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Letizia Pipitone (Legambiente): “Lo Stagnone di Marsala non è adatto al kite”

Lo scorso fine settimana, l’incidente mortale di cui è stato vittima un turista tedesco ha riportato all’attenzione le modalità con cui si pratica il kitesurf nella zona dello Stagnone. Una disciplina cresciuta negli ultimi anni e capace di attrarre sul territorio marsalese tanti appassionati provenienti da varie parti d’Europa, affascinati dalla condizioni climatiche e da una location unica al mondo. Tra l’anno scorso e quest’anno si sono però verificati quattro incidenti mortali: eventi tragici, che hanno prodotto dubbi e interrogativi su cui sarebbe opportuno avviare una riflessione laica, da cui passa anche l’idea di sviluppo che questo territorio intende avere. Sull’argomento si registra adesso un intervento, destinato a far discutere, da parte della presidente del circolo Marsala-Petrosino di Legambiente, Letizia Pipitone. Facendo riferimento al regolamento della Riserva, la responsabile locale dell’associazione ambientalista evidenzia che il kitesurf possa essere considerato tra le attività sportive che compromettono “l’integrità ambientale e la tranquillità dei luoghi”.

“La zona dell’Incanto, in cui si concentra la gran parte dei kiters – scrive Letizia Pipitone – è un vero e proprio caos. Parcheggio abusivo sulla riva e dappertutto, musica ad alto volume, ingorgo perenne nell’unica via che conduce al sito. Per non dire della moquette sintetica posta sulla riva (solo recentemente rimossa dai gestori delle varie scuole di kitesurf che la utilizzavano) e dello sbancamento di ampi tratti di litorale lagunare con relativa vegetazione, allo scopo di facilitare la discesa in mare di queste enormi vele e dei lunghissimi tiranti che le sostengono. Infine, un capitolo a parte meriterebbe l’edilizia selvaggia che si è sviluppata nella zona per accogliere i kiters, ma di cui, per brevità, parleremo in un altro momento”.

La presidente del circolo di Legambiente fa presente a riguardo che “una delle conseguenza di tutto ciò è che da alcuni anni i meravigliosi fenicotteri rosa sono letteralmente spariti dalla laguna, ed insieme ad essi tutta l’avifauna dello Stagnone. Un danno enorme per l’ambiente naturale, per l’ecosistema della laguna e per l’indotto economico che si è sviluppato intorno alla fruizione del nostro patrimonio naturale, unico al mondo e di inestimabile valore, ma di cui noi non siamo consapevoli”.

Letizia Pipitone

Poi c’è la questione degli incidenti mortali a cui abbiamo fatto riferimento in apertura, che porta Letizia Pipitone ad affermare che “lo Stagnone non è il luogo adatto alla pratica di questo sport”. Bene ha fatto la Guardia Costiera ad emanare un regolamento per la sicurezza degli sportivi e la prevenzione di incidenti. Rispetto al nulla di prima è già qualcosa ed è certamente meglio che niente. Ma siamo sicuri, alla luce di quanto accaduto, che indossare un casco e un giubbotto salvagente siano accorgimenti sufficienti a prevenire incidenti mortali del tipo verificatosi? Certamente no! Se un uomo sollevato dal vento, viene scaraventato su un mezzo parcheggiato (in violazione del divieto di transito e sosta di veicoli nella riserva) non c’è caschetto o giubbotto che lo possa salvare. Appare fin troppo evidente che le caratteristiche del luogo sono esse stesse il pericolo e il rischio che eventi tragici di questo tipo possano ancora ripetersi. La laguna è un luogo troppo piccolo per accogliere un numero sempre crescente di kiters più o meno esperti. Non ci risulta infatti che nella vicina Capo Feto, e dunque in mare aperto, siano mai accaduti incidenti mortali nella pratica di questo sport. Lo Stagnone, ed in particolare la parte di esso in cui si concentrano maggiormente i kiters, è densamente abitato e trafficato. Ciò inevitabilmente espone al pericolo di incidenti non solo quanti praticano il kitesurf, ma anche chi vi abita o è semplice visitatore della riserva. Se non si interviene impedendo o limitato drasticamente la pratica sportiva che, a nostro giudizio, è già vietata dal regolamento della riserva, anche se non espressamente citata dalla norma (nel 2000 quando fu emanato il regolamento il kitesurf non esisteva), gli incidenti mortali e/o lesivi dell’integrità fisica dei kiters o dei malcapitati, sono destinati ad aumentare. Infine, se alcuni sport, incluso il kitesurf, così come il transito e la sosta di veicoli sono vietati dal regolamento della riserva, perchè l’ente gestore, che è preposto a far rispettare le regole con potestà sanzionatoria, non è chiamato a rispondere di questi tragici accadimenti dalle autorità amministrative superiori e dalla magistratura?”. A riguardo, la presidente del locale circolo di Legambiente evidenzia che, la scorsa estate, la morte di alcuni escursionisti al Parco Nazionale del Pollino scatenò le ire del Ministro dell’Ambiente che promise verità e giustizia per le vittime, mentre nessuno si indigna per le vittime del kitesurf che si sarebbero potute evitare “se solo si fossero rispettate la regole della riserva”.

Il punto, secondo Letizia Pipitone, è che nella riserva dello Stagnone “le regole ci sono, ma nessuno lo sa per la semplice ragione che, ad eccezione dell’area antistante gli uffici della riserva, non c’è alcun cartello che indichi ai visitatori alcunché in relazione all’area di riserva e tanto meno che faccia menzione di comportamenti vietati come le pratiche sportive sopra citate”.

“Il dramma dell’intera area dello Stagnone – conclude la professionista marsalese – è proprio l’inconsistenza dell’Ente Gestore, la Provincia regionale di Trapani, defunta nel 2012, ma le  cui competenze non sono mai state ripartite tra i Comuni e la Regione. Quest’assenza costituisce l’alibi del Comune di Marsala per non interessarsi in alcun modo di ciò che accade nell’area, non destinando ad essa nemmeno un vigile urbano nei giorni di maggiore affluenza di visitatori, turisti e kiters. Le recenti vicende del Piano Paesaggistico di Marsala hanno dimostrato ampiamente come il Comune di Marsala sia un ente troppo prossimo agli interessi economici di chi sfrutta l’area dello Stagnone, per provvedere correttamente alla gestione della Riserva. Riteniamo pertanto che sia urgente e non più rinviabile, anche alla luce dei recenti fatti luttuosi, che le regole siano rispettate e che la gestione della riserva sia di esclusiva competenza della Regione Siciliana”.

Vincenzo Figlioli

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