L’omofobia è un tema ancora scomodo nella nostra società, anche rispetto alle giovani generazioni. Di fronte a docenti e dirigenti che in questi anni sono riusciti a portare avanti iniziative e progetti che hanno aperto preziosi spazi di discussione, permangono situazioni di difficoltà che rallentano e talvolta ostacolano l’approfondimento di questo tema. Esemplare, a riguardo, quanto accaduto al giornalista trapanese Maurizio Macaluso, che in questi anni si è ritagliato un meritato spazio anche nel mondo editoriale siciliano, pubblicando libri su tematiche di grande interesse sociale e civile, come il recente “Di domenica”, incentrato proprio sull’omofobia. Dopo essere stato invitato a presentare il suo romanzo dalla Pro Loco di Valderice in un’iniziativa che prevedeva la partecipazione degli studenti dell’Istituto Tecnico Turistico “Sciascia e Bufalino”, lo stesso ha dovuto prendere atto che il dirigente ha bloccato tutto. Questa la ricostruzione che Macaluso ha pubblicato sulla propria pagina Facebook:
“Mercoledì 9 maggio avrei dovuto incontrare, presso il Molino Excelsior di Valderice, insieme con la collega Ornella Fulco e la psicoterapeuta Fabrizia Sala, gli studenti dell’Istituto tecnico turistico “Sciascia e Bufalino” per parlare di omofobia. Con mia grande sorpresa ho appreso che il dirigente scolastico non ritiene che tale argomento possa essere proposto all’attenzione e alla riflessione degli studenti. La formula che avevamo scelto era quella di far leggere in anticipo il mio libro, “Di domenica”, a insegnanti e alunni in modo da realizzare una concreta occasione di formazione e di dibattito, dove ciascuno, esprimendo liberamente il proprio sentire, sarebbe stato parte attiva del processo educativo e non passivo ricevente di un “messaggio”. Quello che, forse, il dirigente scolastico non ha compreso è che l’omofobia – e NON L’OMOSESSUALITÀ – è un problema serio della società. Nell’ultimo anno sono avvenuti in Italia ben 196 episodi di omofobia. Il 5 aprile, a Roma, un ragazzo omosessuale di vent’anni è stato selvaggiamente picchiato. Nelle settimane scorse un ragazzino di 12 anni, Andrew Leach, si è suicidato a causa dei continui sfottò omofobi ricevuti a scuola. Sono soltanto due dei tanti episodi avvenuti nell’ultimo periodo. E la scuola, dove spesso episodi di omofobia accadono, ha il dovere di fornire gli strumenti per combattere il fenomeno. Mettere la testa sotto la sabbia, fingendo che certe storie non esistano, non aiuta e non è accettabile da parte di chi, se non per passione almeno per ruolo istituzionale, è chiamato ad aprire le menti dei nostri giovani”.