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Regione Siciliana sull’orlo dell’abisso? Parla l’esperto di economia Riccardo Compagnino

Cara giornalista, mi scusi, ma mi vuol dire dove sta la notizia? Il nostro resoconto sul disavanzo regionale l’abbiamo già esitato lo scorso giugno. Non capisco come mai sia assurto agli onori della cronaca ieri.

Con queste parole il docente universitario di economia Riccardo Compagnino, considerato uno dei massimi esperti siciliani di finanza pubblica e profondo conoscitore dello Statuto Speciale Siciliano ha accolto la nostra richiesta di approfondimento  sulla notizia che in questi ultimi giorni ha tenuto banco sui giornali spesso con titoli sensazionalistici. Parole come deficit, baratro, buco, disavanzo, deficit, abisso, sono state usate a commento della conferenza stampa denominata “Operazione Verità” indetta dal presidente Nello Musumeci  per far chiarezza sui conti della Regione e dove lo stesso presidente ha sottolineato che  “Al momento, il disavanzo definitivo è di 7,3 miliardi di euro, frutto di circa trenta esercizi finanziari e non degli ultimi tre anni. Con la delibera dell’otto agosto abbiamo risposto alla richiesta della Corte dei conti e abbiamo accertato un maggiore disavanzo per circa quattrocento milioni di euro, per la maggior parte relativi a capitoli di spesa sanitaria”. Tutto già noto dunque? Parrebbe di sì anche se, noi siciliani, atavicamente abituati alle parole concatenate a quella più comunemente usata, ovvero “crisi”, ( che in barba al greco per noi non significa opportunità,  scelta o decisione ma semplicemente status quo) meritiamo un po’ di chiarezza sul terrorismo psicologico di questi giorni.

Riccardo Compagnino, è lei l’esperto di caratura nazionale evocato dal presidente Musumeci per far luce e dunque chiarezza sugli intricati conti della Regione Sicilia?

-No, io mi muovo molto più semplicemente fra Palermo, città dove sono nato e lavoro  e Altavilla Milicia , cittadina dove trascorro le mie vacanze estive. Come vede non sono l’esperto di caratura nazionale evocato ed auspicato dal presidente. Sono un docente universitario di economia e ho fatto parte di una Commissione il cui obiettivo è stato quello di far luce  sulle cause del disavanzo accertate dalla Corte di Cassazione nel 2017 che è altra cosa rispetto all’argomento di cui si è discusso lo scorso 18 settembre. Il report della nostra Commissione è stato esitato, come le ho già detto, lo scorso giugno. Insieme a me ne hanno fatto parte il dottor Giovanni Sapienza, il dottor Raffaele Mazzeo e l’avvocato Maria Esmeralda Bucalo. Quello che abbiamo esitato riguardava esclusivamente il disavanzo rilevato alla fine del 2017  pari a 2 miliardi e 125 milioni di euro così come dichiarato dalla Corte dei Conti. E’ chiaro che le ripercussioni di questo arrivano fino ai giorni nostri anche se, come già detto, l’argomento affrontato a Palazzo d’Orleans il  18 settembre è diverso. Che la Regione Sicilia avesse un disavanzo era già noto dal 1 gennaio 2016. Dunque, quanto riportato dai giornali in questi giorni, non mi sembra nulla di attuale o di nuovo per così dire. Che la regione avesse invertito il proprio segno positivo dal 2014 era già noto. Semmai, aggiungo, la novità è che da 6 miliardi e 9 siamo arrivati a 7,3. Quindi è questo disavanzo a fare notizia. E non è questo aumento il fatto devastante.

Quali sono le motivazioni che hanno condotto a questo disavanzo?

-Le motivazioni sono articolate. Sono il riflesso del riaccertamento straordinario dei residui e la conseguenza degli accordi sottoscritti dal governo Crocetta con lo Stato Italiano. Sono concause dunque che concorrono all’incremento dei 2 miliardi e 145 milioni alla fine del 2015 e in più a questa situazione di disavanzo complessivo nel bilancio della Regione. Ma si tratta di fatti più che noti presentati già a giugno.

