Nel corso dell’interrogatorio davanti al collegio dei giudici, presieduto dal dottore Enzo Agate, si sono avvicendati due ex componenti del collegio sindacale della Cea, due ex lavoratrici della cooperativa, un amministratore della Nettuno, l’ex consulente fiscale delle due società e il vicepresidente della Lega delle Cooperative Sicilia. Si è avvalso invece della facoltà di non rispondere, Domenico Parisi, imputato in un altro procedimento parallelo.
L’udienza del processo a carico di Pasquale Perricone ed altri tre soggetti (Maria Lucia Perricone, Marianna Cottone ed Emanuele Asta), tenutasi mercoledì mattina presso il tribunale di Trapani, è durata oltre cinque ore. Durante il lunghissimo esame della difesa dell’ex vicesindaco di Alcamo, si sono alternati in totale otto testimoni.
Innanzitutto, due ex componenti del collegio sindacale della Cea, i dottori commercialisti Santoro Tafuri e Tiziana Pavone sono stati sentiti davanti al presidente del collegio dei giudici, il dottore Enzo Agate, coadiuvato dalla dottoressa Roberta Nodari e la dottoressa Chiara Badalucco. Entrambi i testi della difesa hanno ricoperto la carica succitata per un breve periodo. Rispondendo alle domande dell’avvocato Giuseppe Benenati, legale di Pasquale Perricone, hanno dichiarato di non conoscere il suo assistito, presente nell’Aula Giangiacomo Ciaccio Montalto. La dottoressa Pavone ha inoltre affermato che, nel periodo in cui ha ricoperto la carica nella summenzionata società, Rosario Agnello, “testa di legno” di Perricone secondo la Procura, era l’amministratore della Cea. Sia Agnello che il consulente fiscale, Ettore Bisignani, chiamati a testimoniare, hanno presentato un certificato medico per giustificare l’assenza in tribunale. Inoltre, Rosario Agnello, imputato in un altro procedimento parallelo, ha fatto sapere tramite l’avvocato Benenati, delegato dal collega Sebastiano Dara, di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Successivamente è stata ascoltata la dottoressa Mariagrazia Blunda, la quale si è occupata della contabilità della Cea dal 2002 fino alla liquidazione della cooperativa nel 2011. La signora Blunda ha illustrato nel corso dell’esame la composizione di un’altra società di cui Cea deteneva delle quote: il Consorzio Promosud. Tale società, ha spiegato la teste, era partecipata alla sua costituzione (1996) anche dal gruppo facente capo alla famiglia degli imprenditori Emmolo, attraverso la Cogem e Cosec (entrambe nell’Ati che si aggiudicherà l’appalto dei lavori del porto di Castellammare del Golfo). Tale cantiere, ricordiamo, è stato sequestrato nel 2010 dalle fiamme gialle. Il fallimento della società Nettuno, centrale dei costi relativi all’esecuzione dei lavori, è finito nelle indagini della magistratura trapanese. Da tali indagini è sorta l’inchiesta “Affari sporchi” che ha dato vita nel 2016 al procedimento giudiziario in corso. In seguito, la dottoressa Blunda ha riferito che tra i dipendenti della Cea vi erano Graziella Cutino e Mary Perricone, cugina dell’ex esponente del PSI. Poi, ha dichiarato di aver conseguito un master in via del Carroccio ad Alcamo con l’altra società omonima, la Promosud srl (riconducibile all’ex vicesindaco di Alcamo secondo l’accusa), che si occupava della formazione professionale e di aver svolto delle docenze in un corso sul lavoro del legno nel 2009 di aver ricoperto incarichi per l’Espet (presidente Pasquale Perricone), altro ente di formazione con sede in via Ferro ad Alcamo che è culminato nelle indagini della Procura di Trapani poi sfociate in altro procedimento in cui sono coimputati l’ex esponente del PSI e Marianna Cottone (legale rappresentante della Promosud srl). Nel controesame della teste, il pubblico ministero, la dottoressa Rossana Penna, ha ricordato che il corso di formazione dell’Espet è stato effettuato nel 2011. Dopo, la dottoressa Blunda ha riferito dei pagamenti in contanti effettuati dalla consortile Nettuno, creata come unica centrale dei costi dei lavori del porto di Castellammare e poi fallita, anticipati nei fine settimana ai lavoratori da Cea ( che deteneva l’80% delle quote della società) per andare incontro alle esigenze degli operari del cantiere per l’appunto. Ma secondo l’accusa, l’esposizione per oltre un milione di euro nei confronti della Banca Don Rizzo, presso cui la Cea aveva dei conti correnti intestati, non può essere giustificata con il pagamento degli stipendi dei