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Bobo, il trapanese

Ore di febbrili discussioni nella politica italiana sulle candidature alle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. Rispetto al “Porcellum”, com’è noto, il “Rosatellum” ha parzialmente ripristinato i collegi uninominali che dal 1994 al 2001 caratterizzarono la competizione elettorale, assicurando un maggiore collegamento tra i candidati e i territori, rispetto alla dittatura delle liste bloccate che nelle ultime tre tornate aveva demandato tutto alle segreterie politiche.

In realtà, il principio della rappresentanza sarà rispettato solo in parte, così come avveniva anche ai tempi del “Mattarellum”. Non mancheranno dunque i candidati paracadutati da Roma verso seggi sicuri, lontani da quelli d’origine. O quelli che in un modo o nell’altro devono esserci, per le solite ragioni di “real politik”. Matteo Renzi sta cercando di convincere i dirigenti del Pd emiliano ad ingoiare l’ennesimo rospo, che stavolta ha preso le sembianze di Pierferdinando Casini. Ma c’è anche da trovare una collocazione alla figlia dell’ex Ministro Totò Cardinale, domando l’irritazione dei democratici siciliani, che preferirebbero valorizzare altre figure. Discussioni analoghe sono in corso nel centrodestra e persino nel Movimento 5 Stelle si parla della possibilità di puntare su nomi altisonanti del mondo culturale e della società civile per sedurre nuove fasce dell’elettorato, un po’ come faceva il vecchio Pci inserendo nelle sue liste i cosiddetti “indipendenti di sinistra”.

In tutto ciò, a me è tornata in mente la campagna elettorale del 2001, quando la Casa delle Libertà pensò bene di assicurare il collegio uninominale di Trapani al milanese Bobo Craxi. Se, come abbiamo ricordato tante volte, “la politica è l’arte del possibile”, quell’episodio rappresenta una delle sue manifestazioni più estreme. Il figlio di Bettino, pur di avere un seggio sicuro alla Camera, accettò di candidarsi nelle stesse liste in cui c’erano quelli che avevano sommerso di monetine il padre in uscita dall’hotel Raphael. Allo stesso tempo, quelli che avevano applaudito davanti alla tv i lanciatori di monetine del Raphael si ritrovarono a non poter mandare un proprio concittadino a Montecitorio, finendo per votare Bobo “turandosi il naso”. Durante la campagna elettorale il figlio di Bettino strinse numerose amicizie e si diede da fare per conquistare le simpatie dei trapanesi, tanto che si parlò anche di un suo interesse per la squadra di basket granata. Con la sua elezione, ripresero quota i craxiani indigeni, ma nel giro di qualche tempo il garofano socialista tornò ad appassire, tra nuove inchieste e solite diaspore. Del suo impegno per il territorio che lo elesse parlamentare ricordiamo ben poco. Sicuramente, la sua presenza sulla scena non oscurò il senatore Antonio D’Alì, che in quegli anni era il vero e proprio “dominus” della politica locale. Le cronache raccontano che cinque anni dopo il “trapanese” Bobo si candidò con l’Ulivo in Lombardia e fu nominato sottosegretario del governo Prodi, tornando a collocarsi nel centrosinistra. Nelle ultime settimane ha spostato ancora più a sinistra il proprio posizionamento politico, annunciando la propria adesione a Mdp, in nome di una vecchia amicizia con Massimo D’Alema. Chissà che non proponga ai dirigenti di Liberi e Uguali di candidarlo da queste parti: in fin dei conti, nel 2001 ottenne il 56,81% dei consensi…

Vincenzo Figlioli

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Tags: Bobo Craxielezioni2018