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La testa della scuola

Quella statua di Giovanni Falcone decapitata non riparatela. Lasciatela così com’è, davanti alla scuola media dello Zen intitolata al magistrato. Ormai la vicenda è nota e non la racconteremo. Abbiamo dovuto metabolizzarla, ci abbiamo pensato (cose che capitano ai presuntuosi che ritengono di avere la testa…). Anzi, lo scempio prodotto dai mafiosi (chiunque sia stato per noi è mafioso) lo lasceremmo a terra perché tutti entrando in quella scuola, lo possano vedere e i mafiosi possano sentirsi “provocati” non un solo giorno, ma per sempre. Perché, se vi interessa, noi sosteniamo questa tesi? Perché lo Zen e tutti gli Zen d’Italia hanno bisogno di altro che della “becera” solidarietà della classe politica. Lasciamo pure la statua decapitata,e prendiamo d’esempio le parole di uno dei più grandi scrittori del novecento, che di mestiere faceva anche l’insegnate, Gesualdo Bufalino: “La mafia sarà sconfitta da un esercito di maestre elementari”. E’ questo quello che serve. Nient’altro.

Lo ha detto con parole chiare, forse nemmeno troppo diplomatiche la preside della scuola: “Noi cerchiamo – ha spiegato la preside dell’istituto, Daniela Lo Verde – di fare qualsiasi cosa per gli alunni, ma manca la costanza progettuale che ci consenta di rimanere aperti anche di pomeriggio, quando sarebbe necessario anche questo. Noi ci proviamo, ma servono finanziamenti non indifferenti. Quello che ci viene consentito, lo portiamo avanti, ma ancora non sono sufficienti i mezzi a disposizione per un’ampia attività progettuale come la vorremmo”. Anni fa, non ricordiamo in che circostanza, andammo in quell’istituto e notammo che non c’erano le bandiere all’asta, né quella italiana né quella europea: “Qui, se le mettiamo, le rubano”, ci spiegò il preside di allora e aggiunse a proposito dell’uso dei cellulari: “Ai miei insegnanti dico di portarlo in classe perché è capitato che ne avessero bisogno perché venivano chiusi in aula dai ragazzi”.

Non vogliamo dipingere la scuola dello Zen, e degli Zen di Marsala, come uno zoo, ma è chiaro che in questi istituti, la vita degli insegnanti non è la stessa di chi sta dietro una cattedra in un paesino della provincia di Cremona o di Trento. Chi insegna allo Zen cerca ogni giorno di conquistare i ragazzi, prova a convincerli a restare in aula, a non abbandonare la scuola, a non finire in quella percentuale di giovani che non lavorano e non studiano che aumenta di anno in anno. I numeri sulla dispersione scolastica, sulle bocciature da quelle parti sono volti, volti veri come era quello di Giovanni Falcone diverso dalla immagine di gesso, utile e rispettabile ci mancherebbe, che i mafiosi hanno distrutto.

Diversamente eroi dono anche gli insegnanti, i presidi, i bidelli: sono eroi del quotidiano. Uomini e donne che senza clamore fanno qualcosa che può apparire normale ma non lo è. Quella scuola non può essere “trattata” alla stessa stregua di una media del centro di Milano. Non può avere gli stessi parametri per aggiudicare il numero di insegnanti e di bidelli. Lo aveva capito bene Gesualdo Bufalino. Il 19 luglio alla scuola media dello Zen arriverà la ministra della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli. Per quella data probabilmente il busto tornerà ad essere quello di prima, ma non servirà a nulla se quel giorno la ministra non darà davvero una mano a quella dirigente, traducendo le parole di Bufalino in realtà.

Gaspare De Blasi

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Tags: Giovanni Falcone