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Impianto di biogas ad Alcamo: istituzioni, associazioni e cittadini a confronto durante il Consiglio comunale aperto

In attesa dell’approvazione del Piano Rifiuti Regionale, tutte le 23 richieste delle imprese pervenute all’Assessorato dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità  potrebbero essere sospese, secondo quanto affermato dal consulente regionale in materia di rifiuti. Nel corso della discussione sul tema è stata presentata anche una petizione da un comitato di cittadini a tutela dell’ambiente.

È durato quattro ore il dibattito di ieri sera sull’ipotesi di realizzazione di un impianto di biometano in contrada Citrolo ad Alcamo. Nel corso della seduta consiliare, convocata per l’occasione al Centro Congressi Marconi, sono intervenuti, invitati dal presidente del Consiglio comunale Baldo Mancuso, diversi esponenti di associazioni ambientaliste del territorio, tecnici ed esperti in materia di rifiuti, consiglieri comunali, deputati regionali e nazionali, ed anche l’amministratore delegato di Asja Ambiente S.P.A., sulle perplessità sollevate dai pareri negativi espressi dal sindaco Domenico Surdi e dall’ufficio tecnico del Comune di Alcamo. Il Consiglio comunale, aperto alla cittadinanza, è stato fortemente voluto dalla maggioranza pentastellata preoccupata dalla mancanza di un Piano Regionale sui rifiuti e dal fatto che, nell’ipotesi emergenziale, il governo siciliano possa autorizzare impianti non compatibili con la volontà dei singoli territori comunali. L’assessore regionale Mimmo Turano dell’UDC, riuscendo a prendere parte in extremis all’assemblea pubblica ha così espresso la posizione dell’esecutivo regionale “Dopo vent’anni, finalmente, si sta tentando di mettere ordine. È un appello che lancio al sindaco di Alcamo, perché spero possa fare venire fuori una nuova idea di gestione del ciclo dei rifiuti, non perché il sindaco di Alcamo abbia potestà nel merito”. Successivamente ha aggiunto “Io spero che la prossima legge sui rifiuti in Sicilia, la prima che mette mano ad una riforma organica possa essere approvata all’unanimità. Lo dico perché l’altro giorno il presidente della Regione ha fatto delle comunicazioni in Aula a proposito del ciclo dei rifiuti ed è inutile dire che si è parlato di come è stata gestita la «munnizza» negli ultimi vent’anni, perché pure le pietre lo sanno come si è fatto. Non è che tutti hanno le stesse responsabilità. Voi (M5S n.d.r.) siete cresciuti politicamente perché avete contestato un sistema, c’è gente che è rimasta in piedi perché ha contestato un sistema. Non è che per forza dobbiamo essere divisi su tutto”.

L’amministrazione grillina, dal canto suo, ha ribadito l’intenzione di appellarsi al principio precauzionale nei confronti di qualsiasi impianto che possa arrecare danno alla salute per i cittadini. “È un’assurdità che noi oggi siamo costretti, un Comune che, come è stato detto ormai da anni, fa un’ottima differenziata, siamo al 60%, e, nonostante alcune piccole criticità che riscontriamo, i cittadini differenziano bene, eppure assessore (Turano n.d.r.) noi oggi paghiamo, e questo qua lo stiamo dicendo in tutte le salse prendendoci anche la responsabilità, perché non è che possiamo girarci dall’altro lato, stiamo pagando, come città, un prezzo enorme per la carenza dell’impiantistica regionale”, ha affermato il sindaco Surdi. In seguito, il primo cittadino ha aggiunto “Il fatto che noi andiamo a scaricare il nostro indifferenziato a Catania, ci fa aumentare inevitabilmente i costi, fa percepire al cittadino come è ingiusto il sacrificio che fa non solo quando paga ma anche a volte quando differenzia. E quindi si rischia di mettere in crisi l’intero sistema, perché un domani un cittadino mi dice «Perché devo fare la differenziata se non ci guadagno nulla? Se addirittura non risparmio ma anzi vado in aumento?» È chiaro che andiamo a finire con ragionamenti che hanno poi il sapore dell’emergenza. E quando parliamo di emergenza saltano poi tutte le ideologie, saltano le pianificazioni possibili”. Il sindaco ha poi precisato nel corso del suo intervento “Una cosa è certa: nessun sindaco, nessuna amministrazione, nessun consigliere comunale potrà mai mettere la firma su un progetto laddove ci sia anche soltanto il rischio minimo di fare danno alla salute del cittadino. E su questo credo che possiamo essere tutti d’accordo. A questo mi riferisco quando, chiaramente da un punto di vista politico, faccio appello ad un principio di precauzione.”

