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Scrive Vincenzo Pantaleo sulle elezioni regionali

La nave della politica muove a grandi tappe verso le prossime elezioni regionali siciliane.

Nel Pd un ruolo centrale lo ha avuto, nel bene e nel male, Leoluca Orlando: confermato per l’ennesima volta sindaco di Palermo, dopo avere attraversato innumerevoli stagioni politiche sempre in bilico tra partecipazione organica al centrosinistra e pulsioni movimentiste, ad Orlando è stato chiesto di destrutturare il partito in direzione della nuova frontiera rappresentata dal “civismo”, attesa la difficoltà di proporsi agli elettori in modo tradizionale.

La sua era una delega quasi in bianco, dalla quale è uscita non senza difficoltà la candidatura del Rettore dell’Università di Palermo.

Non a caso le esternazioni del Prof. Micari si sono caratterizzate fin da subito per moderazione ed equilibrio: nessun punto di rottura traumatica con l’azione del governo Crocetta ma certamente un cambio di marcia, atteso che, come tutte le esperienze, anche quella appena passata ha delle ombre ma anche delle luci.

Meno fortunato invece il tentativo orlandiano di individuare i candidati per comporre le liste: una debacle che ha ridimensionato la figura del sindaco di Palermo nella fase in cui lo stesso avrebbe dovuto dimostrare la propria capacità di aggregazione.

A poche settimane dal voto, in una girandola schizzofrenica di sondaggi, ci si chiede se il centrosinistra sia riuscito a recuperare il gap di conoscenza del candidato Micari da parte degli elettori e se si è riusciti ad essere credibili sul piano programmatico.

Con molta franchezza va detto che anche altrove di programmi abbiamo sentito parlare poco: le forze in campo sembrano più preoccupate dei tatticismi per approdare a Sala d’Ercole e alla categoria dei professionisti della politica succede, come sempre in questi casi, quella dei professionisti dell’elezione.

Dal canto loro i siciliani vivono momenti di grande disillusione sul futuro e sulla capacità della propria classe dirigente di accendere una speranza di reale sviluppo a fronte delle potenzialità di questa terra che pure sono sotto gli occhi di tutti.

Per questo è presumibile che ci si aggrappi ad un ultimo filo, quello della protesta.

Al riguardo ho assistito alla manifestazione indetta nella nostra città dal Movimento 5 Stelle: credo che una analisi obiettiva non possa prescindere dalla notazione che tutto si è ridotto a slogan di sicuro impatto dove i programmi e la politica sono risultati i grandi assenti.

Ho la convizione che tali lacune siano state percepite dai presenti anche se ciò probabilmente non basterà a distogliere dal voto di protesta.

E tuttavia chi vuol fare passare il concetto che la politica oggi non sia più necessaria per amministrare le comunità, soprattutto a livello locale, sbaglierebbe di grosso.

Anche i 5 Stelle non ne potranno fare a meno qualora dovessero vincere le elezioni: le defaillance dagli stessi palesate nel governo della capitale ne sono la prova più evidente.

Negli anni cinquanta si faceva politica per partecipare alla ricostruzione nazionale: quel periodo ci ha lasciato, sia pure con le degenerazioni che ne sono seguite, alcuni tra i più lungimiranti esponenti politici che questo paese abbia conosciuto.

Certo hanno avuto di mira il loro orizzonte personale, ma hanno fatto al contempo l’interesse generale: oggi questo nobile compromesso manca.

Eccoci dunque al nodo cruciale, quello che ogni partito o movimento si ostina a non voler affrontare come le esigenze dei tempi richiederebbero: la selezione della classe dirigente.

Non è più possibile farla coincidere con i meccanismi premiali sin qui utilizzati dai partiti tradizionali (sostanzialmente basati sui pacchetti di voti), nè identificarla con il reclutamento tramite semplicistiche e assai dubbie forme di accesso alla rete come avviene per i 5 Stelle.

Ed allora il civismo orlandiano nel quale il centrosinistra ha deciso di investire può avere un senso solo se ci si può attendere una nuova consapevolezza in tal senso.

Qualora viceversa tutto dovesse risolversi, per l’ennesima volta, in una mera operazione di facciata, la stroncatura non tarderebbe ad arrivare.

avv. Vincenzo Pantaleo

Pd Marsala

redazione

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