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Processo Perricone: sentito l’ex presidente del Consorzio Veneto

In occasione dell’udienza del procedimento giudiziario, svoltasi ieri mattina, a carico dell’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, e di altri tre imputati, è stato convocato anche Mauro Gnech, direttore tecnico del COVECO, società capofila dell’Associazione Temporanea d’Imprese che si è aggiudicata, nel 2005, la gara d’appalto per espletare i lavori di ampliamento del porto di Castellammare del Golfo.

Si è svolta presso il tribunale di Trapani una nuova udienza del processo giudiziario nel quale sono imputati Pasquale Perricone, ex vicesindaco di Alcamo ed esponente del PSI della città, la cugina Maria Lucia Perricone (detta Mary), la sodale Marianna Cottone e il funzionario del centro per l’impiego di Alcamo, Emanuele Asta, tutti accusati di vari reati tra cui: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e corruzione.

L’esame dei testi convocati dal pubblico ministero, Rossana Penna, che insieme al dottore Marco Verzera ha condotto l’inchiesta denominata “Affari sporchi”, conclusasi nel maggio del 2016 con la misura cautelare dei succitati soggetti, si è tenuto davanti al presidente del collegio dei giudici, il dottore Piero Grillo.

Il primo testimone ad essere stato interrogato dal sostituto procuratore è stato Franco Morbiolo, ex presidente del COVECO, il Consorzio Veneto che nel 2005 si è aggiudicato, attraverso la costituzione di un’ATI (Associazione Temporanea d’Imprese) la gara per i lavori di consolidamento ed ampliamento del porto di Castellammare del Golfo, poi, finiti sotto la lente degli investigatori, in primo luogo, per un’indagine della guardia di finanza relativa al reato di frode in pubbliche forniture e, in secondo luogo, per l’operazione “Nettuno”, eseguita sempre dalle fiamme gialle, e che concerne, per l’appunto, anche il procedimento giudiziario in corso.

L’ex presidente del COVECO era stato ascoltato dal pubblico ministero, relativamente alla partecipazione all’ATI e alla sua associata CEA (secondo l’accusa occultamente gestista dall’ex vicesindaco di Alcamo Perricone), già nel febbraio del 2014, quando era ancora in carica. Infatti, Franco Morbiolo ha presentato le dimissioni da presidente nel giugno del 2014 quando il Consorzio Veneto è stato investito dalla vicenda del Mose di Venezia. Prima di ricoprire la suddetta carica, il teste ha dichiarato di aver lavorato nel Consorzio Ravennate dal ’94 al ’98 e dal 2000 al 2003. È tra il 1996 e il 1997 che Franco Morbiolo conosce la società CEA, rappresentata da Pasquale Perricone e Domenico Parisi, e che in quanto associata del citato Consorzio parteciperà insieme a quest’ultimo a numerose gare d’appalto. Nel marzo del 2004 l’ex consigliere comunale di Alcamo, Domenico Parisi, per l’appunto, e Rosario Agnello ( per la Procura “testa di legno” di Pasquale Perricone, che non ricopriva all’epoca alcuna carica all’interno della società) hanno invece presentato al Consorzio Veneto la richiesta di associazione, deliberata dal consiglio di amministrazione il 25 marzo dello stesso anno, nonostante, come sostenuto dai consulenti tecnici della Procura di Trapani, ascoltati in occasione di un’altra udienza, i bilanci della CEA, precedenti all’istanza della stessa, non fossero così floridi.