La visione del Movimento 5 Stelle di Alcamo è stata sempre chiara su questo tema. Infatti, si è sempre battuto a tutti i livelli istituzionali, e in ultimo attraverso una mozione presentata all’ARS, per la realizzazione di un impianto per la produzione di compost di qualità (aerobico) che doveva già essere realizzato a Calatafimi Segesta, in un terreno confiscato alla mafia, e che avrebbe chiuso il ciclo dei rifiuti, per l’appunto. Il progetto della SRR Nord Trapani aveva ricevuto l’ok della Regione, ma le somme stanziate (circa 15 milioni di euro) non sono state ad oggi confermate dall’esecutivo dell’Isola. Tra l’altro, tale impianto aerobico sarebbe in linea con quanto prospettato nel Piano Stralcio per la Gestione Rifiuti in Sicilia, approvato nel corso dell’anno proprio dal governo Musumeci, e che privilegia la costruzione di impianti pubblici. Detta previsione, dunque, si scontra con quanto avvenuto nel 2018 all’Assessorato regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità che ha accolto, impropriamente perché spettava all’assessorato competente in materia di ambiente, le 23 istanze di imprese private che intendono costruire nuovi impianti per il trattamento rifiuti in Sicilia. Tra queste figura quella della società Asja Ambiente, per l’appunto. Come già evidenziato dalla relazione del sindaco, esposta in occasione di un recente Consiglio comunale, oltre alla carenza di documentazione, rilevata anche dagli altri tecnici intervenuti nel corso del dibattito di ieri sera, ciò che ha destato preoccupazione è la dimensione dell’impianto che dovrebbe accogliere 120 mila tonnellate di rifiuti urbani non pericolosi, più 25 mila tonnellate di residui ligneocellulosici che verrebbero impiegati nella preparazione della miscela di alimentazione al digestore. Il progetto si sviluppa, quindi, su una superficie di circa 25 mila metri quadrati, in grado di accogliere rifiuti provenienti non soltanto dall’intera provincia di Trapani, ma verosimilmente anche dall’area metropolitana di Palermo. Lo stesso amministratore delegato dell’impresa Asja, Tommaso Cassata, ha precisato che il sito di Alcamo è stato scelto dalla società per la sua posizione baricentrica. Un’altra questione, sollevata invece dal chimico di Legambiente, il dottore Eugenio Cottone, concerne le produzioni previste dall’impianto e, nello specifico, dal digestato. Infatti, le operazioni di pretrattamento dei rifiuti daranno origine ad un flusso di scarti (metalli, plastica, carta, etc..) che verranno smaltiti. Dalla c.d. digestione anaerobica che caratterizza l’impianto Asja si genereranno due flussi: il biogas, che sarà trattato per produrre metano, e il digestato che produrrà un quantitativo di 3.200 tonnellate di ceneri l’anno. Poiché l’impianto Asja prevede solo il 16% del rendimento di energia elettrica questa percentuale non raggiungerebbe, secondo il dottor Cottone, il coefficiente R1 (strettamente legato alla formula di efficienza energetica che consente agli impianti di incenerimento di rientrare tra le operazioni di recupero energetico previste dalla normativa europea) e verrebbe classificato D10 (incenerimento a terra) e, dunque, considerato solo un impianto di smaltimento. Inoltre, per il chimico di Legambiente, la sezione impiantistica di trattamento dei fumi è totalmente differente e ipertrofica rispetto a quella che l’impresa ha elaborato. Soltanto tre categorie vengono citate nel progetto di digestato della ditta. Infatti, prima della fase termica, ha precisato il tecnico, esistono altre sostanze che superano i limiti di legge e gli effetti consisterebbero nella chiusura dell’impianto. Altra criticità emersa è che l’area dove dovrebbe sorgere l’impianto è stata scelta dall’impresa per la vicinanza alla discarica comunale che non è più attiva, ma in fase di post mortem e, dunque, andrebbe ad inserirsi in un contesto già di per sé allarmante. Nel progetto di Asja Ambiente non si è poi tenuto conto del bacino idrografico del Golfo di Castellammare del Golfo entro cui si immette. A ciò si aggiunge la mancanza del piano d’intervento in caso di incendi. È ancora aperta la ferita dell’incendio scaturito nell’estate 2017 nell’impianto della ditta D’Angelo, accanto al quale dovrebbe sorgere l’impianto di biometano alimentato da biogas, e dove attualmente vengono conferite circa 60 tonnellate di rifiuti da parte di diversi comuni dell’agrigentino. Inoltre, l’autorizzazione per ospitare la tritovagliatura è stata anche al centro di una interrogazione regionale dei grillini e della discussione anche all’interno della Sala Congressi Marconi di ieri sera, a cui ha preso parte lo stesso rappresentante della ditta, il quale, comunque, ha dichiarato di non essere interessato al progetto Asja.

