Il dipinto della Vergine Orante ha visto la luce. Ieri pomeriggio la Chiesa Santa Maria dell’Itria di Marsala, il complesso accanto al cimitero urbano, ha accolto, prima della presentazione al pubblico dell’importante dipinto, un convegno con le autorità, tra cui il Soprintendente dei Beni Culturali di Trapani, Enrico Caruso. Il giornalista Nino Guercio, moderatore dell’incontro, ha dato la parola a Padre Vincenzo Consiglio che, visibilmente emozionato, citando Sant’Agostino, si è rivolto così alla comunità di fedeli: “La scoperta della Vergine Orante è la rivelazione ed il riflessio di Dio. Ed infatti la Madonna del dipinto, senza il bambinello, con una mano rivolta verso il cielo, invoca l’aiuto di Dio Onnipotente”. I complimenti per la scoperta sono giunti anche dal sindaco Alberto Di Girolamo: “Se avessimo più fondi da parte dei governi potremmo scoprire tantissime altre bellezze che Marsala nasconde. Per questo ognuno di noi deve essere Cicerone e portare in giro per il mondo questa Città, questo territorio”.
Guercio, Don Greco, Caruso, Di Girolamo, P. Greco, Travagliato, Alagna
A prendere la parola poi, il vicario della Diocesi di Mazara del Vallo,
Don Vincenzo Greco: “La Vergine Orante è la presenza diretta di Maria accanto alla Chiesa. Nell’iconografia orientale la Vergine è raffigurata con le mani al cielo ed è qui che si svela la tenerezza di una mamma che mostra il suo volto come a dire: pregate per me”. Come ha affermato il restauratore
Gaetano Edoardo Alagna, “… la scoperta del dipinto non è avvenuta per caso, ma è frutto di uno studio della storia e di una valorizzazione artistica già programmata e a cui mi dedico da diversi anni”. Il dipinto della Vergine Orante, come è stato spiegato dal restauratore, dal direttore dei lavori Giovanni Travagliato dell’Università di Palermo e dal Soprintendente, era celato in una tela sotto numerosi strati di altri dipinti “di valore molto inferiore alla Vergine” come ha ben specificato Enrico Caruso. “L’intervento di restauro e conservazione è stato effettuato su un olio su tela del 1800 che andava a coprire un altro dipinto su intonaco del 1600 – ha raccontato Alagna -. Scrostando abbiamo recuperato un affresco del 1500 da cui emergeva, ancora sotto, quello della Vergine Orante realizzato tra la fine del XII secolo e la prima metà del XIII. Il Consiglio dei Padri Agostiniani dell’Itria ha chiesto di intervenire per approfondire l’immagine riprodotta e che si intravedeva tra i vari strati. Così, grazie alle autorizzazioni del Soprintendente e dei tecnici del Servizio beni storici artistici e architettonici guidati dal dirigente Vaiarello, si è deciso di avviare una serie di studi preliminari e solo dopo, nel febbraio scorso, sono iniziati i lavori di recupero”. Un intervento di pulitura e distacco degli strati pittorici molto minuzioso e non indifferente. Poi Gaetano Alagna ha rivelato: “Il mio proposito è quello di valorizzare la Chiesa dell’Itria perché conserva altre opere d’arte che meritano attenzione. Abbiamo già la scheda del Crocifisso redatta dalla professoressa Lina Novara di Trapani, la scheda dei paramenti sacri redatta da Maurizio Vitella docente dell’Università di Palermo, la scheda delle maioliche redatta da Maria Reginella della Soprintendenza di Palermo”.
Il professor
Travagliato ed il
Soprintendente Caruso hanno poi fatto un exursus storico-artistico del dipinto collocandolo tra il 1100 ed il 1200. In pratica, il complesso dell’Itria e quello di Santa Maria della Grotta sito in zona Stadio, appartenevano ai monaci basiliani e alla stessa area archeologica dei niccolini. “Ciò conferma che Marsala in quel periodo aveva un sistema di raffigurazione diffusa di pregio e qualità che ha ben altri pochi esempi in Sicilia – ha specificato Caruso -. Allora c’erano tanti affrescatori e pittori di epoca bizantina in Sicilia”. Prova ne è, infatti, la presenza di altri possedimenti e piccole chiese a Marsala: San Giovanni Battista al Boeo, San Pantaleone a Mozia e Santa Croce, San Michele Arcangelo o Sant’Angelo in contrada Rinazzo, presso il feudo Farchina, Santa Venera e un ampio giardino in località Eraclia, oggi contrada Rakalia. “La Vergine Orante è raffigurata con un limbo ed una linea bruna su fondo chiaro che richiama i mosaici normanni – ha continuato il Soprintendente -. Molto vicino alla Santa Lucia del Complesso della Grotta. L’iconografia è da ricercare nelle Catacombe di Priscilla a Roma, con esempi anche a Ravenna, Messina, Kiev, al Duomo di Cefalù, nella Chiesa Martorana”. Ma questa è solo una piccola parte di quello che la Soprintendenza ha scoperto e conosce della Marsala antica, delle bellezze monumentali e della storia degli insediamenti religiosi nella nostra terra e nelle varie epoche. Opere spesso nascoste, come abbiamo visto, alcune addirittura andate perdute o spostate nel tempo, come una statua di San Bartolomeo o l’affresco che compare sull’altare dell’Itria che, rispetto all’originale è di valore inferiore. La Vergine Orante si trova nel luogo del suo ritrovamento, nella grotta dell’Itria, sulla destra all’interno della Chiesa e vicina all’ingresso. Accanto al dipinto si trova la tela della Madonna dell’Itria con il bambinello. Nel suo discorso, inoltre, Enrico Caruso ha detto al sindaco Di Girolamo: “Vi invierò subito una lettera per il recupero del cimitero storico di Marsala”.
Quello che ha portato nei secoli a ridipingere sopra altri dipinti, può essere dovuto a vari motivi, uno di questo probabilmente il fatto di conoscere poco le iconografie. Ieri al convegno e alla successiva scopertura della Vergine Orante, erano presenti anche l’assessore Clara Ruggieri, alcuni consiglieri comunali, l’Arciprete padre Giuseppe Ponte, diversi parroci della Città, il Comandante della Polizia Municipale di Marsala e i vertici locali della PolStato e dei Carabinieri, nonché tanti curiosi e fedeli in una chiesa gremita. L’evento ed il recupero della Vergine Orante ha visto una serie di Enti, Istituzioni ed associazioni in prima linea che hanno supportato e sponsorizzato l’iniziativa: la Prefettura di Trapani guidata da Darco Pellos, la Regione Siciliana Assessorato ai Beni Culturali guidato da Sebastiano Tusa, la Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani, la Diocesi di Mazara del Vallo, il Comune di Marsala; il Museo Diocesano, il Museo regionale Agostino Pepoli, il Lions Club Marsala ed il progetto Easy Vision, il Club Unesco di Marsala, Alagna Gaetano Edoardo Restauro di Opere d’Arte, gli sponsor Caffè Montero, Sigel, azienda agricola Tommaso Conticelli, Clara Daidone photographer.