“Lo sfruttamento e il caporalato sono fenomeni diffusi in tutto il territorio trapanese dove centinaia di uomini e di donne, per lo più immigrati, sono costretti a sottostare a condizioni lavorative disumane, senza diritti, senza regole, a ritmi estenuanti e con stipendi minimi”. A intervenire su un fenomeno tutt’altro che circoscritto è la segretaria della Flai Cgil di Trapani Giacometta Giacalone, a seguito del blitz anti caporalato eseguito dalla guardia di finanza che ha smantellato un’organizzazione criminale che sfruttava braccianti agricoli di nazionalità romena a tre euro l’ora.
“Esprimiamo – dice la segretaria Giacalone – apprezzamento per l’attività delle forze dell’ordine impegnate nello scardinare il sistema di illegalità e di sfruttamento nel mondo del lavoro agricolo. L’applicazione della legge 199 è necessaria non solo per quanto riguarda l’aspetto repressivo, ma soprattutto per la regolarizzazione dei lavoratori attraverso un lavoro sinergico tra tutte le istituzioni e la cabina di regia territoriale, ovvero l’Inps, affinché anche a Trapani sia istituita la rete di lavoro agricolo di qualità per trovare soluzioni alle questioni del collocamento in agricoltura, del trasporto dei lavoratori e degli alloggi”. Proprio sul tema dello sfruttamento nelle terre e nelle serre le organizzazioni sindacali e la Prefettura hanno istituto nel 2017 un tavolo tecnico per trovare soluzione al fenomeno attraverso il sistema del collocamento pubblico, contrastando il lavoro nero. Il “tavolo” ha prodotto un importante risultato: nel 2017 il collocamento ha previsto, tra Campobello di Mazara e Castelvetrano, la regolarizzazione di 960 lavoratori che nel 2018 sono diventati 1250. Inoltre, nel 2017 al 51 per cento dei lavoratori sono state dichiarate da 1 a 10 giornate lavorative e solo l’1 per cento ha goduto di oltre 50 giorni di lavoro.
Nel 2018, invece, i lavoratori da 1 a 10 giornate lavorative sono scesi al 16 per cento mentre i lavoratori con più di 50 giornate lavorative sono saliti al 18 per cento, evidenziando l’efficacia del percorso. “Alla luce dei risultati positivi ottenuti con il tavolo prefettizio – dice la segretaria della Flai Cgil – chiediamo che l’esperienza di Campobello di Mazara e Castelvetrano venga estesa a tutto il territorio provinciale e che sia istituita la rete di lavoro agricolo per contrastare e sconfiggere il sistema del lavoro illegale”.
“L’ultima inchiesta giudiziaria che ha portato al blitz della Guardia di Finanza in provincia di Trapani dimostra che il settore agricolo, nel suo complesso, è sempre martoriato dalla presenza di soggetti che commettono una serie di reati connessi tra loro, che vanno dallo sfruttamento di immigrati al favoreggiamento del caporalato”. Lo afferma Tommaso Macaddino, segretario generale Uila Trapani commentando l’operazione odierna anti caporalato che ha portato a 4 provvedimenti cautelari di obbligo di dimora nei confronti di tre soggetti di nazionalità italiana e uno di nazionalità rumena, appartenenti ad un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento di braccianti agricoli stranieri e al sequestro preventivo di una società cooperativa.
“La Uila Uil di Trapani – aggiunge – plaude all’attività investigativa che ha portato al blitz odierno. Siamo stati in prima linea nel volere fortemente la legge 199/2016 che consente di intervenire in maniera determinata con pene certe e severe sulla fattispecie di reato sia in modo preventivo che repressivo. Ciò nonostante permane la realtà dei lavoratori sottopagati, senza tutele, raggirati. Per questa ragione ritengo assolutamente necessario che l’Inps adotti lo strumento della rete per la legalità in agricoltura, e che il tavolo prefettizio, dove alcuni mesi si è stipulato l’accordo anticaporalato per Campobello, venga allargato a tutta la Provincia”. E continua: “Rimarcando l’attenzione da sempre riservata da tutti i livelli della Uila Uil al fenomeno che affligge il settore agricolo, è triste constatare come per alcuni l’agricoltura non è un settore vitale per l’importanza che riveste, ma un mero business in cui si infiltra l’illecito, con l’aggravante dello sfruttamento e riduzione in schiavitù dell’essere umano. Nel territorio trapanese, il più vitato d’Europa ed dove insistono diverse coltivazioni di eccellenza, la storia rischia di ripetersi anche quest’anno. La fotografia è chiara a tutti: ci sono persone costrette a sacrificarsi per sopravvivere, lavorando duramente per ore al soldo dei caporali senza scrupoli. Come se non bastasse, le cronache in tempi anche recenti hanno raccontato di tragedie immani, legate proprio al degrado e alle condizioni disumane in cui i braccianti prestano la propria opera alle ditte non in regola”.
“Questa piaga – conclude Macaddino – mette in ginocchio anche aziende sane che applicano i contratti e, nella provincia di Trapani sono tante. Non possiamo attendere che nella nostra provincia si continuino a consumare altre tragedie, né possiamo tollerare che non solo i diritti ma la dignità dei lavoratori vengano ancora calpestati, per cui è necessario che tutti gli enti preposti facciano la loro parte. Noi ci siamo e la nostra parte la continuiamo a fare accanto ai lavoratori, non soltanto facendo emergere situazioni di illegalità ma promuovendo azioni congiunte con chi è dalla nostra parte, chi non lo è resta complice”.