Dopo la pausa estiva, ricominciano presso il tribunale di Trapani le udienze del procedimento giudiziario che vede tra gli imputati per corruzione elettorale l’ex esponente politico dell’Italia dei Valori, Antonio Nicolosi, e il suo collaboratore Giuseppe Milana. È stata, invece, pubblicata a fine luglio scorso la sentenza della Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso della Procura di Trapani contro la decisione del Gup di assoluzione dal reato di associazione a delinquere dei due accusati.
Nel 2011, a seguito di due attentati incendiari subiti da due imprenditori alcamesi, nasceva l’inchiesta giudiziaria condotta dalla procura di Trapani, culminata nel procedimento giudiziario in corso a carico dell’ex consigliere comunale Antonio Nicolosi, accusato di corruzione elettorale in occasione delle amministrative tenutesi ad Alcamo nel 2012. Da questo processo, che si sta svolgendo con rito ordinario, e le cui udienze riprenderanno domani davanti al giudice Piero Grillo, va distinto un altro procedimento giudiziario per voto di scambio, e culminato con una sentenza di condanna, al primo grado di giudizio, nei confronti di Nino Papania, l’ex senatore del Pd, che ha segnato per un ventennio la politica della città; il suo collaboratore parlamentare, Massimiliano Ciccia; i coimputati Giuseppe Bambina, Giuseppe Galbo e Filippo Renda.
La decisione emessa dal giudice Lucia Fontana, nell’aprile del 2016, nell’ambito del processo svoltosi, in questo caso, con rito abbreviato, ha dunque condannato i succitati imputati per voto di scambio ed ha assolto, invece, dall’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere, l’ex senatore e il suo braccio destro, e dall’associazione a delinquere semplice gli altri tre imputati. Il perno centrale dei due procedimenti giudiziari è costituito dalla figura di Antonio Nicolosi, il quale nel periodo pre-elettorale di cinque anni fa, circa fine novembre 2011, insieme agli amici Bambina, Galbo, Renda e Milana, avrebbe creato una vera e propria macchina di accaparramento dei voti, mediante l’istituzione di due associazioni, l’AIDA e Il Senso della Vita, e del patronato INPAS. Dette associazioni avrebbero ottenuto l’accreditamento presso il Banco delle Opere di Carità Sicilia, requisito indispensabile per ottenere le derrate alimentari che Nicolosi avrebbe consegnato ai suoi potenziali elettori (a reddito zero) grazie all’intermediazione di Massimiliano Ciccia, fedelissimo dell’ex parlamentare Nino Papania. Antonio Nicolosi, infatti, si candiderà alla competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale nella lista dell’Italia dei Valori che, nel 2012, faceva parte della coalizione a sostegno del candidato sindaco del centro-sinistra, Sebastiano Bonventre. In cambio dei pacchi di pasta per i cittadini elettori meno abbienti, Nicolosi, carabiniere in congedo, avrebbe chiesto il voto per l’appunto. Il candidato sindaco Bonventre, appoggiato politicamente dall’allora senatore pd, Nino Papania, risulterà vincitore al ballottaggio del maggio 2012, sconfiggendo per soli 39 voti il suo rivale Niclo Solina, candidato del movimento Alcamo Bene Comune. Solina si è costituito parte civile nei diversi processi in corso che hanno come tema centrale la corruzione elettorale durante le amministrative di cinque anni fa. Infatti, oltre al processo in cui è imputato Papania, condannato a otto mesi di carcere in primo grado, e al procedimento giudiziario in cui è imputato Nicolosi, vi è un altro filone dell’inchiesta sul voto di scambio che riguarda il periodo del ballattoggio, anche questo giunto alla fase del dibattimento che si sta svolgendo davanti al giudice Franco Messina.
Frutto di una campagna elettorale molto accesa sono stati, inoltre, i due processi per diffamazione ai danni dell’ex candidato sindaco di ABC. Uno si è concluso nel maggio 2016 con la sentenza di condanna nei confronti del suo avversario politico, l’ex primo cittadino di Alcamo Sebastiano Bonventre (dimessosi nel giugno 2015); l’altro, nel quale erano imputati l’ex sindaco di Alcamo Giacomo Scala e il giornalista Baldo Carollo, che hanno richiesto una pena alternativa, la cosiddetta “messa in prova”, è in corso ed in attesa della decisione del giudice sul programma svolto da entrambi.
