Quando leggerete queste note presumibilmente il voto on-line promosso dal M5S per scegliere il loro candidato premier si sarà concluso e in questo fine settimana nella kermesse nazionale i pentastellati “incoroneranno” ufficialmente il vincitore. Le primarie con Luigi Di Maio candidato unico e l’ennesimo intoppo in Sicilia sia tecnico giudiziario, (vicenda primarie con tanto di ricorso), si giudiziario (Bagheria), non sono indice di scarsa democrazia. Ma qualcosa di peggio: sono il sintomo (la prova?) dell’eterna immaturità, impreparazione, improvvisazione, inadeguatezza di un movimento che cresce fuori, ma non dentro. Intendiamoci, anche le primarie per la leadership o la premiership del Pd sono sempre state prevedibili e scontate, con un sicuro vincitore e alcuni sicuri sconfitti messi lì per perdere, per non parlare poi di quelle del centro destra che si tengono (ancora?) ad Arcore malgrado il tentativo leghista di spostarle tra le montagne della bergamasca… Torniamo ai cinque stelle: qualunque altro sistema era meglio di quello adottato. Avrebbe ugualmente vinto Di Maio: perché è il più visibile e istituzionale, è vicepresidente della Camera, da tempo studia da candidato premier e l’unico suo rivale in popolarità, Alessandro Di Battista, è dalla sua parte. Anche se lo avesse scelto direttamente Grillo avrebbe sortito, dopo qualche giorno di inevitabili polemiche, l’effetto di evitare l’inutile figuraccia in cui sono caduti. Tutto però (vedremo anche quello che succederà a Bagheria) sarà dimenticato in pochi giorni anche perché il candidato premier nella attuale legge elettorale (e in quella che si sta profilando) non esiste, ma per i grillini ha una importanza che definire cambiamento è poco. Per loro che ci hanno abituato in questi anni a novità a volta davvero interessanti (ricordate le Quirinarie del 2013?), il candidato premier è anche quello che presenterà prima del voto (e questa è una novità sconvolgente) la squadra degli eventuali ministri. Il risultato lo vedremo dalle adesioni che ci saranno e dal sistema con cui verranno scelti i candidati al rinnovo del Parlamento. Intanto ci chiediamo se davvero pensano Grillo e Casaleggio di sceglierli con le solite primarie online, città per città, con i videoprovini e il voto di poche decine di iscritti per ciascuno? Pratichino se possono, sistemi diversi. Quello attuale ha tutta l’aria di essere il viatico di un fallimento annunciato.