Nel corso della serata, poi, l’amministratore delegato Tommaso Cassata ha anche raccontato come è nata l’idea di realizzare l’impianto di Asja Ambiente ad Alcamo, ossia di aver ricevuto l’invito a presentare una proposta proprio dagli uffici regionali e di avere depositato la richiesta lo scorso giugno. Il rappresentate della società ha anche avanzato una proposta a seguito della discussione: escludere la parte della combustione e far diventare l’impianto di produzione di biometano avanzato un impianto di compost di qualità con finalità agronomiche.

La presidente della IV commissione consiliare, competente in materia, Rosalba Puma (M5S) su tale proposta ha specificato “L’assessore Turano dice che noi non dobbiamo congelare tutto. Non voglio che si congeli Tutto. Turano ha ragione. Non bisogna congelare. Perché? Perché la volontà della Regione è proprio quella di sbloccare. Io lo ripeto, forse non è passato il messaggio. A gennaio, si è votata una raccomandazione proposta da qualunque politico, in questo caso era 5 stelle, ma non importa. La regione ha approvato una raccomandazione dove si parla di interventi urgenti per la chiusura del ciclo dei rifiuti della provincia di Trapani. Quale congelare e scongelare? Qua c’è la volontà scritta nero su bianco di sbloccare. E quando l’Asja mi dice noi possiamo rivedere, possiamo limare, possiamo fare compostaggio, non c’è bisogno, perché la Regione nella veste di Angelini ha detto che stiamo facendo un Piano rifiuti dove si darà priorità all’impiantistica pubblica” ed ha aggiunto “ E tale impianto esiste”, facendo riferimento all’impianto di Calatafimi succitato. Dunque, secondo l’esponente grillina la situazione è sbloccata ed ora dipende dai fatti che dovrà portare avanti la giunta regionale. Questa offerta dell’impresa, infatti, potrebbe andare incontro alla riforma regionale che dovrebbe essere approvata entro l’anno, anche se la dimensione dell’impianto, visto che si prospetta l’organizzazione di ambiti di gestione dell’intero ciclo rifiuti a livello provinciale, dovrebbe essere ridotta. Non sarà poi consentito l’invio di rifiuti da una provincia all’altra, così come affermato dall’esperto del presidente Musumeci in materia, il dottore Aurelio Angelini, il quale ha anche dichiarato “Noi ci troveremo in questa fase a non andare alla validazione dei progetti che ci sono in itinere e, quindi, a portarli avanti, perché dobbiamo riconfigurarli all’interno del disegno strategico, anche perché, e questo è stato sottovalutato ma è stato ripreso dal presidente Musumeci, noi abbiamo approvato un  Piano Stralcio, tra l’altro all’unanimità all’interno della commissione ambiente e territorio. Per questo, forse, l’onorevole Turano richiamava il fatto che dobbiamo approvarlo all’unanimità, perché si sono create le condizioni per un accordo da parte di tutti i gruppi e, quindi, ci auguriamo che accada anche in questi due passaggi, riforma e approvazione del Piano di gestione, il gradimento di una larga maggioranza, perché tutti quanti noi, pubblico e privato, vogliamo convergere nel fare in modo che la gestione rifiuti sia più efficace, più efficiente, più economica per i cittadini. Le imprese nel momento in cui vengono stimolate, vengono chiamate a confrontarsi su questo, lo sanno fare perché è il loro mestiere e se non lo sanno fare non sono imprese, sono di altra natura”. E e poi ha aggiunto “C’è questa fase di transizione rispetto alla quale questi progetti che non sono allineati alle decisioni che sono state prese a livello regionale devono essere posticipate ad una valutazione successiva”. Anche da parte dell’opposizione consiliare, che non si era espressa chiaramente in precedenza sull’impianto, è stata manifestata la perplessità sul progetto.

