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“Fine vita”: le parole del Papa, il pressing di Cappato e il dibattito politico a Marsala

La Commissione Affari Generali sta discutendo l’approvazione della proposta di regolamento presentata da Daniele Nuccio

La bioetica, si sa, è un ambito sempre delicato, che va a toccare sensibilità diverse, di cui in ogni caso è giusto avere rispetto. Molto si è discusso ieri delle parole di Papa Francesco, che in un messaggio inviato al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, e a tutti i partecipanti al meeting della World Medical Association sulle questioni del cosiddetto “fine-vita” ha utilizzato parole importanti, che evidenziano come anche nel mondo ecclesiastico ci siano correnti di pensiero diverse sull’argomento: “Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”.

Senza aprire all’eutanasia, Papa Francesco di fatto mostra attenzione alle argomentazioni di chi, da anni, mette in guardia l’opinione pubblica sulle conseguenze dell’accanimento terapeutico. Tra questi, senza dubbio, l’associazione Luca Coscioni, che attraverso il suo presidente Marco Cappato ha promosso recentemente una raccolta di firme per invitare il Parlamento ad accelerare i tempi per l’approvazione del ddl sul testamento biologico prima dello scioglimento delle Camere. Tra i firmatari anche 70 sindaci, in gran parte del centro nord. A rappresentare la Sicilia ci sono solo quattro amministratori: Leoluca Orlando (Palermo), Filippo Drago (Aci Castello), Salvatore Palermo (Francofonte), Angelina De Luca (Altofonte). Nessuno tra i primi cittadini della provincia di Trapani ha aggiunto la propria firma a tale raccolta. A Marsala, però, l’argomento è da oltre un anno oggetto di discussione politica.

A fine agosto del 2016, il consigliere Daniele Nuccio presentò una nota in cui proponeva che in assenza di una normativa nazionale in materia, il massimo consesso civico chiedesse al sindaco di istituire un “registro comunale per l’autodeterminazione sanitaria”. La proposta è diventata un ordine del giorno che il Consiglio comunale non ha ancora deciso di trattare. Nel frattempo, lo scorso 4 settembre, il dirigente vicario Matilde Adamo ha dato parere negativo di legittimità, facendo riferimento a una circolare interministeriale del 19 novembre 2010 con cui i Dicasteri del Lavoro, delle Politiche Sociali, dell’Interno e della Salute intervenirono censurano le iniziative intraprese da alcune amministrazioni locali che avevano istituito i registri comunali per la raccolta delle direttive anticipate sul cosiddetto “fine vita”. In quella circolare si ribadiva che la materia in questione andava considerata “esclusiva competenza del legislatore nazionale” e che i provvedimenti predisposti dai Comuni andavano considerati “privi di effetti giuridici”. Va ricordato che nel 2010 era ancora in carica il governo Berlusconi e che appena un anno prima la dolorosa vicenda di Eluana Englaro aveva dato vita ad aspri scontri istituzionali proprio sul “fine vita”, rilanciando il dibattito sul biotestamento. La dirigente Adamo, nell’argomentare il suo parere negativo di legittimità, ha inoltre spiegato (citando il Dpr 445/2000) che in mancanza di un intervento del legislatore la manifestazione di volontà del cittadino a proposito del “fine vita” può essere accolta da un notaio, ma non da un dipendente della pubblica amministrazione, come invece prevedeva la bozza di regolamento proposta.

Il dibattito però non si è fermato e lo scorso 15 novembre la Commissione Affari Generali, presieduta da Ivan Gerardi, ha ascoltato il segretario generale Bernardo Triolo, la cui audizione era stata programmata nella precedente riunione di commissione. Triolo ha di fatto ribadito quanto messo per iscritto da Matilde Adamo, mentre il consigliere Nuccio ha sottolineato come tanti Comuni stiano adottando regolamenti sull’autodeterminazione sanitaria proprio per colmare il vuoto legislativo presente a livello nazionale e, al contempo, dare risposte ad alcune sentenze degli ultimi anni. Nuccio ne fa una questione di coscienza: “si tratta di un tema etico visto che fra qualche decennio si parlerà di questo argomento come 40 anni fa si parlava di aborto o di divorzi”. Di diverso avviso Letizia Arcara, che ha proposto di archiviare la questione. Il presidente Ivan Gerardi ha però preferito invitare i colleghi a un’ulteriore pausa di riflessione, rimandando ogni decisione alle prossime sedute della Commissione. Nel frattempo, magari, si registrerà anche un intervento da parte del sindaco Di Girolamo, che a differenza dei 70 colleghi che hanno aderito alla raccolta di firme promossa dall’associazione “Coscioni” ha preferito tenersi a distanza di sicurezza da questo dibattito.

Vincenzo Figlioli

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