lavoratori, visto la disponibilità di cassa della cooperativa, in quanto la capogruppo dell’ATI, Coveco, le aveva pagato fino al 12° SAL. In merito al consorzio Promosud (di cui Cea deteneva delle quote) il pubblico ministero ha poi ricordato alla teste che nel ’96 Pasquale Perricone, dopo aver abbandonato l’amministrazione della Cea, è stato sindaco supplente della stessa, senza esserne socio, ed è diventato legale rappresentante della società con sede sempre in via Goldoni ad Alcamo. Alla domanda del Pm su chi si occupasse del progetto di bilancio della Cea, la teste ha risposto citando se stessa, Rosario Agnello, Domenico Parisi, poi sostituito da Giacomo Risico, e Vincenzo Mancuso. Il pubblico ministero ha chiesto, inoltre, alla testimone se ricordava di aver parlato con Pasquale Russo, il liquidatore nominato dalla Regione Sicilia e imputato in un procedimento parallelo, di crediti Cea con Coveco. La dottoressa Blunda ha specificato che ha seguito solamente lo stato passivo della società insieme al liquidatore, il quale avrebbe svolto il suo operato soprattutto nella stanza della ex dipendente della società, ovvero nei locali al piano terra della sede di via Goldoni in Contrada Tre Santi ad Alcamo.
Tra i testimoni in Aula si è presentato anche l’ex amministratore della Cea, Domenico Parisi, imputato in un procedimento parallelo e assistito dall’avvocato Giovanni Lentini. Parisi si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Successivamente, è stato ascoltato Antonio Russo, prima dipendente negli anni 2000 del gruppo Emmolo e nel 2008 uno dei membri del cda della Nettuno, subentrato a Franco Morbiolo, il presidente di Coveco. Interrogato dall’avvocato Giuseppe Junior Ferro, difensore di Mary Perricone, il teste ha spiegato che dopo il sequestro del cantiere del porto di Castellammare la situazione economica della Nettuno, anche questa presieduta da Rosario Agnello, è diventata problematica. Per tale motivo, il consiglio di amministrazione della società si è rivolto a dei consulenti per ristrutturare il debito. Gli Emmolo, secondo il racconto del teste, suggerirono l’avvocato Salvatore Di Giorgi. Alle riunioni preliminari vi parteciparono dunque: Salvatore Di Giorgi, Massimo Vancini (coinvolto nella stessa inchiesta della magistratura relativamente alla società Magara rappresentata legalmente da Mary Perricone), il ragioniere Salvatore Bivona, il cda di Nettuno e Mary Perricone. I soci hanno dunque deciso di recuperare il 40% del capitale, affidando a Mary Perricone l’incarico di contattare i fornitori. Dopo è stato sottoposto all’esame il dottore Vincenzo De Luca, il commercialista che dagli anni 2000 ha avuto rapporti con la Cea e successivamente con la Nettuno, occupandosi della contabilità di quest’ultima dalla nascita fino al suo fallimento. A conferirgli l’incarico di consulente, ha precisato il teste, è stato Rosario Agnello. È stato anche consulente fiscale di Imex Italia, la società di Pasquale Perricone che si occupava di import export con Cuba. In riferimento ad una intercettazione che lo ha riguardato e in cui si parlava di una fattura emessa, relativa ad un carico di merci dell’importo di 150 mila euro in viaggio al 31 dicembre del 2013, il teste ha spiegato che trattandosi di un guadagno non ancora incassato, il ricavo è stato annotato nel bilancio del 2014. Poi, il teste ha spiegato di avere effettuato degli incarichi di docenza per la Promosud s.r.l. nel corso “Il lavoro di fabbro in ferro”. Il dottore De Luca, in merito alle dispense scaricate da internet da fornire agli studenti del corso da lui effettuato, ha dichiarato che non avrebbe accettato l’incarico se avesse dovuto produrre dei lavori originali (andando contro quello che era previsto dal bando). Il commercialista è stato anche consulente fiscale e contabile delle società Paidos, Work in Progress, Promosud srl, secondo l’accusa tutte riconducibili all’ex esponente del PSI alcamese, ma non ha saputo affermare chi fossero i legali rappresentanti delle stesse. Alcune di queste società, invece, come ha rimembrato il dottore De Luca, avevano sede in via Ferro ad Alcamo dove aveva l’ufficio Perricone. Alla domanda del pubblico ministero su quali legami vi fossero tra queste società, in particolare tra la Paidos e l’ex vicesindaco di Alcamo, il commercialista ha risposto di non ricordare. Al contrario per il consorzio Promosud ha riferito del collegamento con l’ex esponente del PSI.
