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Marsala supplemento d’indagini nel processo a padre Genna

E’ stato rinviato al prossimo 4 Aprile dal giudice Marcello Saladino, presidente del collegio giudicante, il processo che vede imputato padre Nicolò Genna.

Nella scorsa udienza il pm Niccolò Volpe aveva richiesto per l’anziano sacerdote la condanna a due anni e quattro mesi di reclusione, pur qualificando il fatto “di minore gravità”, per per violenza sessuale. La sentenza era attesa per oggi, ma il Tribunale ha deciso di optare per un ulteriore supplemento d’ indagini. Secondo l’accusa, padre Genna avrebbe tentato di abusare sessualmente di un minore originario del Gambia. Con offerta (non accolta) di denaro o posto di lavoro in cambio di rapporti intimi. Il prete avrebbe adescato il ragazzo africano, ospite di un centro di accoglienza di contrada Bosco, mentre questi camminava sul ciglio della strada lungo la statale 115 nel tratto tra Marsala e Trapani. Con la scusa di un passaggio, lo avrebbe fatto salire in auto e poi con un “gesto repentino”, si legge nel capo d’accusa, gli avrebbe palpeggiato i genitali (coperti dai pantaloni). Il giovane, però, non avrebbe gradito e lo ha denunciato. Il fatto risale al 14 agosto 2017.

A difendere padre Genna sono gli avvocati Cettina Coppola e Stefano Pellegrino. Nel corso del processo, l’avvocato Coppola aveva fatto rilevare che nella “c.n.r.” redatta dai carabinieri è scritto che fu il prete a chiedere l’intervento di una pattuglia dell’Arma che stava transitando sulla via Trapani. Facendo ampi gesti con le braccia e gridando: “Aiuto, aiuto”. Ma il legale di parte civile, l’avvocato Giacomo Lombardo, sottolineò che non fu il prete a chiamare i carabinieri, ad esempio telefonando, ma che i militari stavano passando “per caso” sulla SS115. Ora si attende il risultato di questo supplemento d’ indagini.

redazione

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