Siamo alle prese con la prima cotta, di mia figlia ovviamente. Chiara, bionda, 4 anni il prossimo dicembre, carattere socievole ma non troppo, dice di essere fidanzata con Alessandro, 4 anni, compagnetto di classe, alto, ciuffo biondo “come un pulcino spennacchiato” (cit.), ignaro della sua nuova ed attuale situazione sentimentale. Questa mattina, avendomi confidato questo segreto (che io naturalmente spiattello al pubblico, da pessima mamma snaturata quale sono), ha voluto indossare il cerchietto invece della classica coda da cavallo e il rossetto, “così Alessandro può notare quanto sono carina oggi”. La osservo in classe nei suoi sorrisi emozionati e nei suoi atteggiamenti imbarazzati di fronte al nuovo compagno di classe. Lui gioca tranquillamente con le costruzioni, lei lo insegue con lo sguardo. Mi racconta che hanno ballato insieme e che hanno mangiato dalla stessa forchetta (già c’è aria di intimità, qui) e che non vuole che le altre compagne giochino con lui (la gelosia, del resto, è femmina, lo sappiamo). Io sorrido alle sue parole, trovo buffo il suo nuovo modo di approcciarsi alla scuola, che da incubo si è improvvisamente trasformato in un posto fantastico dove ridere e scherzare con gli amichetti. Scrivo un messaggio a suo padre: “Houston, abbiamo un problema. Si chiama Alessandro ed è biondo”. Lui, gelosissimo da quando è nata, risponde all’sos: “Da domani vado a prenderla io all’asilo e vediamo chi è che sto principe azzurro che vuole prendere il mio posto”.
Nel frattempo, mi si stringe il cuore a pensare a tutte le volte in cui verrà delusa da un uomo, a tutte le volte in cui la sua simpatia non verrà ricambiata, a tutte le volte in cui preferiranno qualcun altro al posto suo. A tutte le volte in cui cercherò di avvertirla, di proteggerla, di evitarle una delusione e, invece, le capiterà di bruciarsi con il fuoco. Come è capitato a tutti. Penso a come una mamma e un papà facciano di tutto per crescere bene il proprio figlio, per renderlo una persona educata e rispettosa, per farlo stare sereno. E poi, prima o poi, devono affidarlo al mondo, sperando che il mondo lo tratti bene. Sperando che non incontri persone “sbagliate”. Sperando che nella vita si ritrovi sempre circondato da persone che vogliono davvero il suo bene. Anche i miei genitori avranno pensato la stessa cosa di me. Le dico che se vuole essere la fidanza di Alessandro forse è il caso che lui lo sappia, perché così è un po’ ambigua la situazione. In realtà, non so proprio cosa suggerirle. Provo a dirle, allora, che Alessandro potrebbe volere un’altra compagnetta, che potrebbe non aver mai pensato ad una fidanzata, che sono ancora piccolini e c’è tempo per tutto questo. Allora lei mi risponde: “Mamma, ora gli chiedo se vogliamo conoscerci un po’ meglio. Magari può venire a fare merenda a casa nostra, un giorno”. Io le domando: “E se dice di no?”. Lei, sicura di se’, di una sicurezza che tante volte avrei voluto anche io da piccola, mi risponde: “Allora ci sono tanti altri compagnetti che potrebbero piacermi. E poi c’è sempre papà, lui è il mio primo e vero fidanzato”. Lei mi guarda, mi sorride, si aggiusta i capelli. Io la guardo e le accarezzo il viso. Vorrei che non crescesse mai, vorrei che rimanesse a dormire tutte le notti abbracciata a me, vorrei che fossi sempre il suo pensiero più bello, il suo scudo più grande, il suo esempio per la vita. Vorrei che restasse così, testarda e forte per sempre. Maledetti ormoni da gravidanza, mi fanno piangere continuamente, anche quando non c’è motivo.
Michela Albertini