Come si esce da questa situazione? Che tempi occorrono per tentare di risanare questo disavanzo?

-Questo disavanzo prevede un piano di rientro annuale. Se il disavanzo è conseguente all’operazione di riaccertamento straordinario, per legge, può avvenire in 30 anni, può essere spalmato, insomma. Se invece questo disavanzo non attiene al riaccertamento straordinario, deve essere ricoperto nel periodo rimanente della legislatura in corso. Il riaccertamento si può fare una volta sola e dunque, quasi sicuramente, le somme successive a quel riaccertamento dovrebbero essere liquidate nel periodo restante della legislatura. Ogni anno dunque dovrebbero essere sottratte delle risorse  finanziarie al bilancio della Regione Siciliana. Ma questo apre un altro argomento, uno scenario di cui nessuno ha parlato e men che meno voglio farlo io.

Nello Musumeci durante la recente conferenza stampa denominata “Operazione Verità”  ha parlato di fare emergere tutti i residui di spesa non emersi e avviare il definitivo risanamento di bilancio della Regione». Cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Che fardello grava sulle spalle dei siciliani?

-Ci tengo a precisare che disavanzo non è sinonimo di indebitamento, in sintesi non dobbiamo dei soldi a nessuno. Sottolineo che fino al 2014 la regione non aveva alcun disavanzo. La svolta se così si può dire è avvenuta nel 2015 ma questo non lo dico io, in quanto è frutto di documenti depositati. Quello presentato ieri dal presidente Musumeci è un lavoro di ricognizione da parte dell’assessorato al bilancio in intesa con la Corte dei Conti al fine di elaborare il rendiconto 2018. Nel bilancio di previsione del 2019, si deve verificare come ripianare il disavanzo aggiuntivo che è stato contabilizzato nel 2018. Semmai la domanda è come fare a ripianare questo disavanzo. E’ chiaro che farlo in 3 anni è molto più complicato che farlo in 10 o in 30 anni. Le ricordo che, anzi, nella delibera n.204 del 10 agosto 2015, si effettuò l’operazione di riaccertamento dei residui e in quell’occasione non evinse alcun disavanzo.

Gaetano Armao per fare chiarezza sul disavanzo della Regione siciliana: fino al 2048 sulle nuove generazioni graveranno oneri per 13,65 miliardi di euro, importo che comprende disavanzo e debito pubblico.

– Questo deve chiederlo a lui. Questa sua dichiarazione perché proprio da fonte autorevole, va  presa in considerazione. Ribadisco, non deve chiedere a me i commenti.

Ricordiamo ai lettori che la commissione speciale istituita dall’assessore all’Economia Gaetano Armao ha analizzato i dati contabili dal 2015 al 2017, dunque della precedente legislatura. Le modalità con cui recuperare il disavanzo ancora non sono note. Come ha ricordato a chiosa della nostra intervista il professor Riccardo Compagnino, non dobbiamo dimenticare che la Sicilia è una “società” con 5 milioni di soci. Tutti noi siciliani dunque.

Se allora si fosse fatto quello che era dovuto e necessario, oggi non saremmo nella condizione in cui siamo. Nel 2015 si sarebbero dovute cancellare tutte le entrate e le spese iscritte al bilancio solo sulla carta e spalmare il disavanzo su trenta anni. Questo è accaduto solo in minima parte e questa omissione ha fatto sì che tutti i residui cancellati non potranno più essere spalmati nei prossimi tre decenni. Al momento, il disavanzo definitivo è di 7,3 miliardi di euro, frutto di circa trenta esercizi finanziari e non degli ultimi tre anni. Con la delibera dell’otto agosto abbiamo risposto alla richiesta della Corte dei conti e abbiamo accertato un maggiore disavanzo per circa quattrocento milioni di euro, per la maggior parte relativi a capitoli di spesa sanitaria”. Cari soci, Musumeci dixit.

Tiziana Sferruggia

redazione

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Tags: Gaetano ArmaoNello MusumeciRiccardo Compagnino