Beni confiscati alla mafia, Libera racconta il paradossale caso di Castelvetrano
Sulla utilizzazione dei beni confiscati alla mafia, il coordinamento provinciale dell’associazione Libera di Trapani, interviene con una nota, per formulare una proposta partendo anche da una vicenda accaduta a Castelvetrano. “Una cooperativa sociale, durante il periodo del sequestro di 16 ettari di terreno in località Inchiusa Petrulla – scrive l’associazione Libera – ha gestito i terreni dove era coltivata in parte dell’uva e in parte erano adibiti ad uliveti”.
Da qualche tempo il comodato d’uso concesso alla cooperativa è scaduto, dato che la confisca è divenuta definita. Di conseguenza la cooperativa è stata costretta a lasciare i beni nonostante la disponibilità è stata espressa sia al Comune che all’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati.
“Avevamo prospettato – continua la nota – una prosecuzione temporanea della gestione nelle more dell’assegnazione secondo la normativa vigente al fine di salvaguardare la tutela del bene e l’annata agraria. Invece è accaduto tutt’altro, cioè il grave abbandono dei terreni con una conseguenza in termini sociali ed occupazionali che si può ben immaginare”. L’associazione Libera pur condividendo la necessità che tutte le procedure formali siano espletate, nell’attesa dei tempi necessari per maturare i passaggi, esprime il desiderio che la burocrazia non faccia decadere in stato di abbandono i terreni, recando un danno in termini di credibilità da parte delle Istituzioni.
“Il riuso sociale dei beni confiscati – afferma Libera – può rappresentare, se gestito con professionalità ed impegno, reale volano per lo sviluppo economico e sociale del territorio in cui tali beni ricadono”.