è rimasta soltanto la parte più consistente. La parte che emergeva era proprio formata dalle scorie ed poi è stata spazzata via dal moto ondoso.

L’ultima emersione risale al 27 novembre del 2002, adesso cosa resta dell’Isola misteriosa fra Sciacca e Pantelleria?

Rimane una secca che è a 8 metri di profondità e che nonostante le informazioni varie del passato, non è in sollevamento né evince un’attività in corso. Diciamo che dal punto di vista vulcanologico o del timore che questo possa rappresentare rischi di qualunque genere, dico che non è così.

Allora il Canale di Sicilia è sicuro?

Non ci sono rischi evidenti di attività vulcanica in corso a parte, come già detto, l’attività idrotermale, cioè il riscaldamento dell’acqua che però è presente in diversi banchi.

In quali altri?

Nel banco di Pantelleria per esempio, dove c’è emissione di gas e conseguenti acque calde. Pantelleria è un vulcano, l’unico dei vulcani del Canale di Sicilia che è considerato un vulcano attivo.

Perché?

Perché l’ultima eruzione di Pantelleria è avvenuta subito a nord dell’Isola a mare nel 1864 e a tutt’oggi presenta delle variazioni di attività che lasciano pensare ad una disponibilità di masse magmatiche in grado di provocare eruzioni. C’è molta attività geotermica.

Il Lago di Venere?

Sì, esattamente, quello è un tipico esempio di riscaldamento di acque e di presenza di elementi chimici come l’intensa concentrazione di zolfo.

Pantelleria che tipo di vulcano è? E’ stromboliano, ovvero di tipo esplosivo o è più simile alle eruzioni tipiche dell’Etna con un defluire più lento?

Pantelleria è più simile all’Etna ma tenga presente che qualunque attività vulcanica inizia sempre con un’esplosione. E’ un vulcano e come tale va monitorato. Anzi è l’unico vulcano del Canale di Sicilia che è monitorato.

In che modo?

Non si tratta di controlli sottomarini ma sull’isola sono installate delle stazioni che controllano e si fanno delle campagne periodiche ogni anno e questo fa parte dell’accordo che INGV ha con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Noi abbiamo un protocollo e per ogni vulcano una cadenza di attività che gli rivolgiamo durante l’anno.

Per quanto riguarda il fenomeno del Marrobbio nel fiume Mazaro, da cosa è provocato?

Il fiume Mazaro si trova lungo una struttura di faglia e sicuramente queste strutture sono poi legate in grande scala, (non si tratta dunque di un rapporto diretto), ad attività di tipo vulcanico. Potrebbe trattarsi di una risalita di fluidi ma non abbiamo dati se non qualche racconto e questo ci limita fortemente.

Altra storia è quella che invece interessa e contraddistingue la Sicilia tirrenica ed ionica, giusto?

In questa parte dell’Isola tutto il vulcanismo nasce dall’apertura della crosta che ha dato luogo ad una frattura che più o meno corre parallela alla costa siciliana che va da nord ovest verso sud est, verso Malta insomma. Lungo questa parte si sono aperti questi vulcani che però sono al momento fermi, allo stato quiescente. La parte eoliana è ancora mantenuta attiva da questo residuo di subduzione, questo pezzo di crosta, ex crosta oceania che dallo Jonio è andata giù sotto il Tirreno. Poi si è rifusa e ora sta risalendo. Per questo si sono formate le Eolie ma anche buona parte dei vulcani sottomarini che si trovano in zona e che sono in buona parte attivi.

La parte sottomarina orientale siciliana che si spinge fino all’isola greca di Santorini è costellata da vulcani. C’è un precedente spaventoso che ha stravolto un’intera civiltà e cambiato i connotati ad una regione. Ce lo vuole ricordare, dottor Italiano?

Lì successe una cosa veramente drammatica. Nel caso dell’eruzione del vulcano di Santorini, l’eruzione che era in corso, permise al mare di entrare direttamente dentro la camera magmatica. Questo causò un’improvvisa vaporizzazione dell’acqua e quindi una nube altissima e caldissima che poi ricadde. L’attività micenea venne spazzata via da questa eruzione. L’onda di maremoto fece il resto. L’altezza è stimata sui 200 metri e questa è un’ipotesi fatta dall’osservazione di alcune pomici depositate su colline che testimoniano l’evento che distrusse anche parte della civiltà mediterranea. Un cataclisma di proporzioni immani.

La grande bellezza dei paesaggi e dei fondali, l’armoniosità di luoghi considerati paradisiaci hanno dunque una provenienza molto travagliata, inquieta, irruenta. E’ così?

Grande bellezza e grande fertilità del suolo hanno un prezzo, non sono certamente gratis, però diciamo che per quello che riguarda noi, tutte queste attività, nell’ultimo trentennio le abbiamo studiate e dunque conosciute. Ora siamo in grado di capirle. Capire significa valutare il rischio legato a questo tipo di attività. Il mandato dell’INGV è proprio questo.

Tiziana Sferruggia

redazione

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