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Addio pollai

Come accade per ogni nuovo governo, anche in queste ore gli internauti del Bel Paese stanno andando a spulciare le biografie dei Ministri di recente nomina. Così, nelle ultime ore abbiamo avuto modo di sapere che Teresa Bellanova ha la licenza media, che Roberto Speranza e Alessandro Di Battista, tempo fa, sono quasi venuti alle mani e che il titolare dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti vuole finanziare gli aumenti di stipendio degli insegnanti applicando micro tasse su merendine e bibite gassate. In poco tempo, le citate informazioni sono diventate virali, scatenando reazioni diverse tra i detrattori e i sostenitori del Conte bis.

Nel frattempo, sta per iniziare un nuovo anno scolastico e tanti studenti si apprestano a tornare in classe sapendo già di dover condividere le proprie ore di lezione con altri 30 compagni, stipati come sardine in locali non sempre adeguati alla frequenza scolastica. Al di là della questione delle merendine, appare dunque interessante leggere che tra gli intendimenti del neo Ministro Fioramonti ci sia l’abolizione delle cosiddette “classi pollaio”, autentico abominio alimentato negli ultimi decenni da una concezione “numerocentrica” della scuola, in cui gran parte delle scelte attuate dai governi rientravano in una logica più adatta a un’azienda che produce profitti che a una realtà che dovrebbe formare cittadini e professionisti del futuro. “I miei figli studiano in Germania e lì non si superano i ventun posti per aula”, ha affermato il nuovo Ministro, che ha anche auspicato la valorizzazione del ruolo dei docenti, la cui missione lavorativa appare da tempo come un percorso sempre più tortuoso, tra le mansioni burocratiche, i numeri richiesti dai dirigenti e l’incomunicabilità con le famiglie.

Nel programma del nuovo governo, si legge anche di nuovi investimenti sull’edilizia scolastica, di contrasto alla dispersione e al bullismo e di sostegno economico agli studenti che provengono da famiglie con redditi medio-bassi. Punti parimenti condivisibili e assolutamente non rivoluzionari rispetto a quanto previsto dalla nostra Costituzione in materia di istruzione scolastica. Naturalmente, non è la prima volta che sentiamo e leggiamo enunciazioni di buon senso, come quelle qui citate. Ci piace pensare che gli errori del passato possano avere insegnato qualcosa e che, per usare le parole del neo Ministro, si possano rimettere “scuola, formazione e ricerca al centro dello sviluppo del Paese”. Ci vorrà del tempo, ma da qualche parte bisognerà prima o poi cominciare.

Nei giorni scorsi, nel suo intervento via Skype all’inaugurazione della Summer School di Marsala, il direttore della Treccani Massimo Bray ha voluto citare un discorso di Enrico Berlinguer, in cui, rivolgendosi ai ragazzi della Fgci all’inizio degli anni ’70, a proposito della crisi che stava attraversando il Paese in quegli anni, sottolineava l’importanza della conoscenza, “fondamentale per costruire un mondo nuovo e uomini capaci di sapere cosa fare”. Considerazioni che mantengono oggi tutta la loro attualità, a fronte di quel nuovo “umanesimo” auspicato dal presidente Conte che speriamo davvero si possa affermare nel nostro Paese in un futuro non troppo lontano.

Vincenzo Figlioli

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