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InMito al Parco: in scena “Medea, la strània” di Rondinelli-Putaggio

“Medea è una donna che si spiega e ci insegna ad andare oltre il racconto “cuntato” dagli altri e intaccato dal tempo. Intra un puzzo di sette metri si ci scinne, ma na panza d’un omo no”… figuriamoci nel cuore di una donna. Lì ci sono profondità e altezze che spaurano anche chi le vive”. Queste le parole di Chiara Putaggio sulla sua prima opera teatrale: “Medea, la strània”, che sarà al centro del prossimo e ultimo incontro della rassegna “InMito al Parco” immaginata sulla base di una stretta collaborazione tra il direttore del Parco archeologico Lilibeo di Marsala, Enrico Caruso, con la collaborazione di Anna Maria Parrinello, e l’associazione “Amici del Parco archeologico Lilibeo” presieduta da Violetta Isaia, con la direzione artistica di Luana Rondinelli. L’appuntamento con “Medea, la strània” è per giovedì prossimo, 12 settembre alle ore 18,30 nella corte del Baglio Anselmi, con sullo sfondo l’antico giardino del primo Novecento, nel cuore del Parco Archeologico Lilibeo. Opera di e con Chiara Putaggio e Luana Rondinelli, si tratta di un sequel in lingua siciliana del mito della sacerdotessa di Ecate, che, dopo la tragedia, rimasta sola con la Nutrice, ormai anziana, si racconta, si spiega, si svela e apre porte del passato di donna mediterranea, ma anche di “strània”. Definizione che è già ragione e disvelamento di un’identità. A tratteggiare sentimenti, a scandire lo scorrere del tempo e persino ad evocare personaggi, saranno le corde sapienti del liuto tiorba del musicista Gabriele Di Pietra.
“Cinque scene dal ritmo incalzante rese con straordinaria maestria; quasi tutte giocate sul dialogo serrato tra Medea e la nutrice (se si eccettua la visione di Apsirto), un vero capolavoro rivendicativo del maschilismo imperante”, ha commentato il docente universitario Vito Titone, dopo la lettura del testo.
“Un ringraziamento va ai familiari di Vito Trapani, indimenticato artista, scomparso prematuramente circa quattro anni fa – dice Chiara Putaggio – per averci consentito di scegliere un suo dipinto per la nostra locandina: “Colapesce e la regina” si sposa in maniera suggestiva col testo: L’apnea inebriante di Colapesce è la lingua siciliana che canta la voce dell’anima di Medea. Grazie infinite anche a Stefano Caruso che ha sposato questo progetto e delizierà i presenti con i suoi nettari, i pregiati vini della “Caruso & Minini”, che parlano nella NOSTRA terra di Sicilia… perché la poesia… si canta con tutti i sensi… gusto compreso”.
“InMito al Parco” ha preso il via ad agosto con “U Ciclopu” del cuntista Gaspare Balsamo, ed è poi proseguita con “Dimenticare Antigone?” a cura di Massimo Pastore con Raysi Santana e Giovanni Lamia, registrando in entrambi gli appuntamenti una grande partecipazione di pubblico.
“La proposta dell’Associazione Amici del Parco archeologico di Lilibeo di concepire degli incontri pomeridiani nel Parco – comunica il direttore arch. Enrico Caruso – rientra a pieno titolo nell’indirizzo culturale che questo Parco, reso autonomo da poco più di due mesi, deve attuare sulla base della legge che lo ha istituito. La volontà di creare un polo culturale presso il Museo Lilibeo consente di dare al vasto sistema di edifici demaniali una veste nuova che superi la sola esposizione di reperti di grande prestigio. L’idea è quella che il parco, con tutti i suoi annessi, assuma una nuova dimensione soprattutto per la presenza al suo interno di un museo internazionale, ormai punto di riferimento anche per la creazione di eventi culturali che stimolino continuamente l’interesse e l’attenzione del pubblico”.
“Ignazio Buttitta – spiega Violetta Isaiapresidente dell’associazione Amici del Parco archeologico Lilibeo – nella sua poesia ‘Lingua e Dialettu’ dice: ‘Un populo diventa poviru e servu quannu ci arrubbano a lingua addutata di patri’. Noi, come associazione culturale, abbiamo voluto dedicare questa rassegna alla cultura della nostra lingua, sposata dal mito greco”.
“Il teatro – aggiunge Luana Rondinelli, direttrice artistica della rassegna – è capace di creare evocazioni e strappare ai legami del tempo le storie più intense. Quelle che più rimangono immortali sono poi definite: miti. Non importa quanta verità storica contengano, ma sono dense di un fascino che le rende capaci di parlare alla gente e di aprire spazi alla riflessione, alla bellezza, alla consapevolezza. Il mito non stanca mai, anzi, si adatta all’età di chi ascolta. Compie il miracolo di essere mutevole ed eterno, al tempo stesso. Se poi lo si narra in una cornice speciale come il Baglio Anselmi, nel Parco Archeologico Lilibeo, allora trova casa e si riempie di sostanza. In-mitiamo tutta la cittadinanza a vivere il mito nel nostro meraviglioso Parco. Un ringraziamento va all’architetto Giulia Russo, che ha curato la grafica”.
L’ingresso è libero.

redazione

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Tags: InMito al Parco Medea