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Processo sul voto di scambio ad Alcamo, le arringhe dei difensori di Picciché e Di Gaetano

I legali dei due soggetti coinvolti nell’inchiesta sulla corruzione elettorale, alle amministrative del 2012, hanno chiesto al giudice l’assoluzione dei propri assistiti perché il fatto non sussiste.

Si è svolta nel primo pomeriggio di ieri, presso il tribunale di Trapani, l’udienza del processo per voto di scambio alle elezioni amministrative ad Alcamo del 2012, nel quale sono imputati: l’ex senatore della Repubblica, Antonino Papania (detto Nino) il suo collaboratore parlamentare, Massimiliano Ciccia, Leonardo Vicari, Giovanni Renda, Leonardo (padre) e Giuseppe (figlio) De Blasi, Davide Picciché e Filippo Di Gaetano. È toccato ai difensori di questi ultimi due soggetti pronunciare le arringhe, nell’aula intitolata a Giuseppe Corso,  dinanzi al giudice, il dottore Franco Messina.

Il primo discorso è stato tenuto dall’avvocato Tiziana Pugliesi, legale di Filippo Di Gaetano, considerato dall’accusa come colui che pagò ufficialmente i voti racimolati. L’avvocato Pugliesi ha evidenziato, innanzitutto, che le accuse del pubblico ministero, il dottore Franco Belvisi, avanzate nel procedimento giudiziario in corso, sono fondate essenzialmente sulle intercettazioni. Per due anni, dall’avvio dell’indagini nel 2012, Filippo Di Gaetano, a differenza degli altri coimputati, non è stato raggiunto dall’avviso di garanzia. Nel febbraio 2014, è stato poi sentito come persona informata sui fatti. Invece, la richiesta di proroga delle indagini preliminari nei suoi confronti è stata effettuata un mese dopo le SIT (sommarie informazioni testimoniali). Dalla lettura di alcune trascrizioni delle intercettazioni, effettuate nei due anni precedenti durante i quali Di Gaetano non è stato indagato, secondo il legale, sarebbe stato possibile riscontrare un errore di persona, così come confermato dai periti del processo. Per la difesa, infatti, il “Gaetano” a cui facevano riferimento i quattro soggetti coimputati nel processo, ossia Leonardo Vicari, Giovanni Renda, Leonardo e Giuseppe De Blasi, intercettati dai carabinieri della Compagnia di Alcamo, era da intendersi come Gaetano Lo Monaco, presidente dell’Adelkam, e “padrino politico” di Giuseppe Bonino, giocatore della squadra di calcio della città, candidato al Consiglio comunale alle elezioni amministrative del 2012, per il quale i suddetti soggetti, notoriamente tifosi del team alcamese, facevano campagna elettorale. Secondo la ricostruzione degli accadimenti da parte dell’avvocato difensore, in realtà, i quattro personaggi intercettati a bordo della Seat Ibiza, di proprietà di Giuseppe De Blasi, avrebbero millantato di avere dei voti in cambio dei quali, e per il tramite dunque del “Gaetano” e non “Di Gaetano” soggetto vicino al Papania, avrebbero ricevuto il denaro (50 euro a voto). Un altro punto toccato dall’avvocato Pugliesi ha riguardato l’inattendibilità sempre degli stessi quattro coimputati da parte delle stesse forze dell’ordine, confermata anche dal fatto che l’avvio del procedimento per voto di scambio ha avuto un ritardo a causa della “poca sensibilità”, in un primo momento, destata dai carabinieri alle conversazioni captate, e dichiarato in sede di escussione dallo stesso capitano Danilo Ferella. Una spiegazione che, sempre per il legale, contrasterebbe con il modus operandi delle stesse forze dell’ordine che avevano condotto l’inchiesta “Bomba Carta”, nata dall’attentato incendiario ai danni della segreteria politica dell’ex parlamentare del PD, Nino Papania, in via Roma ad Alcamo nel 2012, e che è culminata poi in un processo con la condanna dei responsabili. Infine, l’ultima parte dell’arringa dell’avvocato Pugliesi è stata quella relativa, da un lato, alla distribuzione delle derrate alimentari durante la campagna elettorale, secondo l’accusa in cambio dei voti, e, dall’altro, agli assegni emessi da un’associazione, il cui presidente era all’epoca dei fatti proprio il suo assistito, nei confronti del Renda e del De Blasi come tornaconto per l’accaparramento dei voti. Nel primo caso, ha ricordato la difesa, il capitano Ferella ha riferito in sede di esame che le derrate alimentari non sono state consegnate a ridosso della campagna elettorale; nel secondo, Filippo Di Gaetano, al momento delle SIT, ha prodotto documentazione di quegli assegni emessi e concernenti dei lavori effettuati per l’associazione e, quindi, tali imputazioni non hanno trovato, secondo l’avvocato Pugliesi, riscontro nel corso del processo. Dunque, il legale ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

