Il sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo e le assessore Anna Maria Angileri (con delega alle Pari Opportunità) e Clara Ruggieri (Servizi Sociali) hanno ospitato questa mattina, in sede di conferenza stampa, le responsabili dei locali Centri Antiviolenza. L’incontro, organizzato in collaborazione con la Commissione consiliare alle Pari Opportunità presieduta da Anna Maria Bonafede (responsabile anche dell’Associazione Metamorfosi), è stato un momento di confronto utile a indicare le linee guida fondamentali e a fissare i “paletti” sia per l’Associazionismo al femminile, presente con diverse uditrici, sia per chiarire alcuni punti salienti in merito alla rete dei Centri Antiviolenza.
Ad aprire i lavori della “concertazione”, il primo cittadino: “Le Pari Opportunità sono cresciute grazie alle donne che però tuttora vengono schiacciate sul lavoro, in famiglia, nella vita sociale. Per la prima volta qui tante associazioni si incontrano, bisogna dialogare”. Di sinergia tra gli attori, ha parlato Anna Maria Angileri: “Bisogna entrare nelle scuole per parlare di violenza di genere, per questo abbiamo organizzato dei tavoli interistituzionali. Purtroppo però i casi di violenza persistono e fanno parte della società in cui viviamo. Cerchiamo di ridimensionare certi comportamenti già a partire dallo studente che denigra, anche solo verbalmente, la propria compagna”.
La Angileri ha ricordato anche i 180mila euro di un progetto nazionale che vede in prima linea i comuni di Marsala e Valderice nella sensibilizzazione e nelle buone pratiche a partire dalle scuole per estirpare il problema dalle radici, dal bambino. Un progetto che prevede anche borse lavoro per le madri in difficoltà. “Qui oggi c’è il frutto di un lavoro che va avanti da due anni. Abbiamo cercato di unire tutte le forza in campo, associazioni, centri antiviolenza, servizi sociali, forze dell’Ordine e magistratura”, ha affermato Clara Ruggieri. Ed infatti, erano presenti all’incontro, il dirigente del Commissariato Salvatore Altese, la magistrata Annalisa Amato, il comandante dei Carabinieri Marco Cirillo, la dirigente della Polizia Municipale Michela Cupini, gli avvocati Eliana Maggio e Duilio Piccione del Comitato Pari Opportunità del Tribunale.
Dopo un excursus storico di Anna Maria Bonafede, di come è nato nel 2008 il primo sportello di ascolto per donne vittime di violenza e delle attività svolte dall’associazione Metamorfosi e dalla Casa Viola a tutela delle donne, ha preso la parola la Presidente del Centro Antiviolenza “La Casa di Venere”, Francesca Parrinello: “Si continua a fare confusione tra associazioni al femminile e Centri Antiviolenza. Questi ultimi si occupano solo ed esclusivamente di violenza sulle donne e lo possono fare solo con una formazione adeguata e prevista dalla legge, percorsi formativi che insegnano a trattare con le donne che necessitano di essere tutelate. Spesso ci sono sedicenti associazioni che non possono trattare la violenza di genere, perchè peraltro deve essere una previsione statutaria. Noi operatrici abbiamo anche una biblioteca di genere che parla dei saperi delle donne spesso negati. La violenza sulle donne è un fattore culturale, viviamo in una società patriarcale e maschilista e ce ne dobbiamo rendere conto a partire dal sessismo della lingua italiana; gli organi di informazione devono seguire questo cambiamento”.
Ha ribadito l’importanza dell’identità di genere anche Valentina Colli dell’UDI: “La lotta contro la violenza di genere è un atto politico che si deve tradurre anche in atti amministrativi. Non ci si può improvvisare nelle azioni di contrasto. Se continuiamo a impostare i convegni sulle donne come catechesi commettiamo uno scempio. Non tutte le violenze possono essere affrontate nello stesso modo per questo è importante il ruolo esclusivo dei centri antiviolenza”. A seguire l’intervento di Maria Grazia Patronaggio de “Le Onde” di Palermo, uno dei primi centri antiviolenza in Italia: “Il nostro obiettivo non è aprire sportelli di ascolto, oggi il nostro obiettivo è formare operatrici che agiscano sul loro territorio per aiutare le donne a seguire un percorso che le salva. Il sistema di rete previsto è ben delineato dalla Convenzione di Instambul, frutto di anni di lavoro del movimento internazionale delle donne. La Convenzione, che impegna gli Stati, afferma che ci sono dei servizi specializzati che si occupano delle donne che hanno bisogno di affrontare un percorso e di uscire dalla condizione di vittime. Poi ci sono i servizi generici: Asp, Forze dell’Ordine, la magistratura che al loro interno devono avere personale specializzato, perchè il femminicidio, lo stalking, ecc. sono reati che vengono puniti dalla legge”.
Spesso però, nei vari settori, in primis in quello sanitario, non c’è personale formato per accogliere una donna che ha subito una violenza. Infine, dall’incontro, nato più come “denuncia” della problematica, è emerso la volontà di tutte le parti in gioco di adoperarsi in tal senso, per fare del territorio una realtà virtuosa.