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Piranesi e il suo tempo, la mostra al Museo “Agostino Pepoli”

La Biblioteca “Fardelliana” di Trapani apre il suo scrigno per mettere in mostra, dal 27 aprile al 30 giugno 2018, alcune delle pregevoli acqueforti realizzate da Giovan Battista Piranesi, acquisite al suo patrimonio nel 1904 su donazione di Nunzio Nasi. L’allestimento, riguardante 19 stampe originali, sarà ospitato al Museo regionale “Agostino Pepoli” di Trapani.

Si tratta di un’operazione culturale che si rinnova a distanza di ben 22 anni dall’ultima volta in cui è stato possibile, per un ampio numero di visitatori, ammirare tali opere che fanno parte di una raccolta di venti volumi. Nel 1996, infatti, fu realizzata una mostra a Palazzo Milo, sede della Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani, su iniziativa della Biblioteca “Fardelliana” e della stessa Soprintendenza. In quell’occasione venne anche realizzato un catalogo e si svolse un convegno di studi. I contenuti della nuova iniziativa saranno illustrati nel corso della conferenza stampa convocata per venerdì 27 aprile, alle ore 10.30, nell’ex Aula consiliare di palazzo D’Alì.

Saranno presenti il commissario straordinario del Comune, Francesco Messineo, la direttrice della “Fardelliana”, Margherita Giacalone, il direttore del “Pepoli”, Luigi Biondo.

LA MOSTRA

L’allestimento intende valorizzare e far conoscere al grande pubblico la pregevole raccolta di acqueforti dell’artista veneziano Giovan Battista Piranesi raffiguranti le Antichità romane dell’età repubblicana e del periodo imperiale, le Vedute di Roma, le Carceri, i Capricci, la serie dedicata ai templi di Paestum e altro ancora.

Nella mostra ospitata al Museo “Pepoli” alle bellissime incisioni piranesiane saranno affiancate una serie di opere, tra pittura, scultura e arti decorative, che riprendono il tema della raffigurazione delle rovine classiche e del “capriccio” che venne sviluppato nel corso del XVIII secolo, e in parte anche in quello successivo, in Italia.

Le incisioni di Piranesi “dialogheranno” con le splendide vedute del napoletano Leonardo Coccorante, appartenute alla collezione “Fardella”, in cui il tema della monumentalità del rudere classico, condannato alla rovina dall’opera inesorabile del tempo, si sviluppa con drammaticità di accenti. E ancora, sarà possibile ammirare le tre “Vedute con marina e ruderi”di Gennaro Greco, anch’egli artista napoletano, in cui la minuzia nella riproduzione delle antiche vestigia si unisce, come nelle opere di Piranesi, ad un impianto spaziale di tipo scenografico. Fra le altre opere appartenenti alla collezione del “Pepoli” saranno, per l’occasione, espostianche un bel Presepe in corallo e un Presepe con figurine di tela e colla in cui l’edificio in rovina, entro cui è collocata la scena della natività, allude al tramonto del paganesimo dinanzi al trionfo della Cristianità. Nel percorso espositivo saranno collocate anche alcune statue in alabastro, di stile neoclassico, appartenute alla collezione di Antonio Sieri Pepoli, testimonianza di quel gusto per le antichità greco-romane che animava il collezionismo ottocentesco.

Un altro tema piranesiano che sarà approfondito, con l’ausilio di una installazione creata apposta nella “sala della ghigliottina”, è quello delle Carceri. Qui le immagini delle incisionisaranno proiettate sulle pareti a ciclo continuo per ricreare le cupe atmosfere delle prigioni ideate dall’artista.

Nella mostra anche due omaggi: uno all’incisore siciliano Giuseppe Vasi, maestro di Piranesi, di cui si potrà vedere una rara edizione del volume “Delle Magnificenze di Roma antica e moderna”; l’altro a Nunzio Nasi, a cui si deve la presenza, a Trapani, della preziosa raccolta di Piranesi. Oltre al celebre ritratto del ministro, i visitatori potranno ammirare anche il meno noto busto in marmo del palermitano Domenico De Lisi, esposto al pubblico per la prima volta.

L’AUTORE

Giovanni Battista Piranesi, detto anche Giambattista (Mogliano Veneto, 4 ottobre 1720 – Roma, 9 novembre 1778) è stato un incisore, architetto e teorico dell’architettura. Venne introdotto allo studio dell’architettura dal padre, esperto tagliapietre e capomastro, e dallo zio materno Matteo Lucchesi, magistrato delle acque della Serenissima e amante dell’antico sui modelli di Andrea Palladio e di Vitruvio. Dal fratello Angelo, frate domenicano, trasse una certa padronanza della lingua latina e l’amore per Tito Livio e la storia di Roma.

