Complice il raffreddore di stagione, a casa senza fare nulla tra una Tachipirina e un Efferalgan, si finisce per guardare tanti film e qualche notizia social. Non poteva mancare la diretta Facebook sull’arrivo di Cesare Battisti in Italia. Non aggiungiamo alcun commento che ci pare scontato tanto tutto sarebbe inutile, ci piace però riportare un paio di considerazioni, da social appunto. “Ma allora il cantante non era morto, era andato in Brasile”, “…ma che dici questo è il padre di Lucio”, e via così avendo la sensazione che pochissimi sanno chi è Cesare Battisti, a e ancora meno sono quelli a cui interessa. Ma nell’era dei social interessa il giubbotto della Polizia indossato dal vice premier Matteo Salvini in occasione dell’arrivo del terrorista. Così , navigando navigando, ci siamo imbattuti nei commenti seri sulla figura di Giulio Andreotti che avrebbe compiuto cento anni, e in amenità che ci hanno fatto riflettere, malgrado il mal di testa, sulla ineluttabilità della presenza dei social sulla vita di tutti noi. E il fatto grave è che tanto le notizie sono, non so se ci capite, invasive della nostra sfera personale e familiare, tanto più sono gradite al pubblico della rete. Ecco una notizia che ci ha colpito anche se crediamo non abbia il crisma della novità. Una ragazza minorenne, in Pennsylvania negli Stati Uniti, rimane incinta. E’ già accaduto ed accadrà ancora. La giovane non dice nulla ai genitori ma comincia a comprare nei negozi sotto casa (supermercato, farmacia, ecc) degli articoli relativi alla sua condizione. Da qual momento i telefonini del suo nucleo familiare cominciano ad essere “tempestati” di messaggi pubblicitari su prodotti per gestanti, e dato che siamo in America e lì non si fanno mancare davvero nulla, arrivano a casa dei pacchi dono per “agganciare” nel futuro imminente la neo mamma. La ragazza viene tempestata di domande dai genitori (che sono uguali anche negli States), ed è costretta a dire la verità sul suo stato. Speriamo che tutto sia andato poi verso il lieto fine. Questa notizia (e tantissime altre) serve a riflettere sulla invasività nella nostra sfera privata della rete che ci condiziona al tal punto che si sostituisce ai nostri comportamenti anticipandone i tempi. Ecco perchè Salvini mette il giubbotto della polizia e si prende la scena. Ma il passo tra scena e sceneggiata è più breve di quanto può sembrare.