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“Santa Rosalia nel giardino dei limoni” di Giovanni Proietto: la salvezza avviene per opera della natura

Se a salvarci fosse proprio la natura con le sue meraviglie? Ma salvarci da cosa? La risposta è semplice eallo stesso tempoparadossale: dall’indifferenza, dal vuoto, dalla dispersione, dalla noia, dalle brutture, dalla distanza dalla BELLEZZA.

Ne “Il giardino dei limoni” di EranRiklis, un film del 2008, una giovane palestinese di nome Salma, dedica tutto il suo tempo, con devozione e passione,alla cura del suo giardino dei limoni. Per lei quel giardino,che ha coltivato per anni insieme al padre, rappresenta un dono prezioso che madre natura le ha preservato e per il quale è disposta a tutto, anche a sacrificare se stessa.E nel giorno in cui i suoi alberi verranno considerati una minaccia, intraprenderà una lunga battaglia legale, pur di non rinunciare alle proprie radici. Salma incarna l’amore forte,il fluire silenziosoin un mondo rumoroso e sordo, vuole essere l’essenza della gratitudine e della forza lottatrice. Un’eroina, ma prima di tutto una donna padrona del suo giardino.

E’ bella e giovane, come narra la storia, ma è nuda, sensuale e morbida. E’ Santa ed in-carne. Prima di ricevere la beata santificazione, il pittore Giovanni Proietto ci ricordache è stata “donna”. E’ Santa Rosalia! Spogliata dalle sue vesti, èadagiata in un giardino di splendidi limoni, lontano dalla buia e triste grotta. Alle sue spalle, una donna serpente seducente, sorridente e fiera della propria sacralità, proprio perché vive a contatto con madre terra, sede della divinità. Proietto,  scavalcando le barriere bibliche, prende in prestito la donna serpente della tradizione ermetica, seconda la quale, il serpente rappresentanell’uomo la vita stessa e il suo rinnovamento. Il fluire serpentino, accende il fuoco ed è esso stesso fuoco che alimenta le passioni.

Sappiamo qualcosa della storia di questa donna, della “santa” di Palermo, da racconti, leggende, da raffigurazioni pittoriche, come ad esempio da quelle realizzate dal pittore fiammingo Antoon Van Dyck, che in questa città dimorò e a Santa Rosalia dedicò più di un’opera. La riconosciamo subito in qualsiasi rappresentazione grazie alla presenza dei suoi attributi iconografici, i quali, possono anche alterare o confondere o addirittura allontanare dal significato originario.

Giovanni Proietto, raccoglie gli oggetti-simboloche rimandano agli attributi iconografici della santa, collocandoli in basso, adorna il capo di Santa Rosalia con una piccola rosa e le accosta un altro fiore, il giglio bianco, simbolo di purezza. Dall’unione di rosa-lilium nasce, secondo la tradizione palermitana, Rosalia, un nome voluto dalla natura. E’ il legame indissolubile con la terra, madre di tutto il creato che si legge in tutta l’opera di Proietto e che ci invita a vivere di questa energia viscerale, carnale ed erotica. La natura è presente nelle sue azioni: un limone, simbolo di salvezza, cade e copre la pagina di vangelo aperto e la corona di rosario. Anche la croce rimane nascosta sotto fiori e foglie. Accanto, il teschio da eremita, osserva la scena. La salvezza avviene non per intercessione divina ma per opera della natura.

Gianna Panicola

redazione

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Tags: Giovanni Proietto