Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza aveva scoperto una frode della Casa di Riposo “Giovanni XXIII” di Marsala. La vicenda nasce da presunte voci attive aleatorie e prive di certezza, scritte nei documenti contabili, per importi considerevoli, così da simulare la regolare operatività dell’IPAB ed ottenere contributi pubblici ai danni della Regione e anche del Comune lilybetano. Avevamo anche sentito a caldo l’ex Commissario Straordinario della Casa di Riposo, Ignazio Genna, coinvolto nelle indagini in quanto, come si legge nella nota delle Fiamme Gialle, la sua “condotta sembra integrare il delitto di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, unitamente a quello di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale”.
Adesso arriva una nota ufficiale di Genna che, comunque, da ora in poi si riserverà di parlare solo davanti agli organi competenti, confidando fiducia nella giustizia e fornendo loro piena collaborazione. “In seguito a una denuncia nei miei confronti nel 2013, da parte della Direzione Provinciale UIL FPI, a firma anche del segretario aggiunto Angileri Osvaldo, ho ricevuto un avviso di garanzia per una voce di “entrate” inserita dal sottoscritto nel bilancio di previsione 2013, e nella proposta di approvazione dello stesso, entrate che da lì a poco, avendone gli standard, i requisiti e il relativo decreto, e in seguito a diverse riunioni a Palermo, dovevano concretizzarsi in una convenzione e quindi in un’entrata certa. Il bilancio di previsione fu poi approvato dalla Regione, anche se per scadenza dei termini. Come da normativa – spiega tecnicamente – dovevo redigere il bilancio di previsione a 15 giorni dal mio primo insediamento, in quanto andava a scadere l’esercizio provvisorio; ero stato nominato Commissario Straordinario con un mandato per la normale amministrazione per tre mesi, da aprile 2013 a giugno 2013: una volta scaduto il mandato nessun atto si può predisporre fino a nuova nomina o sostituzione. Nomina che mi è stata rinnovata a novembre”.
Ignazio Genna chiarisce che era stato nominato non con il compito di estinzione ai sensi della legge regionale 22/86, non come commissario liquidatore con mandato unico e senza scadenza, ma unicamente in attesa che gli enti preposti nominassero il Consiglio di Amministrazione, “… non appena il nuovo Statuto redatto dai miei predecessori venisse approvato; Statuto lacunoso in più parti, secondo la segreteria generale della Presidenza della Regione e corretto dal sottoscritto per accelerarne l’approvazione e approvato da li a poco. Ho relazionato il tutto come da normativa a un mese dalla nomina e alla scadenza del mandato agli organi competenti”, ha fatto sapere. Ignazio Genna apre anche uno scenario triste e per certi aspetti inquietante: “Ho agito in buona fede con la poca esperienza che avevo in tema di bilanci, nell’esclusivo interesse della Casa di Riposo e dei dipendenti, scosso dai lutti che avevano colpito dipendenti e familiari a pochi giorni (forse 4) dal mio insediamento. Quando, durante i funerali, sono stato tirato in causa come figura istituzionale, in una chiesa gremita all’inverosimile, ero sul punto di lasciare. Ho seguito una procedura che negli anni 2010, 2011 e 2012 non aveva mai destato alcun tipo di sospetto e forse con più prudenza cambiando una o due voci dietro qualche consiglio generico e verbale di cui mi assumo tutta la responsabilità”.
Nella lettera Genna, afferma che i suoi legali, tra cui l’avvocato Ignazio Bilardello, nonché il consulente di parte, intendono precisare che “… tutto quanto contestatomi è conseguente a questo atto, ovvero all’inserimento di una voce di “entrate” e nella proposta di approvazione del bilancio di previsione 2013”. Genna ha fatto richiesta di essere ascoltato dal magistrato per chiarire sin da subito la sua posizione e consegnare tutta la documentazione in suo possesso.