“Nessuna diffamazione in danno del Borghi. Diversamente, semmai, è l’ennesima conferma che sono stato e mi ritrovo spesso diffamato e mascariato da soggetti politici che sovente trovano sponde in compiacenti pseudo giornalisti. Caustico come sempre il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, ha commentato con queste parole la notizia della sua assoluzione, raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione”.
Tutto è bene quel che finisce bene dunque? Parrebbe di sì anche se per correttezza di informazione è necessario ricostruire l’intera annosa vicenda.
La faida giudiziaria di cui è stato protagonista il primo cittadino di Trapani in effetti si è protratta negli anni logorando gli animi e creando nel tempo un clima teso, fatto di piccole vendette, di ripicche e accuse infamanti per entrambi le parti. La vicenda ha inizio nel lontano 25 settembre (caso volle!) del 2009, quando Tranchida era ancora sindaco di Erice. Durante un’assemblea cittadina, composta da una cinquantina di persone riunite all’interno del salone parrocchiale «Cristo Re» della cittadina ericina, l’allora primo cittadino, pronuncia, all’indirizzo dell’ex finanziere (in pensione da anni) Francesco Salvatore Borghi, queste parole: «per 35 anni ha indossato la divisa e magari qui se lo ricordano tutti, compresi i commercianti di via Madonna di Fatima. Non pensi sempre però di avere una divisa e di abusarne, come ha fatto nella sua vita». Parole pesanti dunque che valgono un decreto di condanna per Tranchida il quale avrebbe dovuto pagare un’ammenda di 100 euro al finanziere in pensione. Secondo quanto stabilito da questo primo decreto, il sindaco avrebbe arrecato ai danni di Borghi “una sensibile diminuzione della stima e della reputazione di cui godeva nell’ambito sociale in cui vive, mettendo seriamente in dubbio la sua correttezza, la sua rettitudine e le sue virtù morali e professionali”. Nel frattempo Borghi era diventato un noto esponente del Partito Socialista di Nino Oddo. Tranchida però si oppone al pagamento della cifra (seppur modesta) e si va a processo. Da quel momento è un crescendo di accuse e difese reciproche, di carte bollate e udienze giudiziarie fino alla prima assoluzione dello stesso primo cittadino scagionato dall’accusa di diffamazione in quanto «esimente del diritto di critica politica». Tranchida aveva chiesto e ottenuto (e si era già giunti al 2012) “il giudizio immediato al fine di dimostrare, davanti a un Giudice terzo, e nel contraddittorio delle parti, la pochezza delle accuse» considerando che Borghi da anni dispensa a destra e a manca denunce, querele, esposti, istanze con l’unico risultato di far perdere del tempo prezioso ai sostituti procuratori, agli impiegati comunali ed a quelli del Tribunale”.
Ma non è finita qui. La faida continua sempre nelle aule di tribunale dopo esser passata (per così dire) prima dagli studi di una nota televisione privata. Tranchida durante un’intervista televisiva dà del cretino a Borghi in quanto l’ex finanziere aveva proposto allo stesso sindaco di effettuare un test antidroga per dimostrare alla cittadinanza di non fare uso di stupefacenti data l’energica solerzia con cui lo stesso era solito lavorare (!). Un “invito” che fa perdere le staffe a Tranchida, il quale, dà del cretino a Borghi durante la trasmissione.
Tranchida si sottopose comunque al test antidroga in ospedale facendosi tagliare una ciocca di capelli analizzata poi dai medici. (foto tranchida con capelli tagliati) che non riscontrarono tracce di droga. Quindi, molto probabilmente, la “vitalità lavorativa” del sindaco era frutto soltanto del suo “modo di lavorare” e non di un “supportino extra” . Tranchida sui giornali allora dichiarò: “Il sig. Borghi è un soggetto politico noto – come dopo 4 anni di processo inequivocabilmente chiarito – non solo per le sue candidature, tanto nello schieramento a destra nel 2007 con AN quanto a sinistra nel 2012 con il PSI e comunque da sempre a me avverso, quanto per le sue continue e quasi quotidiane velenose sortite in mio danno sui media, FB e diversi Social, come dimostrato ed in maniera certosina documentato dall’avvocato Rando. Ma v’è di più, a prescindere dal contesto elettorale citato, il Borghi in mio danno non si è per nulla risparmiato e, assieme al diffamatorio chiacchiericcio ed al “mascaricamento” profuso dai suoi compagni di schieramento politico, financo costringendomi all’estrema umiliante per me difesa: quella di sottopormi all’esame del test antidroga sul capello per documentare agli ericini che il loro sindaco non era un tossicomane dopato . Può la battaglia politica diventare così cruenta?
Ieri, 25 settembre 2019, a dieci precisi anni da quando tutto ebbe inizio, è arrivata (l’ennesima) sentenza del tribunale che assolve Giacomo Tranchida dall’accusa di diffamazione. Meglio tardi che mai. Dieci anni e sembra ieri. E così via.
Tiziana Sferruggia