Nell’interrogatorio del 2014 l’ex presidente Morbiolo aveva indicato anche Pasquale Perricone come interlocutore della domanda di associazione. Grazie all’ottenimento di questo via libera, alla CEA sono stati devoluti i lavori di opere pubbliche, che si era aggiudicati il Consorzio Veneto e, spesso, rimasti incompiuti. Tra questi vanno menzionati gli appalti per i lavori di: riparazione guasti e manutenzione delle reti idriche e fognarie del distretto gestionale di Abbanoa, in Sardegna; completamento della palestra comunale del comune di Misilmeri, in provincia di Palermo; realizzazione di una paratia di pali per una frana nel comune di Borgetto; manutenzione delle opere del servizio idrico integrato e nuovi allacci sempre nell’ambito del distretto di Abbanoa. Secondo quanto dichiarato dall’ex presidente del COVECO, sarebbe stata proprio la CEA, e nello specifico Domenico Parisi, a suggerirgli di partecipare al bando di gara emesso dal comune di Castellammare del Golfo, per l’ammontare di circa 24 milioni di euro, nel 2005, e ad indicare la Comesi e la Cogem come società con le quali costituire la necessaria ATI. Dunque, fungendo da capogruppo, la COVECO intratteneva i rapporti con la stazione appaltante, il comune di Castellammare del Golfo, provvedendo a ricevere la liquidazione dei singoli SAL (stato avanzamento lavori). Dette somme, trattenuta la quota consortile spettante al Consorzio Veneto venivano riversate poi all’associata CEA, esecutrice dell’appalto, e sulle altre due società, le quali a loro volta avrebbero dovuto girare nuovamente alla costituita Consortile Nettuno, unico centro di imputazione dei costi relativi all’esecuzione di tutte le opere. L’ex presidente Morbiolo, sempre dietro suggerimento di Parisi è entrato a far parte del cda della Nettuno, formato in pratica dalle società dell’ATI, fino al 2008, ma non ha mai partecipato ad alcuna convocazione dello stesso.

Dopo il sequestro del porto, avvenuto nel maggio del 2010, secondo quanto riportato dal teste, Mary Perricone e Rosario Agnello gli avrebbero rappresentato i problemi insorti dalla società e la richiesta di prosecuzione dei lavori all’ex presidente del COVECO, poiché era stata estromessa dal cantiere e al suo posto era subentrata la cooperativa Atlante. Franco Morbiolo, successivamente, ha incontrato, insieme a Mauro Gnech, direttore tecnico del COVECO, nei locali della CEA, Pasquale Perricone e la cugina Mary. Come più volte citato, Pasquale Perricone sarebbe stato l’amministratore occulto sia della NETTUNO, secondo la Procura fatta fallire artatamente dall’ex esponente del PSI, sia della CEA, poi, finita in liquidazione coatta. A curare le disposizioni dell’ex vicesindaco sarebbe stata proprio la sua stretta parente, la quale, all’interno del cantiere del porto, sovraintendeva le attività contabili ed amministrative per conto della Nettuno e della CEA. Inoltre, intratteneva, i rapporti con la Banca Don Rizzo e con le altre società dell’ATI. Mary Perricone, poi, sarebbe anche la prestanome del cugino in altre società come il Consorzio Coimp e la società C.P.C.( Cooperatori per Costruire), facenti parte della galassia di cooperative riconducibili all’ex vicesindaco e gestite da lui in modo occulto, mediante le quali si sarebbe servito per partecipare a numerose gare d’appalto di opere pubbliche, oltre a quelle costituite per presentarsi ad avvisi pubblici della Regione Sicilia nei settori della formazione e apprendistato professionalizzante, come la Promosud s.r.l., la Work in progress, la Dafne consulting e la Paidos.

Base operativa di quella che viene considerata dall’accusa un’associazione criminale erano gli uffici ubicati in via Goldoni n°6 ad Alcamo, un immobile di proprietà della CEA. Nel corso dell’udienza di ieri è stato anche depositato dal pm Rossana Penna il decreto di archiviazione nei confronti dell’ex presidente del COVECO, Franco Morbiolo, ed è stato convocato il direttore tecnico del Consorzio Veneto, Mauro Gnech, presente ai due incontri in Sicilia tra l’ex rappresentante di COVECO e i due cugini Perricone, durante i quali veniva chiesto all’allora presidente Morbiolo di anticipare delle somme per risolvere i problemi economici della CEA.

Linda Ferrara

redazione

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