Nel 1740 Piranesi, divenuto consapevole delle scarse possibilità lavorative che gli avrebbe offerto il capoluogo veneto, decise di trasferirsi a Roma partecipando, in qualità di disegnatore, alla spedizione diplomatica del nuovo ambasciatore della Serenissima Francesco Venier. Dopo l’iniziale apprendistato con i pittori-scenografi Domenico e Giuseppe Valeriani e con Giovanni Battista Nolli, intorno al 1742 apprese i rudimenti dell’acquaforte sotto la guida del corleonese Giuseppe Vasi, titolare di una bottega calcografica che, al tempo, godeva a Roma di una certa popolarità. In quel periodo il siciliano lavorava alla sua più importante raccolta di incisioni, dedicate alle vedute di Roma.

Dopo un breve ritorno a Venezia,Piranesi decise di stabilirsi definitivamente a Roma per dedicarsi al mestiere di incisore, aprendo una propria bottega in via del Corso, di fronte all’Accademia di Francia. Affascinato dalle antichità della Città Eterna, iniziò la produzione delle Vedute di Roma. Si trattava di una raccolta di tavole raffiguranti ruderi classici e monumenti antichi, nonché i palazzi e le famose piazze della Roma papale. Fu quello un periodo di profondo fermento artistico e l’artista, oltre alle Vedute di Roma pubblicò diverse opere. In tal senso, si segnala la prima edizione delle Carceri (1745). Queste opere, pubblicate in due edizioni nel 1745 e nel 1761, sono, insieme alle Vedute romane, l’opera più famosa, diffusa e anche remunerativa di tutta la sua produzione.

La notorietà di cui già allora Piranesi godeva venne ulteriormente accresciuta nel periodo intercorso tra gli anni di pubblicazione delle due Carceri. In questo arco di tempo, infatti, iniziò a diffondersi il fenomeno del grand tour, cioè il lungo viaggio per le principali città d’interesse artistico e culturale dell’Europa continentale, considerato quasi d’obbligo, allora, per le persone del gran mondo: tappa fondamentale di questo giro era Roma, con i suoi monumenti della civiltà antica e le sue prestigiose gallerie d’arte. Piranesi non tardò a diventare un punto di riferimento irrinunciabile della nuova vita artistica e intellettuale sorta in città.Nel 1757 venne anche eletto membro onorario della Society of Antiquaries di Londra.

Tra gli ammiratori più ferventi di Giovan Battista Piranesivi fu lo scrittore inglese Horace Walpole, che consigliò agli studenti inglesi di studiare «i sublimi sogni del Piranesi». In effetti l’artista veneto fu uno degli iniziatori dell’immaginario gotico. Si dice, infatti, che le lugubri e vastissime immagini di carceri da lui ideate avessero ispirato allo stesso Walpole la stesura de “Il castello di Otranto”, primo esempio di romanzo gotico, e la costruzione della sua villa di Strawberry Hill.L’interesse per Piranesi non scemò neanche nel corso del XX secolo quando la sua produzione grafica fu sottoposta, per la prima volta, a uno studio filologico sistematico e scientifico, con la pubblicazione di due cataloghi (Focillon, 1918; Hind, 1922). Notevole fu, in questo periodo, l’influenza esercitata dalle tavole di Piranesi sulla produzione di Escher, le cui costruzioni impossibili presentano un evidente debito alle Carceri, e sul Surrealismo.

IL CONVEGNO

A fare da anteprima alla inaugurazione della mostra “Piranesi e il suo tempo”, sarà, venerdì 27 aprile, alle ore 16, il convegno, ospitato nella sala al primo piano del museo “Pepoli”. Dopo i saluti del commissario straordinario del Comune, Francesco Messineo, e del prefetto di Trapani, DarcoPellos, interverranno Luigi Biondo, direttore del Polo regionale di Trapani e Marsala per i siti culturali “Parco archeologico Lilybeo” e Museo “Pepoli”; Maria Concetta Di Natale, professoressa ordinaria di Museologia e direttrice del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo; Maurizio Vitella, professore associato di Storia dell’Arte moderna presso l’Università di Palermo, sul tema “Piranesi e la sua fortuna”; Pierfrancesco Palazzotto, professore associato di Museologia e Critica artistica e del Restauro presso l’Università degli Studi di Palermo, sul tema “Piranesi e Marvuglia: tangenze e analogie culturali  nella Roma di metà ‘700”; Margherita Giacalone, direttrice della “Biblioteca “Fardelliana”, su “Piranesi, Vasi e l’arte incisoria”; Gaetano Bongiovanni, storico dell’Arte presso la Soprintendenza per i Beni culturali di Palermo, su “Nunzio Nasi e il suo tempo: note fra cultura figurativa e committenze d’arte”; Daniela Scandariato, storica dell’Arte presso il Museo “Pepoli”, su “Estetica del rovinismo nei dipinti del Museo Pepoli: da Gennaro Greco e Leonardo Coccorante”.

A seguire, alle ore 19, l’inaugurazione della mostra con la visita guidata.

ORARI VISITE

La mostra sarà visitabile negli orari e nelle giornate di apertura del Museo regionale “Agostino Pepoli”, dal martedì al sabato, dalle ore 9 alle 17.30 (ultimo ingresso ore 17); domenica dalle ore 9 alle 12.30 (ultimo ingresso ore 12). Lunedì chiuso.  Per info: tel. 0923-553269.

 

redazione

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Tags: Piranesi