Successivamente, ha preso la parola l’avvocato Vito Di Graziano, difensore di Davide Picciché e per il quale il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione. Il legale, oltre a ribadire quanto affermato dal dottore Belvisi nel corso della sua requisitoria, ha fatto un excursus storico sulle elezioni amministrative di quasi sette anni fa. L’avvocato Di Graziano, seguendo quanto affermato dalla sentenza del Consiglio di Stato, emessa a seguito del ricorso presentato dall’avvocato Niclo Solina, allora candidato a sindaco della lista civica Alcamo Bene Comune, ha ribadito che le elezioni amministrative del 2012 si sono svolte con regolarità. Inoltre, come ricordato dall’avvocato, nessun teste ha dichiarato nel corso del processo di avere ricevuto una promessa in cambio di voto, che per quella competizione elettorale non prevedeva il c.d. effetto trascinamento, ma era stata stabilita la modalità del voto confermativo. Inoltre, per l’avvocato Di Graziano, lo stesso importante recupero di voti di Niclo Solina al ballottaggio (da 3 mila a  12 mila voti circa) in poche settimane rispetto a quanto ottenuto dal rivale già al primo turno (12 mila circa), il dottore Sebastiano Bonventre, candidato sindaco del centrosinistra (risultato poi vincitore per 39 voti), costituirebbe una manovra politica del centrodestra che aveva deciso di appoggiare il candidato di ABC. E, quindi, verrebbe meno anche la consistenza della macchina organizzativa messa in atto alla vigilia del ballottaggio dai soggetti imputatati nel processo per accaparrarsi i voti a sostegno del candidato appoggiato dall’allora senatore Nino Papania. Il legale, inoltre, durante la sua arringa, ha affermato che il titolare dell’inchiesta da cui è scaturito il processo in corso non è il dottore Franco Belvisi, ma la dottoressa Rossana Penna, e che lo scenario politico descritto dal magistrato non ha avuto riscontro dalle prove assunte davanti al giudice. Anche in questo filone dei tre processi nati dalle indagini del 2012, secondo l’avvocato Di Graziano,  il pubblico ministero, nonostante la sentenza di primo grado del processo abbreviato svolto davanti al giudice Lucia Fontana (http://www.itacanotizie.it/voto-di-scambio-ad-alcamo-ecco-le-motivazioni-della-sentenza-che-ha-condannato-papania/) e quella emessa dal dottore Piero Grillo in un altro processo con rito ordinario(http://www.itacanotizie.it/voto-di-scambio-ad-alcamo/) abbiano escluso l’ottenimento di posti di lavoro in cambio del voto, ha continuato ad insistere su tale punto. In particolare quelli promessi all’Aimeri Ambiente. Invece, per quanto concerne l’episodio di un incontro al c.d. Villaggio Regionale di Alcamo, nel corso del quale il suo assistito si interessava ai possibili autori dell’attentato alla segreteria dell’ex senatore, il legale ha spiegato che Davide Picciché ha agito come una sorta di “agente provocatore” nell’offrire un posto di lavoro presso la sua ditta (di carroattrezzi). Poi, l’avvocato Di Graziano è ritornato sull’attendibilità di Leonardo Vicari, Giovanni Renda, Leonardo e Giuseppe De Blasi, dichiarando che l’ex senatore Papania non avrebbe avuto bisogno di interloquire con i citati soggetti per raccogliere voti in quanto “avrebbe potuto fare il ministro” all’epoca, visto la sua notorietà e influenza nel PD siciliano (e non solo). Inoltre, il legale, dopo avere commentato che non è configurabile il reato di concorso esterno sia per il suo assistito che per gli altri imputati, ha parlato di “mediocrità delle indagini”. Infine, l’avvocato Vito Di Graziano ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito perché il fatto non sussiste. La prossima udienza è stata fissata al 29 gennaio prossimo.

Linda Ferrara

redazione

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