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Domenico Surdi e il primo anno a 5 stelle di Alcamo. “Abbiamo puntato su regole, efficienza e governo della spesa”

Sono trascorsi 12 mesi dalla vittoria di Domenico Surdi alle amministrative di Alcamo. Un’affermazione per certi versi rivoluzionaria, in un Comune che per anni era stato la roccaforte della classe dirigente del centrosinistra e in una provincia che fino a quel momento non aveva mai eletto un sindaco pentastellato.

Che bilancio fa di questo primo anno di amministrazione?

Un bilancio positivo. E’ stato un anno molto complesso e difficile, soprattutto nei primissimi mesi. All’inizio, come si ricorderà, è stato cambiato il segretario comunale ed è stato un passaggio difficile per il vuoto che inizialmente si è creato. Con la nomina del segretario Bonanno abbiamo dato un grande impulso all’organizzazione dell’ente, attività che ci ha impegnati tantissimo. Sono state emanate tantissime direttive da parte dello stesso segretario e regolamenti da parte della giunta, che hanno colmato diversi vuoti che c’erano all’interno del Comune. In tal senso c’è stata davvero un’attività intensa da parte del Consiglio comunale e della giunta. Molti regolamenti, inspiegabilmente, mancavano. Il lavoro che è stato fatto dall’esterno magari si nota poco, ma dall’interno ha prodotto risultati importanti in termini di efficienza amministrativa. Tra i regolamenti adottati vale la pena ricordare quello anticorruzione, con cui abbiamo introdotto misure più stringenti in materia di appalti, prevedendo un nuovo patto di integrità con sanzioni per le imprese che non denunciano. Sul fronte della trasparenza abbiamo lavorato tanto: abbiamo trovato un Comune in cui c’erano due protocolli, ma tutte le delibere erano cartacee e l’assenza totale dell’informatizzazione è una nota di demerito per un Comune. Evidentemente, chi guidava prima l’ente non ne aveva colto l’importanza. Ci siamo attivati in tal senso e proprio in questi giorni è in corso la gara per l’affidamento della gestione della piattaforma digitale, che porterà ulteriori miglioramenti in termini di efficienza.

In che stato erano i conti quando vi siete insediati?

Abbiamo trovato una situazione in cui l’adozione degli atti di programmazione era priva di aderenza al dettato normativo. Il bilancio preventivo veniva puntualmente approvato alla fine dell’anno. Questo rappresentava un danno per l’ente, come scrive la Corte dei Conti, perchè non consente un’adeguata programmazione amministrativa e costringe a lavorare seguendo la logica delle emergenze. Quest’anno noi abbiamo approvato il bilancio di previsione ad aprile: siamo stati tra i primi in Sicilia. Un altro problema che abbiamo trovato riguarda lo squilibrio di parte corrente: le spese per il personale, l’illuminazione pubblica o la depurazione erano maggiori di quanto potessimo permetterci. Di fatto, il Comune di Alcamo era una famiglia che non governava la spesa. Ci siamo sentiti dire da alcuni politologi che avevamo trovato una città con conti solidi. Ma non è così. Abbiamo lavorato tantissimo per riqualificare la spesa, attraverso alcuni investimenti che ci consentiranno, nel giro di qualche anno, di ottenere importanti risparmi. Ad esempio, sul fronte dell’efficientamento energetico. Tanti altri interventi sono in fase di programmazione. Infine, abbiamo trovato un Comune assolutamente disinteressato alla cultura delle entrate.

Che percentuale di evasione avete trovato?

Su acqua e spazzatura tra il 30 e il 40%, con un aumento riscontrato negli ultimi anni. E questo è un grave danno perchè, com’è noto, i governi hanno ridotto i trasferimenti al minimo dicendo ai Comuni di camminare con le proprie gambe. Per cui, se ci sono troppi crediti non riscossi, parte delle risorse vengono bloccate. E così ogni anno nel bilancio di Alcamo ci sono stati milioni di euro di risorse vincolate perchè non si riusciva a riscuotere. Tutto ciò, naturalmente, è un’ulteriore beffa per i cittadini che pagano regolarmente. Sintetizzando, abbiamo trovato una situazione in cui non veniva governata la spesa, né la riscossione, né il rischio di contenziosi. Mi stupisco che chi c’era prima di noi non abbia mai preso in considerazione queste cose, che a noi hanno invece richiesto molto tempo in termini di attività amministrativa. Siamo comunque fiducisosi sulla possibilità di invertire il trend e riportare la barca in porto.

E’ soddisfatto del lavoro fatto dalla giunta o si poteva fare meglio?

Si può sempre fare di più e l’autocritica serve sempre a migliorare. Nei primi sei mesi ha pesato molto la situazione della macchina amministrativa. Oggi siamo in condizione di interfacciarci con gli uffici in maniera più efficace. Non sono ancora del tutto soddisfatto della velocità di risposta ai nostri input, ma alcuni obiettivi sono stati centrati, come sulla raccolta differenziata, che ci vede adesso oltre il 65%. Abbiamo fatto bene anche sul fabbisogno del personale, dove abbiamo bandito concorsi per dirigenti. L’assessorato alle finanze ha fatto bene con l’approvazione del bilancio ad aprile…

Rispetto al Consiglio comunale: è prevalsa la collaborazione o l’ostruzionismo nei confronti della vostra azione?

