Il nuovo Governo e l’attuale situazione che vige nel Paese, mi hanno fatto nuovamente provare interesse per molti programmi televisivi, soprattutto preserali, di politica. Mi accorgo sempre di più di come siano cambiati i linguaggi dei vari leader. In verità è un percorso iniziato con le ben note elezioni del 2001. I comizi populisti, le ospitate a “Porta a Porta” parlando alla pancia del popolo erano tipiche della destra, quando ancora le fazioni politiche trovavano una precisa collocazione. E per il vero, è quello che oggi fa Salvini in maniera ancora più spudorata ma più palese, evidente… se la parola “genuino” associata al leader della Lega vi sembra quasi un’offesa. Populista è stato anche definito il nuovissimo linguaggio del Movimento 5 Stelle, meno schietto e forse più ingenuo. Questi pensieri ne hanno fatto sorgere altri, nella mia mente.
“Navigando” sul web non molto tempo fa, ritrovai un articolo su “La Repubblica” che parlava di come certi linguaggi della politica italiana stessero per cambiare. Lo trovai immediatamente di un’attualità disarmante. In questo articolo si imputava alla sinistra – che allora teneva ancora il passo con l’Ulivo – di cadere sotto i colpi del carismatico Silvio Berlusconi anche (o soprattutto) per esprimersi in maniera aristocratica ed elitaria, di rivolgersi quindi ad una società che stava scomparendo… e che di fatto, oggi, è in pratica sparita. Addirittura il quotidiano Libero attesta oggi il Partito Democratico al 4%. “Vizio antico della sinistra italiana”, lo definivano. Eppure Renzi ci aveva provato ad uscire dall’empasse con una rinnovata simpatia. Ma niente, evidentemente era un linguaggio poco gradito dal mondo bancario. Ascoltare adesso un Bersani o un Gentiloni, fa quasi tenerezza. Prendersela con loro è come sparare sulla Croce Rossa.
Sono così mesti, così spauriti… tutto ciò dovrebbe farci capire perchè la sinistra italiana è arrivata a questo punto: di non sapere più dialogare con il popolo, con gli elettori, al di là delle capacità e delle incapacità, di non aver più costruito un rapporto con le parti sociali che si è spezzato nel 2001, o di avere ricucito lo strappo in maniera molto discutibile e “ammiccante”. La sinistra non si è saputa distinguere dal suo diretto avversario, non ha saputo portare avanti i valori dei Padri Costituenti da cui è nata. Oggi i volti “sinistroidi” degli ultimi 30 anni vanno in televisione – sempre molto tapini, con le spalle tanto curve – ad esternare termini quali “poveretti” e “poveracci”, quando parlano dei migranti o delle classi sociali più indigenti. Vi prego di farci caso la prossima volta. Ecco, l’espressione “poveracci” la trovo così indisponente, così ancora una volta elitaria, che mi ha fatto capire il senso di molte cose che, purtroppo o per fortuna, stanno accadendo.