Da pochi giorni, alla guida della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani, si è insediato l’architetto marsalese Enrico Caruso. Già alla guida, per qualche mese, del Museo regionale Lilibeo, è anche attuale direttore del Parco archeologico di Selinunte, che dirige raccogliendo ottimi risultati. Con Caruso abbiamo fatto il punto della situazione archeologico-culturale del territorio marsalese, chiarendo alcuni aspetti e fissando i primi obiettivi futuri.
Non possiamo non partire dalla situazione che vige in tutta l’area archeologica di Capo Boeo e di come rendere fruibili alcuni siti.
Voglio chiarire che la Soprintendenza non ha più competenze dirette su queste aree. Con l’unificazione del Polo museale di Trapani e Marsala, che fa capo a Luigi Biondo, ogni competenza spetta al Polo che è preposto alla valorizzazione dei siti. La Soprintendenza svolge un ruolo di tutela, di controllo e risoluzione dei vari problemi. Al momento a Marsala, in particolare, ci occupiamo delle ricerche archeologiche.
… ricerche archeologiche che a Mozia procedono.
Sì, a Mozia si è conclusa la campagna di scavi dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ma sull’isola abbiamo predisposto un progetto che partirà quanto prima. C’è già il decreto che prevede un finanziamento di 4 milioni e mezzo circa di euro, che serviranno per il restauro degli edifici storici, del Museo Whitaker, per la copertura degli scavi e per la realizzazione di piste ciclabili all’interno dell’isola. Bisogna ancora fare una gara per appaltare i lavori. Purtroppo i tempi burocratici non sono celeri.
Baglio Tumbarello, che insiste a Capo Boeo, sembra vivere uno stallo. Cosa sta accadendo?
Appena insediato, ho chiesto all’Urp di presentarmi una relazione per verificarne la situazione. La ditta che stava sistemando un padiglione in cui si trova un’area museale, è al momento, per alcune vicende, sotto controllo giudiziario. Era stato indetto infatti un bando di gara per il recupero del Complesso, per rifare il cortile. Però allo stato attuale serve un altro progetto per risistemare tutti i padiglioni.
Un altro complesso attende di essere riqualificato. Ed è quello della Madonna della Grotta, in zona Stadio.
Quando ero alla guida del Museo di Marsala mi sono detto che la prima cosa da fare era valorizzare il sito. In sei mesi sono stato promotore di ben sei incontri al Complesso della Madonna della Grotta. Ciò sta portando alla elaborazione di un progetto che speriamo venga finanziato dalla Regione una volta presentato.
Ci preme molto, così come ai cittadini marsalesi, un’eventuale riapertura del viale in cui insiste il Decumano Massimo, dalla parte di Piazza della Vittoria.
Purtroppo c’è un problema rilevante. Non solo a Marsala ma in tutti i musei siciliani: la mancanza di personale. Tutti i poli museali sono sotto organico, è da 30 anni che non si fanno più concorsi, i custodi sono anziani ed alcuni sono andati in pensione e non sono stati sostituiti. Al Museo Lilibeo non si può al momento pensare di riaprire il viale proprio per mancanza di custodi. Le vie sono due: o rifare dei concorsi per assumere personale oppure approntare dei fondi per affidare il servizio a privati. Ma ciò dipende dal Governo della Regione.
Ci aggiorni sul relitto della nave romana ritrovata nelle acque di Marausa e che tempo fa era contesa da Marsala e Trapani.
No, non c’è più nessuna contesa. La nave romana ha trovato una sua definitiva collocazione nell’unico museo navale della Sicilia Occidentale, quello di Marsala. La Regione Sicilia ha peraltro fatto un piccolo finanziamento per il montaggio della nave all’interno del polo museale.
Come direttore del Parco archeologico di Selinunte ha fatto tanto ed è stato da esempio. Crede che il connubio tra storia, archeologia ed organizzazione di eventi culturali sia una carta vincente per un ritorno economico del territorio?
Si, assolutamente. Certo, l’area archeologica di Selinunte ha un “appeal” più intrigante, attira molto turismo. Abbiamo organizzato diversi eventi, alcuni gratuiti altri a pagamento. C’è da dire anche che Selinunte è un Parco Autonomo per cui i proventi dei biglietti rimangono al Parco stesso e poi vengono reinvestiti. A Marsala ad esempio questo non accade perché non c’è un Parco archeologico autonomo.