Le vicende di Sea Watch e in generale di tutti gli sbarchi degli ultimi mesi, ci stanno tenendo incollati ai notiziari. Tante cose si dicono, tante se ne sono dette, vere, presunte o false che siano. Paragoni spesso alquanto pericolosi, soprattutto nei giorni della Memoria della Shoah. E non perchè ci siano morti di serie A o di serie B, ma semplicemente perchè i tempi sono diversi, le leggi che regolano gli Stati occidentali sono cambiate, le armi sono cambiate. Non solo le armi come dispositivi meccanici o chimici di difesa personale o di distruzione di massa, le armi oggi sono altre, il Web, i Media e i Social Network, ad esempio.
Attendiamo con ansia una decisione per la Sea Watch, affinchè l’emergenza si superi con l’accoglienza nelle coste italiane. Non è una soluzione ai problemi dell’Africa e del Mediterraneo purtroppo, perchè per quello il percorso è lungo e sovranazionale. Appunto per questo, nel momento in cui lo Stato Italiano ha ratificato i Trattati Internazionali – tutela dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, ricerca e salvataggio marittimo – e la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, il Governo non può fare come gli pare. Quindi Salvini non può chiudere i porti quando meglio crede, ed il fatto che nessun organismo sovranazionale intervenga seriamente a fare rispettare le regole, è anche più grave, a mio parere. Domenica è stata celebrata, come ho già detto, la Giornata della Memoria. “Non dobbiamo dimenticare la storia”, al di là di ogni retorica, è una frase vera rispettata da pochi. C’è da ricordarsi dei campi di concentramento, delle schiavitù, dell’eccidio degli indiani d’America, delle guerre che ogni giorno esplodono in diverse parti del mondo provocando morti e morti. C’è da ricordarsi anche che i morti in mare che la storia recente del nostro Paese ci consegna, non sono i primi, nè gli ultimi.
Ne cito alcuni degli ultimi 23 anni. 1996: naufragio di Portopalo a Capo Passero, nave sovraccarica e 283 morti (Governo D’Alema); 1997: tragedia di Otranto con 81 morti, la Marina Militare Italiana contrastava il tentativo di approdo sulla costa italiana della nave albanese Katër i Radës (Governo Prodi); 2013: tragedia di Lampedusa, nave stracolma e 368 morti (Governo Letta); 2015: naufragio nel Canale di Sicilia, la vicenda è controversa ma secondo i superstiti sembra che gli scafisti a bordo (arrestati) abbiano fatto una manovra errata nel tentativo di abbordaggio al mercantile giunto in soccorso. I morti accertati furono 58, ma si parlò di centinaia e centinaia di vittime finite chissà dove in fondo al mare (Governo Renzi). Non dimentichiamo la storia, impariamola per andare avanti, che ci aspettano tempi bui.