“Non ci sentiamo sicuramente tranquilli – ha affermato la consigliera comunale Caterina Camarda di ABC-Alcamo Cambierà -al pensiero di un impianto di biogas che per il progetto che abbiamo analizzato presenta tutte queste lacune, fumosità e criticità”. Filippo Cracchiolo del Partito Democratico ha  dichiarato “La posizione del Pd è stata chiara fin dall’inizio presidente, sia in sede di commissione, sia in sede di conferenza di capigruppo. Quindi, tutela ambientale al primo posto. Non possiamo chiedere qualcosa che sul Piano ambientale sia diversa dalla salute del cittadino. Sono temi concomitanti che vanno di pari passo, con la consapevolezza, presidente, che esiste un problema regionale sul trattamento dell’umido ed è stato detto bene stasera dai tecnici che sono intervenuti e che una soluzione in una direzione o in un’altra bisogna trovarla”. Francesco Dara di Noi per Alcamo ha invece spiegato “La mia posizione è così trasparente che mi pare che sono stato il primo ad invitare lei, presidente, ad organizzare quando abbiamo notizie o argomenti più certi qualche altro Consiglio del genere perché il confronto è costruttivo. Il confronto è positivo, perché ho detto nel mio intervento precedente che abbiamo tutti qui dentro un interesse comune che è per il nostro futuro, per i nostri figlie e principalmente per la nostra salute”. Poi, Giovanni Calandrino di Sicilia Futura ha chiarito “Se questo impianto venisse realizzato nella nostra città di Alcamo, diventerebbe la discarica di mezza Sicilia, come detto anche dalla nostra dirigente, cioè di tutta la parte occidentale. Io quello che posso dire ai miei concittadini è di fare un appello a tutti e di essere presenti a tutte le manifestazioni che si faranno per il bene nostro e dei nostri figli”. Infine, il capogruppo democristiano Saverio Messana è intervenuto così “Se ci sono tecnologie moderne che ci aiutano a risolvere una volta e per tutte i problemi che ci sono attuali ben vengano. Questa è la nostra posizione consigliera Melodia. Primo tutelare la salute, secondo cercare di risolvere i problemi”.

Sono interventi nel corso della serata anche: il deputato nazionale Antonio Lombardo (M5S), la deputata regionale Valentina Palmeri (M5S), , il sindaco di Balestrate Vito Rizzo, Massimo Fundarò dell’associazione ECÒ, Giuseppe Raneri e Giuseppe Cavarretta del Comitato Cittadino a tutela dell’ambiente, i quali hanno presentato e illustrato anche una petizione; Francesco Gruppuso, vicepresidente dell’associazione No Gassificatore di Calatafimi; il dottore Rino Maria Raimondo dell’ASP, il presidente Pietro Ciulla del WWF Sicilia Nord Occidentale.

Linda Ferrara

redazione

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