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Frizzi: un ricordo personale

Occupavo allora il ruolo di rappresentante di genitori (presidente del Consiglio di Circolo) di un istituto scolastico frequentato da mio figlio. Era il 1997 e non ricordo bene quale istituto scolastico di Trapani organizzò uno spettacolo-ricordo in occasione della ricorrenza dell’anniversario della strage di Capaci, verificatasi il 23 maggio del 1992, dove perdettero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo.

Andai assieme agli altri rappresentanti della scuola. Il convegno si svolse in un cinema e assieme a magistrati, uomini politici ed autorità varie, era anche presente Fabrizio Frizzi, scomparso prematuramente ieri. Su Frizzi e la sua storia di presentatore televisivo tutti sanno tutto e il messaggio vi sarà certamente e giustamente arrivato. C’è un episodio che pochi forse ricordano che quel giorno io dopo la manifestazione trapanese ho avuto modo di commentare con lo sfortunato artista.

La sera della strage la Rai doveva mandare in onda la serata conclusiva di uno spettacolo allora molto seguito che si chiamava “Scommettiamo che…? Oggi, fortunatamente e speriamo inutilmente, non ci sarebbe neppure bisogno di dirlo: lo spettacolo non andrebbe in onda. Ma allora eravamo in un clima politico da “nervi tesi”. Era un’Italia in preda a una crisi profonda, con le elezioni del nuovo Capo dello Stato ancora incerte e con i partiti in ginocchio dopo lo tsunami di Tangentopoli. I vertici dell’azienda temevano un effetto “devastante” sulla coscienza degli italiani. Quindi nessuno vigliaccamente, lo ripetiamo: vigliaccamente, si prese la responsabilità di fare un collegamento con Palermo piuttosto che mandare in onda lo spettacolo, che infatti si fece regolarmente. Davanti ad un piatto di pasta con le sarde anni dopo commentammo l’episodio con Fabrizio Frizzi. Le sue parole, che aveva già detto prima e che avrebbe ricordato anche dopo negli anni a seguire, le ho ascoltate personalmente e le voglio ricordare proprio adesso che non è più qui. “Mi vergogno di non avere avuto quella sera le palle di lasciar tutto e andarmene a casa. Era quello che dovevo fare. Assieme a Milly Carlucci, al regista e a tutti gli operatori fummo lasciati nell’incertezza per ore. Poi mi fu detto che avrei potuto dire alcune parole di circostanza all’inizio dello show. Ancora non mi sono ripreso da quello che ho fatto o meglio di quello che non ho fatto”. Mi sembrò sincero, erano passati alcuni anni dalla strage di Capaci e la carriera di Frizzi procedeva con meritata fortuna. Quando lo vedevo in tv, anche nei giorni scorsi, presentare programmi che non mi appassionavano e che poco mi interessavano, coglievo sempre nel suo sguardo la sincerità di quello che mi aveva detto. Nei commenti che ho letto emerge da chi lo conosceva bene, non certamente io che ho passato con lui soltanto poche ore, l’apprezzamento per la sua la lealtà di pensiero.

Ps: Non è difficile credere che Frizzi fosse stato davvero toccato nel vivo da quel drammatico momento. Pochi giorni dopo la strage di Capaci, se non vado errato nel giugno dello stesso anno, sposò Rita Dalla Chiesa, figlia di Carlo Alberto Dalla Chiesa, a sua volta ucciso dalla mafia dieci anni prima.

Gaspare De Blasi

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