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Mauro Ruisi (ABC) all’amministrazione Surdi: “Serve maggiore coinvolgimento sui temi più scottanti”

L’esponente del movimento politico Alcamo Bene Comune è alla sua seconda esperienza in Consiglio comunale ed è componente della commissione consiliare competente in materia di bilancio. Diversi sono stati i temi affrontati nell’intervista: i rapporti con l’Amministrazione Surdi, i processi per voto di scambio, le prossime elezioni regionali

È giunta ieri la notizia della lettera inviata dal Presidente della Repubblica a Giuseppe Gulotta, il quale ha ricevuto la cittadinanza onoraria lo scorso 27 gennaio grazie ad una vostra mozione. Purtroppo, non è stato possibile un incontro privato con il Capo dello Stato.

Innanzitutto, da cittadino alcamese, da esponente del gruppo ABC sono veramente soddisfatto che la Presidenza della Repubblica abbia dato attenzione a questa nostra richiesta. Dal mio punto di vista, un caso così eclatante, che supera veramente i confini territoriali, merita attenzione. Non può dirsi il contrario. Non nego che mi sarebbe piaciuto che vi fosse stata effettivamente udienza per Gulotta, perché la sua storia non solo merita, ma è esempio per tutti. Devo dire che porta il nome di Alcamo, molto legato ovviamente alla storia di una persona che è quella di Gulotta, ma fa luce su una storia del passato di Alcamo, che evidentemente ha ancora troppe ombre. Quindi, la nostra richiesta in questo senso era non soltanto celebrare, come merita, una persona con un comportamento così bello e importante e di esempio per tutti, ma anche per la città di Alcamo, riuscire a mettere un tassello in più in questa storia che, certamente, ha avuto una sua rilevanza. Però, proprio per la condotta di Gulotta, ci piaceva che si potesse completare in questa maniera. Il risultato c’è stato perché l’apprezzamento da parte della Presidenza della Repubblica mi sembra assolutamente chiaro e sono contento che ABC e, comunque, la città di Alcamo, abbia dato questo contributo a riabbracciare Gulotta.

Questo è il suo secondo mandato da consigliere comunale. Quali differenze ha riscontrato tra le due esperienze?

Innanzitutto, anch’io sono cambiato, sono un po’ più maturo. D’altra parte, vivere le cose consente un’esperienza di cui poi si fa tesoro. Due condizioni ambientali completamente diverse. Nel primo mandato mi sono trovato di fronte a vent’anni di politica alcamese, un po’ alle battute finali. A parte gli esiti della campagna elettorale che hanno visto trionfare Bonventre di soli pochi voti, con tutte le conseguenze e situazioni che conosciamo, si trattava sostanzialmente di una situazione dove in tre rappresentavamo un’opposizione ad un sistema che era molto radicato ad Alcamo. Più che sistema, un modo politico che esisteva ad Alcamo in quel periodo storico. Oggi, siamo in una situazione diversa, perché effettivamente nel 2016 gli alcamesi hanno deciso di voltare pagina rispetto alla vecchia esperienza politica, dei vecchi politici alcamesi. I nomi li conosciamo tutti, i “big” locali. Ovviamente, l’esperienza è differente perché ci confrontiamo innanzitutto con un’Amministrazione differente. Devo dire allo stesso modo stimolante, ma diversa proprio per questa oggettiva e soggettiva presenza di persone diverse.

Qual è il suo giudizio su questa Amministrazione a quasi un anno dal suo insediamento?

