Gentile direttore, in qualità di dirigente scolastico pro-tempore dell’I.C. Giovanni Paolo II, sento il dovere di intervenire al fine di chiarire i termini di una questione che è recentemente assunta agli onori della cronaca. In questi ultimissimi giorni ho ascoltato e letto interventi che a vario titolo e da diversi esponenti della comunità locale sono stati spesi – anche in sede istituzionale –sulla annunciata perdita della autonomia scolastica da parte della scuola che dirigo e sulle presunte connesse responsabilità. Anche il prof. Giuseppe Lucio Pellegrino già dirigente scolastico dell’Istituto che attualmente dirigo ha ritenuto – tra gli altri – di fornire il suo contributo con un articolo pubblicato sulla sua testata giornalistica il 6 luglio 2018 nel quale esprime – tra l’altro – alcune personali considerazioni sul mio agire professionale. Ritengo doveroso a questo punto puntualizzare alcuni aspetti che possono aiutare il lettore a contestualizzare e meglio comprendere gli sviluppi della vicenda. Il primo settembre 2016 ho assunto la guida dell’I.C. Giovanni Paolo II in sostituzione del succitato dirigente congedato per raggiunti limiti di età. La scuola che ho ereditato presentava fin dall’inizio delle gravi criticità sotto diversi profili: da quello organizzativo e gestionale, alla didattica, ai rapporti tra la dirigenza uscente e le famiglie.
Prendevo così atto che negli ultimi due anni la scuola aveva subito numerosi furti e atti vandalici che avevano fortemente intaccato il patrimonio e le risorse strumentali in dotazione alla stessa: in quasi tutti i plessi non un laboratorio di informatica, non un personal computer funzionante per i docenti, non una LIM per la didattica in classe, nessun sistema di video proiezione o aule attrezzate per conferenze. Nel plesso Ranna qualche scaffale sgangherato con pochi libri di vecchie edizioni fungeva da ‘biblioteca’ relegata in un vano adibito anche a ripostiglio e di fatto inaccessibile agli alunni, la palestra inagibile per carenza delle certificazioni di legge che ne autorizzassero l’utilizzo e concretamente impraticabile perché vandalizzata, non un’area attrezzata per attività sportive o ludiche all’aperto, non uno spazio funzionale allo svolgimento di attività extracurriculari, non un sussidio didattico per gli alunni disabili. Per non parlare della sicurezza dei luoghi di studio e lavoro: sistemi antiintrusione dismessi, impianti di riscaldamento non a norma, mancato adeguamento dei sistemi antincendio alla normativa vigente, manutenzione carente degli impianti tecnologici, dei dispositivi e delle installazioni.
E tutto questo senza che il mio stimato collega avesse avvertito il bisogno di mobilitare l’intera comunità a difesa del bene comune: la scuola che dirigeva. Verrebbe da chiedersi quali azioni didattiche di qualità siano potute attuarsi in un simile contesto. Anche il clima all’interno della scuola si presentava oggettivamente problematico: denunce alla magistratura per presunti atti di bullismo, indagini di polizia giudiziaria, esposti in provveditorato sulle attività di gestione, continuo flusso di genitori in presidenza con le più disparate richieste aventi come unico denominatore comune le doglianze da parte di tutti per non avere avuto le attese risposte da parte del dirigente uscente.
Anche sul versante della gestione unitaria della scuola le cose non sembravano andare per il giusto verso, tanto che, a fine agosto del 2016, l’USR segnalava al dirigente la sostanziale “incoerenza” del Rapporto di Autovalutazione (RAV) della scuola e “la mancata conformità delle priorità ivi contenute”, indicatore della superficialità con cui era stato attenzionato uno dei documenti fondamentali della scuola ed espressione della incapacità di chi è responsabile, per legge, della qualità dell’offerta formativa, di discriminare e correttamente correlare i bisogni della propria organizzazione con le priorità strategiche da individuare e le azioni di miglioramento da intraprendere. Queste le condizioni di partenza dalle quali ho avviato la mia azione dirigenziale con la dedizione e l’impegno che l’incarico affidatomi richiedevano, e trascorsi due anni dal mio insediamento credo di potere e dover fornire,in sede di primo sommario bilancio, elementi di informazione che possano aiutare a comprendere la realtà attuale dell’Istituto che mi onoro di dirigere.
Grazie al contributo volontario delle famiglie e delle associazioni del territorio, responsabilizzate in ordine alle gravi difficoltà da affrontare, sono stati ripristinati i sistemi anti intrusione e posta la parola fine ai saccheggi e ai furti seriali nei plessi della scuola. Imprese di vivaisti hanno contribuito a ripristinare le aree a verde della scuola e restituire quel decoro del quale l’istituzione scolastica non poteva prescindere. In tutti i plessi della scuola, grazie alle capacità progettuali del neo staff dirigenziale e dell’intero Collegio docenti, utilizzando anche finanziamenti a valere sui fondi UE, sono stati realizzati laboratori multimediali, infrastrutture di rete, sale conferenze, impianti sportivi all’aperto, acquisite nuove LIM mobili, distribuiti tablet ai docenti e sussidi per la didattica speciale e l’integrazione degli alunni disabili, adottate soluzioni tecnologiche per facilitare le comunicazioni scuola famiglia, riorganizzato il sito web istituzionale per la comunicazione interna ed esterna, aggiornate le dotazioni hardware e software della segreteria, inaugurata la nuova biblioteca d’Istituto aperta al territorio che fungerà da volano per la crescita delle comunità.