Il teste successivo, Giorgio Muscarello, vicepresidente della Legacoop Sicilia del settore edile nel corso dell’esame dell’avvocato Benenati, ha dichiarato che Perricone era stato sostanzialmente indicato come dirigente Cea dalla Legacoop. Il teste ha raccontato che attorno al ’99, in seguito a delle intimidazioni a Perricone, gli fu suggerito di lasciare l’incarico di direttore generale della cooperativa. Inoltre, il signor Muscarello ha affermato di non averlo incontrato più nelle riunioni presso la sede della Cea dopo il passaggio delle consegne a Rosario Agnello e Domenico Parisi. Invece, nel periodo della liquidazione della società, il teste ha riferito che Perricone è stato incaricato dal cda della Cea di interloquire con il dirigente della Legacoop per spronarlo ad intervenire su Coveco, che aveva intrattenuto il 13° Sal relativamente ai lavori del porto di Castellammare del Golfo. Inoltre, durante il suo racconto, il teste ha affermato che Pasquale Perricone si è rivolto anche al Coveco per un project financing in merito all’ospedale di Alcamo, cosa che poi naufragò. Successivamente, il dirigente della Legacoop ha illustrato il ruolo della Lega delle Cooperative siciliana nella nomina del liquidatore. Infatti, secondo quanto riferito dal teste, alla Lega delle cooperative spetta la proposta di tre nomi di liquidatori da sottoporre all’assessorato regionale, che poi decide. La scelta, nel caso della liquidazione della Cea, è caduta sul dottore Pasquale Russo. Alla domanda invece del pubblico ministero, la dottoressa Penna, sull’incontro con Morbiolo a Marghera in presenza dell’ex vicesindaco di Alcamo, il teste in un primo momento ha affermato che è avvenuto anteriormente al sequestro del porto. Poi, ha precisato di non ricordare. Al quesito del magistrato se già le cose andavano male per la Cea, il testimone ha risposto positivamente.
Infine, la dipendente della Cea, Graziella Cutino, interrogata dall’avvocato Benenati, ha risposto di essere stata assunta dalla cooperativa nel 1989-1990, tramite il consigliere comunale di Alcamo, tale Pirrone, collega di partito di Pasquale Perricone. La testimone ha poi affermato di essere stata impiegata per circa 6-7 anni presso il consorzio Promosud. Inoltre, la signora ha dichiarato che Perricone era stato presidente della società dal ‘96 al ’98, dopo avere abbandonato, perché “disinnamorato”, la Cea. Alla domanda del pubblico ministero dei motivi del disinnamoramento, la teste non ha fornito una spiegazione. A tutti i testimoni della difesa è stato chiesto se hanno mai visto l’ex vicesindaco nei locali della Cea, al piano terra di via Goldoni. La risposta è stata negativa.
La prossima udienza è stata fissata il 17 luglio prossimo.
Linda Ferrara