Non so dire se è positivo o negativo. Secondo me, non è nemmeno questo il problema se vogliamo chiamarlo così. Io sono convinto che i conti si fanno alla fine. Certamente, questa Amministrazione ha avuto la voglia e la grande spinta di toccare argomenti effettivamente importanti per la città. Devo dire che dal punto di vista relazionale con il Consiglio comunale si sta migliorando, perché all’inizio è stato molto faticoso. Io ho sempre evidenziato, a parte la differenziazione dei ruoli, una richiesta di rispetto per quelle che sono le istituzioni comunali. Mi riferisco al Consiglio comunale come sede del dibattito naturale di tutto quello che accade nella città. Mi rendo conto che adesso viviamo nell’epoca dei social, questo è evidente, però, quello può accompagnare, ma mai sostituire le sedi opportune. Devo dire che in passato si sono create delle situazioni un po’ antipatiche per le quali, come consiglieri comunali, ci siamo ritrovati a dover apprendere delle situazioni da facebook piuttosto che da altri canali non istituzionali. Su questo vedo che si sta migliorando. È un punto di particolare attenzione. Mi piacerebbe che ci fosse maggiore coinvolgimento fattivo, sempre nel rispetto dei ruoli, riguardo gli argomenti più scottanti e importanti. In questo credo ci si debba aprire ancora di più al Consiglio comunale, ma comunque alla città. Il mio non è un rimprovero, ma un auspicio, un augurio, perché ritengo che temi importanti e condivisi si possono risolvere attraverso la partecipazione, attraverso la responsabilizzazione di tutti. Ad esempio anche con il bilancio, a mio modesto avviso, si poteva coinvolgere ancora di più e meglio il Consiglio, più che altro per rendere tutti partecipi a quello che è un ottimo risultato: quello di avere un bilancio di previsione, approvato in tempi mai visti negli ultimi anni ad Alcamo, che però ancora ha qualche difficoltà. Se in questi giorni dobbiamo discutere del PEG è giusto quello che dice il sindaco, ma vale fondamentalmente per le spese ordinarie. Purtroppo, senza PEG non si possono provvedere a mettere in pratica quelle che poi sono le spese più importanti del bilancio di previsione. Mi riferisco alle grandi opere e quant’altro. Questo per dire che, probabilmente, in quella fase si poteva anche dare voce a quei consiglieri che in buona fede, lo dico perché è così, chiedevano un po’ più di tempo per approfondire e discutere meglio gli argomenti. Ma, insomma, siamo qui a vedere quello che accade.

Siete la forza politica dell’opposizione che incide di più sia per quanto concerne la critica, sia anche per quanto riguarda temi decisivi come la chiusura ad esempio del “Corso stretto”.

Questa non è assolutamente una novità. Anche nel 2012, con tutte le fatiche che può immaginare rispetto ad una situazione molto diversa, abbiamo sempre dimostrato che quando si trattava di cose che avevano a che fare con il bene della città, secondo quella che è la nostra ideologia, visione della città, noi c’eravamo. Non faccio molto fatica a dire che molte delle cose che portano avanti i 5 stelle ci trovano assolutamente concordi e coerenti. Allo stesso modo, però, crediamo di dare un aiuto non ai 5 stelle, ma alla città. Quando non siamo d’accordo lo diciamo e in maniera chiara. Lo ripeto, io credo sia un patrimonio per la città, soprattutto, in una situazione come quella in cui ci siamo trovati. Ad Alcamo dal dopoguerra, credo non sia mai successo di avere una consiliatura con una maggioranza così forte, una giunta monocolore di sostegno al sindaco. Quindi, noi crediamo di essere tassello utile alla discussione, finalizzato all’interesse della città. Per questo motivo, quando ci sono argomenti importanti noi diamo il nostro contributo. Mi sembra una cosa assolutamente naturale e non innovativa. L’abbiamo fatto anche nel 2012, adesso viene anche naturale. Poi, devo anche dire che all’interno del nostro gruppo ci sono veramente persone che possono e stanno dando dei contributi tecnici importanti. A parte i consiglieri Caterina Camarda e Gino Pitò, il loro lavoro e sotto gli occhi di tutti, ci sono molti ragazzi e cittadini comuni che partecipano dentro ABC per spirito di amore verso la città e, forse, per l’esperienza che hanno maturato nel 2012 in poi. Li vedo sempre più competenti e maturi nel sapere le cose e soprattutto proporre idee e soluzioni. Credo che tutte queste energie debbano essere meglio canalizzate da chi amministra e, evidentemente, attraverso una condivisione maggiore. D’altra parte Alcamo non si può amministrare da soli. Alcamo deve essere amministrata, ovviamente sempre nel rispetto dei ruoli, con una partecipazione di tutti e con la possibilità di dare un contributo, e in questo secondo me si può migliorare.

Sono trascorsi cinque anni dal famoso ballottaggio del 2012, ripreso dalle inchieste giudiziarie, e tre dal processo per voto di scambio, con una sentenza di primo grado. Altri procedimenti sono ancora in corso. Ancora dunque non è stata stabilita una verità. La giustizia arriva troppo tardi rispetto a quelli che sono i tempi della politica?

