Categorie: AperturaIo la penso così

Fuori dalla chiesa

Le parole di Papa Francesco sulla povertà e le ingiustizie osservate nel suo recentissimo viaggio in Myanmar e Bangladesh, suonano come un grande monito alla mobilitazione e alla solidarietà. Dai media sono giunte in tutto il mondo (e speriamo che producano risultati). Dappertutto, meno che a… Catania. Domenica nel centro della città etnea, davanti alla chiesa principale, è apparso un cartello che recita “Le celebrazioni della Santa Messa sono trasferite nella Basilica Collegiata”. Cattedrale chiusa, anzi sprangata per i fedeli e i tanti turisti che affollano Catania. Motivo: l’occupazione del sagrato della chiesa da parte dei senzatetto dei quartieri periferici della città. Erano in tutto una quarantina, adulti e bambini piccoli, provenienti dai quartieri più poveri della città. Da diversi giorni vivono e dormono alla meno peggio, accampati davanti ai portoni della Cattedrale di Catania. Protestano contro l’amministrazione comunale, ce l’hanno col sindaco Enzo Bianco che, a loro dire, avrebbe “promesso alloggi popolari per tutti in campagna elettorale, al momento della sua ricandidatura, senza però mantenere le promesse”. La chiesa di Catania ha chiuso le porte per evitare che i senzatetto si accampassero dentro. Il parroco della Cattedrale, monsignor Barbaro Scionti, sempre in prima linea per la festa di Sant’Agata, si è limitato a dire al quotidiano di Catania ”La Sicilia”: “quello che mi disturba è che una grana dell’amministrazione stia ricadendo su di noi…”. Noi chi?Mah! Potrebbero chiudersi qui (come le porte della Cattedrale) queste nostre note, invece vogliamo commentarle: quel sant’uomo di monsignor Barbaro Scionti avrà letto certamente il Vangelo ( d’altronde vive di questo…) e della parte in cui Gesù parla della parabola dei poveri e dei ricchi, della cruna dell’ago (Mat, 19,24) e via così predicando. Che ne pensa? E del suo “referente” che girava scalzo e ramingo oltre duemila anni fa per i deserti della Galilea, a predicare la parole di colui che arrivando avrebbe reso tutti uguali, che ne pensa? E del suo “principale” che arrivando sul soglio di Pietro ha scelto di chiamarsi Francesco come il santo dei poveri, che ne pensa il reverendo catanese? Fa freddo e la povera gente di Catania (come quella del mondo intero) bussa alla porta per un ricovero. E il sacerdote che fa? Non si immischia nelle “grane” politiche, trasferisce la funzione in altra chiesa ( magari frequentata dalla Catania bene che non chiede nulla, anzi lascia qualche obolo…) e abbandona i poveretti senza tetto davanti al sagrato, con i bebè in braccio ( “lasciate che i piccoli vengano a me. …a chi è come loro…infatti appartiene i regno dei cieli Mat, 19,13 -15). Quando questi bambini, tra cento anni, giungeranno in cielo, non cerchino i sacerdoti come Barbaro Scionti. Il Padreterno li avrà già collocati, ne siamo certi, in altro luogo. Metaforicamente più in basso, al calduccio.

Gaspare De Blasi

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Tags: Papa Francesco