E’ ormai rottura totale tra la segretaria comunale del Pd Antonella Milazzo e il sindaco Alberto Di Girolamo. La direzione di lunedì sera, come raccontato ieri, si è conclusa con l’approvazione di una mozione che delibera il ritiro della delegazione del Partito Democratico dalla Giunta. Di fatto, il documento approvato con 27 voti a favore e 7 contrari chiede agli assessori in quota “dem” Agostino Licari, Anna Maria Angileri e Clara Ruggieri di rimettere le deleghe e ai consiglieri comunali di valutare caso per caso gli atti presentati dall’amministrazione comunale. Al primo cittadino lilybetano, come più volte evidenziato in questi anni, si rimprovera la scarsa condivisione delle scelte amministrative e la mancanza di confronto. A fra traboccare la pazienza della Milazzo, in particolare, sarebbero stati due episodi: la nomina degli assessori Salvatore Accardi e Andrea Baiata nel bel mezzo dello spoglio elettorale per le regionali di novembre e la recente approvazione in giunta del Piano Triennale delle Opere Pubbliche, predisposto senza un confronto con il partito e il gruppo consiliare.
Lo scontro interno al Pd, però, non riguarda solo Milazzo e Di Girolamo. Perchè in mezzo, sono tanti i fronti aperti. La mozione approvata dal coordinamento e, in particolare, il richiesto ritiro della delegazione assessoriale, hanno creato una forte spaccatura anche all’interno del gruppo consiliare, con Antonio Vinci e Angelo Di Girolamo da una parte (a fianco della Milazzo) e Mario Rodriquez, Federica Meo e Calogero Ferreri dalla parte opposta. “Io sono stato spesso critico con questa amministrazione – spiega il vicecapogruppo – e posso condividere la prima parte della mozione, ma non ha senso chiedere il ritiro degli assessori dalla giunta. Se si ha il coraggio di farlo, si sfiduci il sindaco e si chieda scusa ai cittadini”. Ma anche la segreteria ha perso alcuni pezzi: nelle ultime ore il vicesegretario Ninni Barbera, Fabrizio Coppola, Ignazio Parrinello e Aurelia Piccione, che si aggiungono a Antonella Napoli e Fulvio Del Giudice.
“Ci saremmo aspettati – scrivono in una nota congiunta Barbera, Piccione, Coppola e Parrinello – che il lavoro a cui avremmo dovuto contribuire fosse improntato alla collaborazione nei confronti dell’Amministrazione ed al supporto della stessa, ed anche a svolgere quel ruolo di cinghia di trasmissione con la società, sancito dalla nostra Costituzione. Nel tempo abbiamo dovuto constatare che nulla di tutto ciò si è verificato. Alcuni amici si sono dimessi prima ancora che la segreteria fosse ufficializzata, le convocazioni della segreteria, ad oggi, sono state sporadiche e mai su argomenti realmente importanti. Ci saremmo aspettati di essere parte di un lavoro di proposta verso l’Amministrazione che non si è mai concretizzato nonostante i nostri ripetuti inviti alla Segretaria di farsi promotrice di una serie di incontri tematici tra Partito e Segreteria e tra Segreteria ed Amministrazione e gruppo Consiliare. Così come ci saremmo aspettati che, a fronte di un forte interesse nei confronti del tesseramento da parte di diversi gruppi che hanno contribuito all’elezione del Sindaco ed anche di comuni cittadini, si desse inizio ad una intensa e prolungata campagna di tesseramento al fine di rafforzare il nostro Partito. Aspettativa totalmente disattesa. Ultimamente non siamo neppure stati coinvolti nelle interlocuzioni politiche ed in nessuna decisione. Siamo rimasti spiazzati e delusi nel constatare che questa segreteria non è stata mai convocata negli ultimi mesi, nonostante l’incombenza di due importantissime tornate elettorali, e tutto ciò, nonostante le nostre sollecitazioni in tal senso. Tale inerzia ha determinato l’assenza di iniziative a supporto del Partito per le elezioni regionali e neppure in occasione delle elezioni nazionali. In questo clima siamo arrivati alla convocazione