I processi devono essere svolti nel rispetto delle regole codicistiche a garanzia di tutte le parti processuali. Purtroppo, è fatto ormai notorio che le tempistiche processuali non coincidono quasi mai con l’esigenza di stabilire la verità (quanto meno processuale) su certi accadimenti che inevitabilmente hanno riflessi sociali e politici. Sarebbe auspicabile che, soprattutto su temi sensibili e delicati come quello a cui lei accennava, si riuscisse a dare risposte ai cittadini in tempi ragionevoli e ciò proprio per l’importanza e la rilevanza sociale del tema trattato.

Quali sono i rapporti con la principale forza politica, il PD, che è stata protagonista di quella vicenda e che, oggi, è insieme a voi all’interno dell’opposizione?

Noi non siamo una forza politica vendicativa o rancorosa. Noi portiamo avanti una nostra idea di Alcamo che evidentemente si sviluppa sui temi che a noi stanno a cuore. Io avevo una mia idea, tutta personale. La vicenda processuale che lei ha citato, riguardava il PD, ma, comunque, tutta una serie di forze alleate al Pd. In realtà, secondo me, al di là delle correnti ideologiche, riguardava determinati tipi di persone che da tempo hanno amministrato Alcamo. Quindi, è un’identificazione più personale che politica. Per questo motivo vado in sintesi. Se gli esponenti del PD, Cracchiolo o Sucameli, hanno delle proposte che sono assolutamente vantaggiose, utili, logiche e importanti per la città, è chiaro che noi ci fermiamo a valutare quelle, senza pensare che provengano dal PD, che è stato quello coinvolto eventualmente nello scandalo e nei problemi del 2012. Quindi, per me è una problematica assolutamente risolta dal punto di vista di nomenclatura politica proprio perché ritengo che in una dimensione come Alcamo, di 45 mila persone, debba emergere di più una politica dei fatti rispetto a quella partitica. Credo che la partitocrazia abbia un peso più forte nelle logiche regionali e nazionali, a meno che la partitocrazia, intesa come applicazione di un pensiero ideologico di un movimento o di un partito, limiti quella che possa essere una discussione politica o la renda arginata e molto rigida rispetto a determinati flussi di informazioni che possono essere scambiati. Beh, in questo ritengo che è ottimo, certamente, riuscire a lavorare tutti insieme in una direzione, ma non per eccessiva democratizzazione delle questioni, ma perché in una città come Alcamo, con le difficoltà che ci sono, le forze buone, propulsive, devono poter discutere a prescindere dai loro loghi, individuando e collaborando alle soluzioni migliori. Queste sono valutazioni che assolutamente devono essere fatte, prescindendo da logiche del tipo “sto collaborando mi spetta l’assessorato”. Non è questo. Dico semplicemente che come da un lato non si può dire “Noi siamo i 5 stelle ci bastiamo da soli”, dall’altro non si può dire “Partecipiamo, se ci date un assessorato”. Da parte nostra siamo disponibilissimi, lo abbiamo già fatto e lo continueremo a fare: partecipare senza richieste, ma semplicemente nel rispetto del nostro ruolo. Anzi invitiamo l’Amministrazione ad essere ancora più stimolante in questo ragionamento. Al di là di quelle che sono le strettoie delle regolamentazioni nazionali o partitiche.

Dopo l’endorsement del vostro gruppo a Pisapia, il quale vi ha anche citati in una sua convention, ideologicamente siete proiettati a sinistra?

