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Segnalato alla Polizia di Marsala un possibile caso di “Blue Whale”

Sembrava una leggenda metropolitana, ma la sensazione è che il fenomeno stia cominciando ad assumere proporzioni preoccupanti. Lo testimonia il fatto che anche a Marsala, nella giornata di sabato, sono state ritrovate tracce riconducibili al “Blue Whale”, il “gioco dell’orrore” che dopo aver provocato il suicidio di 157 giovani in Russia è balzato agli onori delle cronache in Italia in seguito a un servizio de Le Iene e a una serie di articoli che in varie parti d’Italia (Sicilia compresa) stanno denunciando episodi che presentano preoccupanti punti di contatto con questo fenomeno.

L’indizio che fa temere un possibile caso di “Blue Whale” (letteralmente “balena blu”) è stato trovato da un cittadino marsalese in via Francesco Crispi, dove sul finestrino del lato passeggero qualcuno, approfittando della polvere, aveva disegnato una messaggio inquietante – “Prendetevi la vita” – che a sua volta sovrastava il disegno di una balena e l’ormai famoso #f57, che è la denominazione alternativa del “Blue Whale”. L’episodio è stato segnalato dal cittadino marsalese alla polizia, che sta indagando sul caso. Si tratta di una situazione molto delicata, tenuto conto che nella maggior parte dei casi le vittime del “Blue Whale” sono minori, che attraverso i social vengono contattati da un “curatore”, un amministratore del “gioco” che somministra una serie di consegne da rispettare, via via più estreme fino al suicidio.

Al Sert di Marsala, l’equipe che si occupa delle nuove dipendenze fa sapere che in città sono molto diffuse quelle da cellulare, con alcuni adolescenti che passano notti intere senza dormire, costantemente con il telefonino in mano per chattare con amici o sconosciuti. Comportamenti da tenere sotto controllo e che spesso denotano malessere e una tendenza alla fuga dalla realtà quotidiana per cercare rifugio nel virtuale. Tuttavia, non necessariamente la dipendenza dal cellulare apre le porte al “Blue Whale”. Se però vengono contestualmente notati altri comportamenti sospetti (la tendenza a disegnare spesso balene o farfalle, la presenza di tagli sulle mani o sulle braccia, cambiamenti repentini nel rendimento scolastico o nella socializzazione…) occorre fare le opportune segnalazioni al Commissariato o alla Polizia Postale.

Se è vero che, come spesso accade in questi casi, il tam tam mediatico sta facendo crescere la psicosi del “Blue Whale” tra educatori e addetti ai lavori, è pur vero che nascondere nel silenzio la crescente preoccupazione non sembra la soluzione più adeguata, tenendo conto che gli studenti a scuola appaiono già da tempo informatissimi e che le ricerche di termini legati a tale fenomeno sul web sono in continua crescita. Gli psicologi  pertanto consigliano a genitori e insegnanti di affrontare l’argomento con i loro ragazzi, cercando di capire cosa sanno realmente del “Blue Whale”. Tutto ciò, allo scopo di evitare che tra i soggetti più deboli e potenzialmente più esposti al rischio di un’emulazione possano farsi strada un’insana fascinazione per questa folle pratica.

Vincenzo Figlioli

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