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Marco Bova e Laura Aprati a Marsala per presentare “La forza delle donne”

Donne che migrano e donne che accolgono, osservate nel loro confronto profondo e disincantato. Si presenta così il documentario “La forza delle donne”, che sarà proiettato domenica 8 aprile al Complesso San Pietro di Marsala, a partire dalle 17. Si tratta di un’iniziativa organizzata da Libera, Amici del Terzo Mondo, Archè e Centro Antiviolenza “Casa di Venere”, con il patrocinio del Comune di Marsala. Coordinerà i lavori Salvatore Inguì, alla presenza degli autori, Laura Aprati e Marco Bova, che tra i mesi di gennaio e giugno dello scorso anno si sono recati più volte in Iraq e in Libano, raccogliendo preziose testimonianze sulla guerra all’Isis e su quella in Siria.

Al contrario di quanto avviene con il racconto dei media mainstream, i due giornalisti hanno rinunciato ad ogni tesi precostituita, dando voce alle donne delle città liberate, a quelle delle città che resistono e a quelle dei campi profughi. “All’inizio – spiega Marco Bova – non ero convinto dell’idea di puntare su uno sguardo al femminile per raccontare queste realtà. Appena siamo tornati dal primo viaggio e ho visto il materiale che avevamo girato, non ho più avuto dubbi”. Nel documentario non c’è un racconto narrativo, ma la successione di una serie di interviste, intervallate da tre speeches che spiegano il contesto. “Abbiamo cercato di essere quanto più variegati possibile – aggiunge Bova – andando dalla libanese della middle class alla profuga siriana che lavora nei campi di carote mentre il datore di lavoro batte il tempo con il bastone, come avviene anche a Campobello o a Vittoria. In mezzo c’è la violenza, c’è la madre irachena appena arrivata all’ospedale di Mosul o l’immagine di una bambina di 5 anni con un vestito bianco pulitissimo, affascinata da un cecchino di 22 anni sulla front line”.

I due giornalisti hanno privilegiato un registro intimo e rigoroso, in cui le argomentazioni delle protagoniste somigliano a quelle delle donne italiane del Secondo Dopoguerra o, per altri versi, a quelle che oggi nel nostro Paese parlano delle proprie comunità e si interrogano sulle difficoltà legate all’accoglienza dei profughi.

Un lavoro, dunque, che somiglia poco a quelle che Bova definisce “le meganarrazioni filo occidentali”, che spesso finiscono per addebitare semplicisticamente tutti i mali della Siria ad Assad: “un po’ come se noi pensassimo di liberarci della mafia catturando Matteo Messina Denaro”.

Premiato al “Vittoria Peace Festival” e selezionato tra i cento candidati ai “Nastri d’Argento”, “La forza delle donne” sarà presentato nei prossimi giorni anche al Festival Internazionale di Perugia.

redazione

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