Personalmente, mi ha fatto molto piacere sentire nominare Alcamo Bene Comune da Pisapia, non tanto perché ci fosse una ribalta nazionale, ma perché devo ammettere che un movimento con le nostre connotazioni, ce ne sono altri in altri paesi, non è facile portarlo avanti. Si sente spesso dire “Siamo autosostenuti”. Però, qui, non è solo una questione economica. È una questione che tutto nasce e si sviluppa ad Alcamo ed è finalizzato ad Alcamo. Non abbiamo come capita ai 5 stelle, che diciamo è una espressione rafforzata e specificata, esponenti, la macchina che si mette in moto per le regionali… Siamo veramente i piccoli operai di bottega che portano avanti la proposta autoctona. Sono veramente originali, proprie. Vedere un padre putativo che potesse, in qualche maniera, essere in grado di unire queste forse pulite o buone, aver queste caratteristiche, innanzitutto, fa piacere, ma soprattutto ti fa capire come sei evidentemente nella direzione giusta. Ovviamente, con tutti gli sforzi del caso. Nulla è regalato e, soprattutto, le insidie sono sempre evidenti, anche perché non è mai facile portare avanti un lavoro di questo tipo. Il ragionamento con Pisapia è un ragionamento embrionale. Più che un’approvazione di Piasapia, noi cercavamo un confronto. Avendo saputo del suo progetto di unire queste forze spontanee e artigianali, come le chiamo io, della politica locale, che si caratterizzano per le diverse ideologie all’interno, ci piaceva sentirlo ed ascoltarlo. Sapevamo della sua presenza a Petrosino e abbiamo, anche grazie a Gaspare Giacalone, “utilizzato” questa occasione per vedere a cosa stava lavorando ed avere un confronto. E da lì si innesta anche Network. L’idea di questi piccoli movimenti che si reggono da soli con accanto questi enormi palazzi del 5 stelle, del PD, che hanno ovviamente per forza un altro tipo di levatura, ti fa sentire un attimo solo e, spesso, hai bisogno di confrontarti per capire e di conoscere cosa c’è attorno a te. Non è stato né un matrimonio né tantomeno un endorsement, ma un cercare di capire cosa stava facendo. Mi ha dato soddisfazione il fatto di essere stati nominati come ABC perché effettivamente, al netto delle ideologie che porterà avanti Pisapia, mi rendo conto che noi abbiamo fatto un lavoro allucinante nel 2012, impensabile. Se pensiamo alla campagna elettorale del 2012, dimenticando quello che è successo adesso, effettivamente, qualcosa di enorme, rispetto anche a quella che era soprattutto la situazione in quel momento. Perché con tutto il rispetto per la legittimità e importanza del successo dei 5 stelle, la situazione del 2016 era troppo diversa rispetto a quella del 2012 che era molto imbrigliata, ingessata. Molti dei ragazzi del 5 stelle hanno partecipato con noi ben sapendo che era una cosa da pazzi. E il risultato di oggi, secondo me, a parte essere il figlio del lavoro che abbiamo fatto nel 2012, mi rende contento. Abbiamo raggiunto un risultato: cambiare la classe politica di questa città. Non perché potessimo additare qualcuno, ma perché ritenevamo che a quel punto lì era giusto dare spazio ad altre persone. Poi, la gente ha scelto il 5 stelle. Va bene così. Noi stiamo facendo con attenzione e disponibilità il nostro ruolo.

Si stanno scaldando i motori le elezioni regionali, dunque, vi state preparando con la rete Network?

Con Network stiamo lavorando. Si tratta di movimenti, non legati alle classiche forze politiche, che portano avanti una proposta politica da sole e che mettono in comunione le buone pratiche. È chiaro che lo step successivo sarebbe quello di riuscire a lavorare per portare avanti proposte anche su base non soltanto comunale ma regionale. In questo senso stiamo provando a lavorare, con tutte le difficoltà del caso, ben sapendo che alla fine la cosa importante è che noi siamo in rete, che c’è una colleganza, uno scambio di informazioni utili fra questi movimenti. Lo vedremo cosa sapremo fare insieme. Ci sono ancora degli scenari non chiarissimi. La cosa importante è riuscire ad essere chiari su quello che si vuol fare tutti i movimenti e allinearsi sulle volontà, perché è un impegno che non riguarda una persona, ma tante. Stiamo lavorando, ma in questo momento il risultato è secondario. Il nostro movimento nasce nell’interesse della città. Le votazioni sono per tutti, quindi, anche per noi e proviamo a dare una nostra proposta, ma siamo consapevoli anche delle nostre caratteristiche. Non possiamo pensare o pretendere di dimenticare tutti e fare un volo carpiato nel nulla, ben sapendo quali sono le nostre risorse e le nostre possibilità. Certamente, stiamo lavorando, ma ben consapevoli di quelle che sono le questioni oggettive, per cui vedremo insieme cosa accadrà.

Linda Ferrara

redazione

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