Oggi le attività didattiche si svolgono in sicurezza avendo, a conclusione di un lungo e faticoso iter, i vigili del fuoco certificato la conformità dei luoghi di lavoro ai requisiti indicati nel D.Lgs. n. 81/2008 e il rispetto della normativa antincendio in tutti i plessi della scuola. In tale rinnovato contesto la scuola ospita, in coerenza con le previsioni del POF, rappresentanti delle istituzioni, del privato sociale, del mondo delle imprese, delle associazioni con cui i giovani hanno modo di confrontarsi per sviluppare e consolidare quelle competenze di cittadinanza che la scuola ha posto fra le sue priorità formative. Nei laboratori si valorizzano le professionalità di tutto il personale scolastico con corsi di aggiornamento in servizio anche autofinanziati.
Gli insegnanti di tutti gli ordini di scuola supportano la dirigenza nel difficile compito di modernizzare la scuola riallineandola agli standard nazionali, come era auspicio di molti, e i risultati non si sono fatti attendere: nelle recenti prove INVALSI i nostri alunni, in matematica e italiano, hanno registrato esiti di apprendimento superiori a quelli della media nazionale. Chiunque lo desideri può analizzare i dati nazionali restituiti e verificabili nel RAV 2017/18 della scuola pubblicato nei siti istituzionali. E tuttavia questi risultati, che testimoniano di un rinnovata alleanza scuola-famiglia e del formidabile contributo di tutte le componenti della scuola, non sono valsi a salvare l’Istituto Giovanni Paolo II dal concreto rischio di perdere l’autonomia scolastica registrandosi, per l’as 2018/19, la previsione di una popolazione scolastica di poco inferiore alla fatidica soglia di 600 iscritti che la norma fissa quale requisito minimo per il mantenimento dello status di scuola autonoma.
Le ragioni della diminuzione delle iscrizioni sono molteplici e complesse: sullo sfondo il consistente calo delle natalità che costituisce un’emergenza nazionale, poi fattori e motivazioni anche di ordine sociale che inducono i genitori – nella seppur legittima ricerca di offerte formative qualificate – a innescare spinte centripete verso le scuole del centro cittadino, a torto o ragione ritenute più idonee a soddisfare i propri bisogni, e, non ultima, la difficoltà delle amministrazioni locali di risolvere i problemi delle vaste periferie urbane e di fornire risposte convincenti alle istanze che queste esprimono. Si sono così create negli anni le condizioni per avere scuole sovradimensionate nel centro città (in termini di iscrizioni) ed altre in sofferenza e a rischio chiusura nelle periferie. Con il pericolo di innescare una tendenza che potrebbe condurre in pochi anni all’impoverimento culturale ed economico delle campagne. Rischi concreti che lo scrivente aveva segnalato – inascoltato – agli organi istituzionali competenti già lo scorso anno scolastico, nell’ambito dell’iter amministrativo avviato per il dimensionamento e la razionalizzazione delle istituzioni scolastiche.
Sono pertanto incomprensibili le affermazioni espresse dal Presidente del Consiglio Comunale nella seduta del 5/7/2018 laddove ipotizzava fantomatici complotti del ‘direttore scolastico’ e le esternazioni dell’assessore alla pubblica istruzione che testualmente riferiva in aula“… e mi risulta che questa scuola (IC Giovanni Paolo II ndr ) ha rilasciato nulla osta a raffica nell’ultimo periodo” (Ma di quali raffiche disquisisce l’assessore? Negli ultimi due mesi sono stati concessi cinque soli nulla osta in uscita a fronte di due in entrata, e dall’inizio dell’ anno scolastico complessivamente 24 nulla osta in uscita -per complessive sette richieste di trasferimento fuori regione – e 13 in entrata). Ascoltate le suddette argomentazioni, soppesandone attentamente lo spessore politico, si sarebbe anche potuto ignorarle, se la questione non fosse seria, e, per le sue implicazioni, capace di condizionare il futuro e la qualità della vita di tanti giovani e delle rispettive famiglie, e se non fosse stata conclamata, in un’aula dove si esercita la sovranità popolare, nei modi denigratori dell’altrui impegno istituzionale speso al servizio della collettività, dimenticando che la governance dell’istruzione richiede innanzitutto il rispetto del principio di leale collaborazione fra i diversi organi dell’amministrazione.
Farebbero bene, piuttosto, i succitati esponenti istituzionali a concentrarsi sulle numerose richieste recapitate dallo scrivente sui rispettivi tavoli in questi due ultimi anni – relative alle urgenze della scuola e ai bisogni dell’utenza del territorio di riferimento – alle quali non hanno fornito adeguato riscontro. I problemi che la comunità marsalese è chiamata ad affrontare e risolvere meritano ben altra attenzione e il contributo di tutti coloro che hanno concrete responsabilità di governo, affinché il futuro di questo territorio e dei suoi figli possa essere prospero come mi auguro, anche se dovessi, a malincuore, perdere la scuola che dirigo.
Calogero De Gregorio
dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Paolo II” di contrada Ranna – Marsala