Maria SS della Cava: storia di una patrona sfortunata e dimenticata
A tutto il Clero, all’Egregio Sig. Sindaco di Marsala Aberto Di Girolamo e ai cittadini marsalesi. Con queste righe mi rivolgo indistintamente ai miei concittadini con un unico scopo: tornare a rispettare e festeggiare solennemente la nostra patrona. L’epocale evento a cui siamo TUTTI chiamati a partecipare il prossimo diciannove Gennaio sarà un cinquecentenario probabilmente non all’altezza dei fasti del passato. Infatti, Maria della Cava era celebrata anche il diciotto Maggio e il primo Settembre in memoria di due sventati terremoti per sua intercessione, con partecipate processioni e pubbliche esposizioni del simulacro che, inoltre, sono documentate per scacciare altri pericoli per la città (guerre, tempeste, siccità, carestia, peste, invasioni di locuste, elevata pressione fiscale, ecc…).
Non serve certo l’occhio esperto di uno storico per notare l’evidente rottura nel rapporto tra i marsalesi e la loro madre celeste, la quale è vittima di un patologico stato di oblio ormai da decenni. Nonostante la storia attesti due ritrovamenti della statuetta (il primo, a seguito delle ricerche di Padre Savina nel 1518; il secondo, sotto le macerie del santuario distrutto dagli americani nel Maggio 1943), il suo contributo non è bastato per dare continuità al culto e al patrimonio di tradizioni che lo accompagna. Ciò si potrebbe imputare all’attuale mancanza di un luogo capace di catalizzare grandi flussi di fedeli e pellegrini come furono l’ottocentesco tempio, voluto e finanziato dalla cittadinanza, e la chiesa seicentesca eretta sulla grotta nel 1607. In verità, credo che la questione sia più complessa e bastano poche domande per capirlo: chi conosce veramente i motivi che hanno reso nel 1788 Maria della Cava la nostra protettrice? Ci siamo mai recati nei luoghi da lei santificati? I nostri figli conoscono il “Marunnuzza di la cava”? Ma, soprattutto: daremo mai un lieto fine a questa vicenda? Io voglio credere di si!
Occorre che le Istituzioni e la Chiesa lavorino di concerto affinché la città si riconnetta alla sua patrona non solo spiritualmente, con il ripristino di rituali e preghiere secolari a lei dedicati, ma anche culturalmente. Infatti, a prescindere da quanto sia ardente la sua fede, ritengo sia comunque un dovere del marsalese avere un ruolo attivo e consapevole entro la realtà che lo circonda. Mi chiedo, ad esempio, se tra coloro che assistono alle manifestazioni del Giovedì e Venerdì santo vi siano davvero tutti cristiani praticanti o, piuttosto, che buona parte di essi non siacostituita in realtà da semplici curiosi o affezionati ad una vecchia usanza. Non pretendo in questa sede, infatti, che voi lettori riacquistiate la devozione dei nostri avi, poiché questa deve essere una scelta esclusivamente personale, ma spero che questa imminente occasione si riveli per tutti noi motivo di giubilo, che possa farci superare le differenze di pensiero e le problematiche che avviliscono la nostra quotidianità, per tornare ad essere nuovamente “comunità”.
La ricetta giusta per porre rimedio a questa deriva è semplice: collaborazione delle parti interessate, mirate iniziative nelle scuole di ogni ordine, apertura prolungata del santuario, realizzazione di una mostra fotografica sulle tele e le statue che raffigurano la Madonna nel territorio. Inoltre, data l’eccezionalità dell’evento, credo che sia giusto organizzare una processione speciale con un itinerario che copra quante più strade possibili, a cominciare dalla Via Roma che, quindi, dovrebbe essere liberata per tempo dai mercatini natalizi. Sperando che dal cielo giunga una nuova intercessione su chi di dovere, sicura del coinvolgimento di voi lettori, mi auguro che questo appello non resti inascoltato.
Serena Parrinello