del direttivo di lunedì 19 marzo, di cui solo alcuni hanno potuto prendere atto tramite sms, mentre altri non hanno ricevuto neppure questo, e comunque senza alcuna notizia sulle motivazioni di questa convocazione o sugli argomenti da trattare. Nonostante il mutato clima nazionale, in cui gli sforzi complessivi di ogni singolo dirigente, tesserato o simpatizzante, devono essere rivolti alla inclusione ed al rilancio dell’attività politica nonché al dialogo costruttivo, con grandissima sorpresa abbiamo constatato che la Segretaria si apprestava a fare votare una relazione con la quale si chiedeva il ritiro della delegazione Assessoriale del Partito, in contestazione all’operato del Sindaco. Tale metodo non può essere politicamente condivisibile in quanto in contrasto con la linea nazionale di apertura e dialogo. In questo momento, più che una votazione che spacca il Partito ed il gruppo Consiliare, sarebbe stata più opportuna una discussione più approfondita e volta alla costruzione tra tutti gli attori in causa, ed una azione politica di rilancio sul territorio da effettuare insieme all’Amministrazione, al fine di ascoltare le istanze dei cittadini, nostro vero ed unico punto di riferimento“.
Tutto ciò testimonia una frammentazione che allo stato attuale appare davvero di difficile composizione. Preoccupazione a riguardo è stata espressa anche dal segretario provinciale Marco Campagna e dal deputato regionale Baldo Gucciardi, che hanno invitato il partito, il gruppo consiliare e l’amministrazione a mettere da parte i motivi di contrasto e a ritrovare le ragioni dell’unità.
Il sindaco Alberto Di Girolamo e gli assessori Licari, Angileri e Ruggieri (assenti alla direzione di lunedì) sembrano per il momento intenzionati a far fronte comune: “In un momento in cui il Pd prende una batosta a livello nazionale da Nord a Sud, vince il centrodestra, vince il M5S e la Lega supera Forza Italia, per noi era importante discutere del perchè si perde ovunque. Serve una profonda riflessione che a livello nazionale è cominciata, mentre a Marsala si preferisce parlare solo dell’amministrazione”. Per il primo cittadino “questa non è politica, ma è essere contro in maniera fine a se stessa, come qualche consigliere ha sempre fatto in questi anni”. Il riferimento, in questo caso, sembra indirizzato al capogruppo Antonio Vinci, con cui Di Girolamo è stato protagonista di numerosi contrasti, cominciati durante gli anni della giunta Adamo (di cui Vinci era vicesindaco) e proseguiti nell’ultimo triennio in cui è stato l’ex segretario dei democratici a guidare l’amministrazione municipale.
“Non c’è dubbio che gli assessori non devono dimettersi – chiarisce Di Girolamo – ma è grave che il gruppo si sia spaccato di nuovo o che i membri della segreteria si dimettano. Si sta distruggendo quel poco che c’è. Da un punto di vista amministrativo, il centrodestra è alla Regione da soli quattro mesi. Prima c’è stato per 5 anni il centrosinistra, che non ha affrontato i problemi più importanti che affliggono la Sicilia, come l’acqua, i rifiuti, le infrastrutture. Non credo sia colpa di chi amministra la città: chi ha avuto il ruolo di assessore regionale o di deputato regionale dovrebbe porsi questi interrogativi e dovrebbe anche chiedersi perchè la gente non vota più per il Pd. Io e Agostino Licari abbiamo fatto di tutto per evitare che a Marsala si consumassero certe spaccature, ma c’è stata una chiusura del circolo verso persone che avevano scritto la storia di questo partito”. Per il sindaco occorre ripartire “dall’ascolto delle persone”. “A me – conclude Di Girolamo – la gente chiede notizie su strade, luce, Palasport. Non si possono chiedere all’amministrazione cose che riguardano il partito a livello nazionale. Io sono qui per amministrare per tutti i cittadini, con le risorse che i governi mettono a nostra disposizione”.