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Mostrò sull’autobus i genitali a tre ragazze, chiesta la condanna a 4 mesi di reclusione

E’ stata fissata al prossimo 25 settembre davanti il giudice monocratico di Marsala Marcello Saladino, l’udienza del processo per atti osceni commessi nei confronti di tre minori.

In quella data si dovrebbe arrivare alla sentenza. Imputato è un uomo, le cui iniziali sono S. G., oggi 47enne, difeso dall’avvocato Tommaso Picciotto. I fatti oggetto del procedimento sono accaduti su un autobus di linea frequentato da diversi studenti, nel tratto che da contrada Birgi conduce verso Marsala nella zona Sappusi, un’area dove insistono ben 4 istituti scolastici.

Oggi è stata la volta delle richieste del Pm e dell’arringa difensiva. La pubblica accusa ha chiesto la condanna a 4 mesi dell’imputato. “Ci siamo associati alla richiesta del pm – ci ha detto l‘avvocato marsalese Vito Cimiotta che sostiene la parte civile assieme al collega Federico Sala”. I fatti si riferiscono al 2014 quando l’imputato si era denudato durante la corsa dell’autobus. A sporgere denuncia furono i genitori di tre studentesse all’epoca dei fatti ancora minorenni. Nel corso del procedimento furono proprio i genitori a costituirsi parte civile.

Durante le varie udienze è stato ascoltato il conducente pro tempore del mezzo dello Sma che quel giorno guidava l’autobus dove sarebbero accaduti i fatti oggetto del processo. Sul mezzo, secondo quanto era emerso in fase investigativa, pare che l’uomo abbia iniziato a provocare le tre ragazze che si stavano dirigendo a scuola, toccandosi le parti intime e mostrando i genitali. Il conducente aveva raccontato che l’uomo era salito a bordo del mezzo di prima mattina e aveva effettuato tutte le corse dal capolinea alla contrada Birgi. Ha detto di non avere assistito ai fatti, visto che il guidatore non si può distrarre dal suo compito, ma che le ragazze sono salite a bordo del bus dopo l’orario di chiusura della scuola che presumibilmente l’accaduto si è verificato nella corsa verso il capolinea sud della città.

Nella sua arringa conclusiva la difesa ha chiesto l’assoluzione del proprio assistito perché il fatto non sussiste.

Gaspare De Blasi

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