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Settimana del Disco: “Modir Min” di Sabrina Napoleone, la resilienza dark della cantautrice tra post punk e new wave

L’etichetta discografica ligure OrangeHomeRecords in collaborazione con la Libreria Mondadori, il quotidiano Marsala C’è ed il portale d’informazione itacanotizie.it, promuovono l’iniziativa “Settimana del Disco”. Uno spazio dedicato alla musica d’autore, ogni giovedì, che cerca di spaziare dal popular al cantautorato, dal folk al rock, dal pop al jazz. Gli album che vi proponiamo li troverete in vendita nel punto Mondadori di Alfredo Bilardello in Piazza della Repubblica.

Questo giovedì vi presentiamo “Modir Min” della cantautrice Sabrina Napoleone che prende il titolo della filastrocca tradizionale islandese che si traduce con “madre mia”. Una locuzione che è al contempo invocazione e imprecazione e che unisce, sul piano logico, il piccolo ed il grande lasciandone indefinita l’energia sostanziale e la forza esistenziale. La copertina del disco ci racconta già qualcosa, mostrandoci una piccola Sabrina in piedi sopra un gigante disteso, abbattuto, e ci anticipa una narrazione di resilienza. La cantautrice in effetti da quel telamone sembra guardare tanto ai propri ‘fantasmi del passato’ da cui è comunque riuscita a difendersi come racconta nel brano “Resilienza”, quanto a possibili scenari futuri collettivi che si presentano non esattamente rosei come canta in “L’Oro”. Lo sguardo di Sabrina parte da “Elective Test” con l’analisi di un presente in cui gli individui sono studiati e pilotati virtualmente nei propri gusti e desideri, riflettendo sull’attuale “paura del diverso”, dello straniero, diventano giustificazione dell’emarginazione, dell’indifferenza, persino della violenza verso chi è sentito come una possibile minaccia.

L’album contiene infatti anche momenti di grande godibilità e di disincantata leggerezza: “Il Business Dei Primati” prende un po’ in giro la nuova moda musicale, la trap, mentre l’energica cover de “La Ballata della Moda” rappresenta un emblematico omaggio a un Luigi Tenco che sapeva essere, anche lui, tanto malinconico quanto attento alla realtà dei consumi e capace di restituirla con sagace ironia. Nei brani della Napoleone domina anche l’epoché, la sospensione, nell’attesa di un riavvicinamento e di un ritrovato dialogo come in “Solo Spazio”, altre volte i tormenti del cuore vengono ridimensionati e spazzati via da consapevolezze più oggettive di brani come “Nel Giorno di Natale”, o ancora l’amore che sembra essere insufficiente a placare il “tormento che è di brace” raccontato in “Creatura di Rabbia”.

Una delle anime del Lilith di Genova, festival della musica al femminile, in questo album si muove tra una predisposizione al teatro-canzone, l’inquietudine del post punk e la poliedricità della new wave, già peraltro messa a nudo in “La Parte Migliore” che gli valse una finale alle Targhe Tenco nel 2014. Nell’essenza, in “Modir Min” c’è una trasvalutazione dei valori, come in Nietzsche. Seppur nella molteplicità di suoni ben dosati, c’è una connotazione molto forte che non fa smarrire l’ascoltatore ma che, al contrario – nonostante i contenuti chiari e netti di distruzione della società e di perdita di identità – lo rassicura. Quasi lo culla. Un paradosso, una beffa talvolta, un’allusione che vede la produzione della stessa Napoleone con Giulio Gaietto e la collaborazione di Raffaele Abbate.

redazione

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Tags: Modir Min