In termini generali sono soddisfatto dell’attività consiliare. Negli ultimi tempi è prevalsa la logica del confronto e della collaborazione da parte della minoranza, che ha dato input importanti anche all’interno delle commissioni consiliari. Più volte gli atti sono stati approvati all’unanimità. All’inizio c’è stata qualche strumentalizzazione da parte della minoranza e, qualche volta, anche da parte della maggioranza, purtroppo. Ma ci sta. Non ci stanno gli attacchi personali e la bagarre, che la città non vuole.

Chiuso il primo anno di amministrazione, su cosa punterete nel secondo?

Si sta aprendo un’altra fase. Abbiamo lavorato tantissimo per studiare la programmazione dei bandi europei in modo da cercare di ottenere più fondi possibili. Si tratta di un attento lavoro di progettazione che ci ha visti avviare un prezioso dialogo con le realtà tecniche del territorio. Tra gli obiettivi strategici che ci siamo posti, c’è l’avvio di un progetto in campo turistico in collaborazione con la Consulta del Turismo. Dare una spinta maggiore ai settori dello sviluppo economico e dell’urbanistica. Adottare un piano delle insegne pubblicitarie, superando l’attuale gestione da parte di una ditta privata e internalizzando il servizio. Intendiamo dare una spinta anche per il Piano regolatore generale e per il turnover del personale amministrativo. Abbiamo bisogno di nuovi dirigenti e nuovi funzionari: Alcamo è la città che ha il più alto numero di precari in Sicilia. Su quasi 800 unità che lavorano al Comune, solo 170 hanno un contratto a tempo indeterminato, poi abbiamo 397 contrattisti e 170 Asu. Questa è una vera inefficienza: non aver pensato a un ricambio del personale. Per fare un esempio, abbiamo solo due tecnici elettricisti, gli stessi che c’erano 30 anni fa. E’ vero che i precari sono molto volenterosi, ma la situazione che si è creata ha portato a difficoltà enormi nell’erogazione dei servizi, che vanno organizzati al meglio.

Alcamo è stata spesso al centro di importanti operazioni antimafia. A un anno dal vostro insediamento, qual è l’impressione sul fronte della legalità? Avete mai avuto la sensazione che la vostra azione di cambiamento potesse essere oggetto di minacce o ostruzionismi vari?

Non ho mai ricevuto minacce, né pressioni. L’attenzione è sempre stata molto alta, anche perchè le operazioni antimafia non riguardano solo il passato: l’operazione “Freezer”, che ha coinvolto la cosca mafiosa locale, è di appena pochi mesi fa. Da sindaco sono contento di poter dire di aver avuto modo di collaborare con le autorità di polizia locale, che fanno un lavoro davvero encomiabile. Nel tessuto sociale, registro inoltre la grande operosità delle scuole, che hanno prodotto nel tempo una buona cultura antimafia, grazie al lavoro degli insegnanti. Sul fronte dell’attività amministrativa, quando si parla di “aree grigie” all’interno dei Comuni, spesso lo si fa perchè si è di fronte a un’assenza di regole. Le regole servono a prevenire situazioni di corruzione e il nostro compito è prevenire questo genere di fenomeni. Riprendo qui una definizione del noto giurista Cassese, secondo cui la mala amministrazione è determinata anche da forme di ostruzionismo da parte degli uffici, assenza di regole e di trasparenza. Fare anticorruzione è avviare procedure di trasparenza, regolamentare attività non regolamentate. Ed è in questa direzione che stiamo lavorando, eliminando ogni traccia di terreno fertile.

Dopo le amministrative dell’11 giugno, c’è la certezza che Alcamo resterà ancora per un po’ l’unico Comune pentastellato della provincia. Cos’è, a suo avviso, che ha reso possibile la vittoria del M5S nella sua città e che invece non si è determinato a Trapani o Erice?

Sicuramente gli ultimi risultati nei Comuni pongono il Movimento in una fase di riflessione e confronto. Va comunque valutata la specificità di ogni territorio. L’anno scorso ad Alcamo c’è stata una risposta da parte degli elettori per tanti motivi: venivano dalle dimissioni del sindaco, nel 2012 Abc aveva già sfiorato la vittoria contro il vecchio gruppo di potere e l’amministrazione Bonventre non aveva soddisfatto la città. Noi abbiamo fatto una campagna elettorale in cui ci siamo presentati alla città come movimento di rottura col passato, ma abbiamo anche proposto un diverso modo di fare politica, spiegando ai cittadini che eravamo pronti a metterci al lavoro con umiltà. E la città ci ha premiati per questo. Altrove, evidentemente, queste condizioni non si sono concretizzate.

Vincenzo Figlioli

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