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“Che gusti ci sono”, al Circolo Velico in scena Rosario Lisma che ci racconta il suo ultimo spettacolo

Sabato 21 luglio, alle 21, presso il Circolo Velico di Marsala l’attore e autore teatrale Rosario Lisma torna a Marsala con lo spettacolo “Che gusti ci sono”, all’interno del Festival del Tramonto. Un monologo pieno di ironia ed intelligenza che si interroga e ci interroga sulle varie scadenze della vita di ognuno di noi. Ne abbiamo parlato proprio con Lisma.

“Che gusti ci sono” è uno dei tuoi cavalli di battaglia, uno spettacolo “storico”, che è precedente ai successi di “Peperoni difficili, bad and breakfast, l’operazione”, prodotti dal Teatro Franco Parenti di Milano. Possiamo definire questo spettacolo un tuo compagno di viaggio?

Certamente. E poi è proprio il viaggio, la migrazione, uno dei temi dello spettacolo. La storia autobiografica di uno studente fuorisede che lascia la Sicilia per Roma. Inoltre è il primo spettacolo che ho scritto, ormai più di dieci anni fa, per me è stato il battesimo da autore e come tutte le opere prime parla di me in maniera diretta e profonda. Anche come mia personale poetica sul teatro e sul mondo.

Cosa fa di “Che gusti ci sono” uno spettacolo sempre così attuale?

Qualche anno fa ero dietro le quinte, mi accingevo a entrare in scena per cominciare e ho realizzato che in fondo io non ero più quel Rosario che racconto nello spettacolo. Così ho pensato di non farlo più. Poi durante la replica ho scoperto quanto il pubblico fosse coinvolto, divertito e commosso e solo allora ho capito quanto è magico il teatro. In “Che gusti ci sono” non c’è più solo il me stesso di allora, ma un personaggio e una storia che può appartenere a tutti, perchè si racconta della nostalgia, dell’amore, delle speranze e le illusioni della vita di un ragazzo di provincia. Aldilà dell’elemento autobiografico. Ecco, tutto ciò io credo che avrà sempre una forte risonanza per ogni spettatore. Una cosa che ancora mi sorprende e conforta.

Il tuo percorso, prima universitario e poi artistico, ti ha portato ormai da tanti anni lontano dalla tua terra d’origine. In che modo è cambiato il tuo rapporto con la Sicilia e con l’idea di lontananza?

Non è mai cambiato in realtà. “Questa terra è come una madre, ma più madre delle altre terre”… nello spettacolo descrivo così la Sicilia e la sua forte presenza nella nostra vita. Già Tomasi di Lampedusa avvertiva di come fin dalla giovane età si rimane segnati a vita dall’essere siciliani. Per me è un marchio indelebile che ha a che fare con l’orgoglio e il dolore. E’ lancinante la mia nostalgia dell’isola e bruciante il desiderio di lasciarla quando ci sto. E’ un amore folle e maledetto che ho dentro la carne. Buttitta scriveva: “Se mi tagliate le vene vi bruciate le mani”. Ecco, io sono siciliano fino al midollo, ma proprio per questo vivo in uno stato sospeso, da profugo in giro per lo stivale, sempre in pena per la sua terra madre. Un giorno mi piacerebbe far riposare le mie ossa stanche sulla sabbia di Mazara. Spero più tardi possibile.

Progetti in cantiere?

Sono in procinto di girare la serie Sky “1994″, nel ruolo di Roberto Maroni, quanto di più lontano ci possa essere da un siciliano! Poi a teatro riprenderò “Lunga giornata verso la notte” di O’Neill, regia di A. Cirillo e il mio “L’Operazione” – con i due attori marsalesi Fabrizio Lombardo e Alessio Piazza, prodotto dal Franco Parenti di Milano. Saremo in turnè con entrambi gli spettacoli. Nella primavera prossima invece metterò in prova un mio nuovo testo che si intitola “Limonata – niente zucchero” che debutterà nell’autunno ’19 sempre al Parenti. Un testo a cui tengo moltissimo, l’ultimo figlio è sempre il più amato.

redazione

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