Categorie: AperturaRegione

Appartenza alla massoneria, Lo Curto e Catalfamo invitano alla disobbedienza. Fava: “Nessuno al di sopra della legge”

Lo scorso 4 ottobre l’Ars ha approvato una legge che impone l’obbligo ai rappresentanti politici siciliani che ricoprono incarichi pubblici di dichiarare l’eventuale appartenenza a logge massoniche. La legge, fortemente voluta dal presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava, prevedeva che nel giro di 45 giorni i  deputati regionali e i componenti del governo Musumeci dessero comunicazioni in tal senso all’ufficio di Presidenza. Un emendamento voluto dal M5S ha inoltre esteso tale obbligo anche a tutti i consiglieri comunali, i sindaci e gli assessori dei Comuni siciliani. Il termine per le suddette dichiarazioni è fissato al 3 dicembre.

Tra le voci più critiche rispetto a questa legge c’era stata già un mese e mezzo fa la deputata marsalese (e capogruppo Udc) Eleonora Lo Curto, che l’aveva definita “cattiva e subdola”. Adesso la Lo Curto torna all’attacco assieme al collega Antonio Catalfamo (capogruppo Fratelli d’Italia). Attraverso una nota, Lo Curto e Catalfamo hanno depositato presso l’ufficio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, una dichiarazione con la quale rinunciano al termine di 45 giorni per dichiarare l’eventuale appartenenza a logge massoniche. “Comprendiamo che ora ci troviamo nella condizione di soggetti passibili di sanzione da parte del presidente dell’Ars, ma la nostra odierna determinazione deriva dalla consapevolezza di agire in ossequio alla Costituzione Italiana ed ai principi di “non discriminazione” e di “tutela della libertà di associazione”, previsti e sanciti dagli articoli 3 e 18”. I due parlamentari regionali annunciano di avere già dato mandato ai legali Enzo Palumbo di Messina, Andrea Pruiti Ciarello di Capo d’Orlando e Rocco Todero di Catania di impugnare la legge regionale 18/2018 davanti alla Corte Costituzionale. Al contempo, invitano gli amministratori dei Comuni siciliani a non rispettare il suddetto termine del 3 dicembre per la comunicazione di un’eventuale appartenenza alla massoneria.

Puntuale la replica del presidente della Commissione Regionale Antimafia Claudio Fava: “Le leggi si applicano e si rispettano, soprattutto da parte di chi ha la responsabilità d’essere egli stesso legislatore. Se si ritiene che una legge violi le garanzie costituzionali, si può impugnare davanti alla Consulta nei modi e nelle forme previste dalla legge, ma a nessuno è concesso di sostituirsi alla Corte Costituzionale e decidere per proprio conto quali leggi meritano di essere rispettate. Nessuno è al di sopra della legge e se gli onorevoli Lo Curto e Catalfamo non intendono dichiarare per altri motivi o per altri imbarazzi che lo dicano in modo chiaro”.

“Nessun imbarazzo e nessuna recondita motivazione”, assicurano i due deputati regionali, che auspicano di essere sanzionato prima della scadenza del 3 dicembre in modo da poter accelerare i tempi per adire un’azione legale in Tribunale e per chiedere alla Corte Costituzionale un pronunciamento di illegittimità nei confronti della legge in questione.

redazione

I commenti sono chiusi.

Condividi
Tags: Antonio CatalfamoArsClaudio FavaCorte CostituzionaleEleonora Lo CurtoMassoneria