Dopo la sentenza del 21 aprile 2016, emessa dal giudice Lucia Fontana, la Procura della Repubblica di Trapani ha fatto ricorso in Cassazione contro la non configurabilità del reato associativo nei confronti degli imputati Nicolosi e Milana, che era stata esclusa dal GUP. Infatti, il magistrato nelle motivazioni della sentenza scriveva “il sodalizio criminoso era destinato ad esaurirsi con il raggiungimento del risultato elettorale ottenuto grazie al mercimonio perpetrato”. Dunque, secondo il giudice Fontana, il reato di associazione a delinquere non poteva configurarsi poiché la macchina messa in moto dagli imputati non sarebbe stata destinata a perdurare nel tempo, ma avrebbe avuto come “solo” fine il voto di scambio delle amministrative e regionali 2012 (Nicolosi si dimetterà dall’organo elettivo per partecipare alla competizione per l’Assemblea Regionale Siciliana nell’ottobre dello stesso anno). I giudici della Suprema Corte, definendo il ricorso della procura di Trapani infondato, precisavano “Non pare che la sentenza impugnata abbia escluso l’astratta configurabilità di una associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di reati di corruzione elettorale (in dipendenza delle particolari cadenze della consumazione di tale seconda fattispecie, connesse alle più o meno cicliche tornate elettorali), essendosi il giudice di merito limitato ad osservare che, nella fattispecie, l’accordo criminoso era sostanzialmente destinato ad esaurirsi con la realizzazione dei plurimi reati di “voto di scambio” funzionali alle (al massimo) due tornate elettorali di interesse del Nicolosi e senza dunque che fosse stato contratto un vincolo associativo destinato a sopravvivere dopo la commissione dei reati programmati”. Inoltre, i magistrati di Piazza Cavour hanno aggiunto “È stata esclusa la presenza di una unione associativa proiettata, se non necessariamente per un tempo indefinito, per lo meno oltre la realizzazione di tali reati, così palesandosi l’assenza di quel connotato che rappresenta, in definitiva, la ragione di ordine pubblico per la quale l’ordinamento contempla la punibilità delle condotte associative”. La sentenza è stata pubblicata il 27 luglio scorso.
Di seguito riportiamo alcuni stralci delle intercettazioni ambientali in cui Antonio Nicolosi spiega ai suoi interlocutori il suo rapporto con l’ex senatore Nino Papania.
19 dicembre 2011
Antonio Nicolosi, a bordo della sua autovettura parla con un soggetto non meglio specificato esordendo nel modo seguente:
Nicolosi “…no…devo andare lì a presentare la documentazione di una cosa…”
Persona non identificata “inc…con Turano o con noi.”
Nicolosi “con il Senatore. Non lo so, poi decidono loro dove mettermi.”
Persona non identificata “Ma ti hanno fatto lavorare?”
Nicolosi “Sì, perciò. Ho quattro associazioni per il banco alimentare, patronato, caf.”
Persona non identificata “Ma quello che aveva Mirabile?”
Nicolosi “No, mie.”
Persona non identificata “E quelle mie?”
Nicolosi “Sono morte? E perché devono stare ferme? Le accrediti al banco alimentare e prendiamo il mangiare per le persone.”
Persona non identificata “Ne ho una accreditata.”
Nicolosi “Accreditala che prendiamo il mangiare alle persone, lo sai quante persone ho, che gli do da mangiare?”
Persona non identificata “Lo so perché conosco la situazione.”
Nicolosi “Ma non con Ganci e Massimiliano Ciccia, non c’entrano niente, sono mie assolute, quello “il porco” si vendeva il mangiare e alle persone non ce lo dava. Io al senatore gli ho spiegato la situazione… :“che posso fare per lavorare”…e lui: “fallo”… :“ho 286 famiglie.”
Persona non identificata “E il mangiare dove lo vai a prendere?”
Nicolosi “A Palermo…a Bagheria.”
Persona non identificata “Ma dove…con il furgone?”
Nicolosi “Con il camion…ho 286 famiglie Co (Cola-Nicola)…tu che fai? Mettiti con me.”
27 gennaio 2012
Nicolosi si trova all’interno della sua auto in compagnia di Nino Cammarata.
Nicolosi “Dopo maggio il sindaco è amico nostro. Non è Giacomino, è amico nostro. Tu puoi prendere l’impegno con le persone che te la faccio fare. Se io riesco a non fargliela fare, prendo l’impegno che gli regalo 100 euro ad ogni picciotto. Tu comincia a travagliare, Papania è il sindaco nuovo e amico nostro…”.
Linda Ferrara