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Adolfo Urso: “Lavoro, turismo e Ponte le priorità per la Sicilia”

Nato a Padova, ma per anni residente nel catanese, l’ex sottosegretario Adolfo Urso dopo cinque anni si ripresenta agli elettori con la coalizione di centrodestra. Già in Parlamento dal 1994 al 2013 con Alleanza Nazionale, è candidato al Senato nel collegio plurinominale Sicilia Occidentale per la lista di Fratelli d’Italia (al numero 2, dietro Isabella Rauti).

Che rapporto ha con la Sicilia?

Mi sono formato e ho fatto gli studi in Sicilia. Con questa terra ho un rapporto molto stretto, la mia è una famiglia di tradizione agrumicola e vive ancora qui. Ho tanti amici e spesso sono venuto a sostenere le campagne elettorali di altri. E’ la prima volta che mi candido in Sicilia, accettando la proposta di Giorgia Meloni, con la convinzione che si possa costruire, a partire dal successo del mio amico Nello Musumeci, una filiera di governo che colleghi la Sicilia a Roma.

Quali sono le priorità per la Sicilia su cui dovrebbe concentrarsi il prossimo governo nazionale?

La prima cosa è il lavoro, l’impresa. Poi servirebbe una pubblica amministrazione più efficiente. Negli anni del mal governo di Crocetta è stata sprecata l’occasione dei Fondi Strutturali Europei, perchè i progetti non sono stati presentati in tempo utile. Come ha scritto in questi giorni Il Sole 24 Ore, resta pochissimo tempo per non perdere definitivamente 500-600 milioni di euro, per cui bisognerà utilizzare tutto il tempo a disposizione per recuperare 5 anni di ritardo. Penso poi alla Sicilia come Polo delle sviluppo del Mediterraneo, con alcune misure come il dimezzamento dell’Iva sul turismo al 5%, togliere l’Imu sui beni strumentali, turistici e alberghieri. E, infine, realizzare in Sicilia quanto è stato già fatto in Portogallo, consentendo ai pensionati europei di venire a vivere qui per almeno 6 mesi e un giorno con la stessa pensione che percepiscono nel loro Paese d’origine senza incorrere in una tassazione forte. Tutto ciò avrebbe effetti positivi sul turismo, sull’occupazione, sui consumi e, più in generale, sul Pil siciliano.

Servirebbero però anche altri servizi e altre infrastrutture per accogliere in maniera adeguata chi arriverebbe…

La Sicilia può essere un Polo logistico-infrastrutturale. Ma serve il Ponte sullo Stretto di Messina e un nuovo progetto su portualità e aeroporti che consenta alla Sicilia di diventare la portaerei del Mediterraneo, il luogo in cui si sdoganano le merci verso il Canale di Suez e l’Asia.

Lei ha condiviso gran parte della sua esperienza politica con Gianfranco Fini. Cosa pensa della sua uscita dalla scena politica?

Ha sprecato una grande occasione, distruggendo la destra italiana. Sui suoi ultimi anni il giudizio non può che essere altamente negativo. Giorgia Meloni è però riuscita a ricostruire quest’area politica, dimostrando che la destra esiste e contribuendo in maniera determinante all’elezione di Nello Musumeci in Sicilia.

Come vive questa competizione nel centrodestra, con Salvini che ambisce a guidare il prossimo governo?

Tutte le ambizioni sono legittime, anche quelle di Giorgia Meloni. Noi non andremo mai con Grillo o con Renzi, siamo la garanzia di un percorso polititico coerente. Se dalle urne non uscirà una maggioranza, e la Sicilia potrebbe essere decisiva in tal senso, ritengo che la parola dovrebbe tornare agli elettori.

Che giudizio dà dei cinque anni di governo del centrosinistra?

Il giudizio lo danno già gli elettori, considerato che la sinistra è destinata al terzo posto. E’ un giudizio senza appello, anche Renzi ne è consapevole, tanto da aver detto che in caso di sconfitta non lascerebbe la guida del Pd. Agli elettori tentati dal M5S dico che ci sono due strade: il centrodestra o il caos.

In questi giorni si è tornati a parlare della rinascita dei gruppi neofascisti e degli scontri tra opposto estremismi. Che ne pensa?

Penso che qui c’è un solo estremismo. Spiace che la sinistra vorrebbe reprimere le idee. Io, pensando anche a quello che è accaduto a Palermo, ritengo che bisognerebbe reprimere la violenza e le centrali dell’odio.

Vincenzo Figlioli

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