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Il Consiglio Comunale di Alcamo ha approvato il Regolamento sui beni confiscati alla mafia

Oltre 30 sono i beni confiscati alla criminalità organizzata che ceduti dal 2004 al Comune di Alcamo non sono stati interamente mai affidati alla società civile. Per il sindaco Domenico Surdi invece “I beni strappati al potere mafioso vanno restituiti alla società”

È stata votata all’unanimità la delibera sul Regolamento per la destinazione e l’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata presentata ieri in Consiglio Comunale. Il Regolamento approvato dall’Aula Falcone-Borsellino ha fissato alcuni principi importanti per la gestione degli stessi, come la consultazione dell’elenco di tutti i beni confiscati alla mafia presso il portale del Comune di Alcamo (che dovrà essere costantemente aggiornato), le tipologie di comunità, organizzazioni di volontariato e associazioni, che potranno usufruire dell’affidamento in concessione dei beni confiscati, nonché l’esclusione dalla selezione di enti, associazioni, comunità o altri organismi associativi le cui finalità rappresentative e/o direttive siano svolte da amministratori comunali o loro parenti ed affini entro il terzo grado. Inoltre, il provvedimento agevola l’uso plurimo del bene da parte di più soggetti interessati. La Commissione per l’affidamento dei beni confiscati verrà nominata, invece, con decreto sindacale tra i dirigenti del Comune e dovrà essere composta da tre membri. La sua durata in carica coinciderà con il mandato del sindaco. Il concessionario del bene dovrà essere in regola con la normativa vigente in materia di antimafia, mentre per l’utilizzo dello stesso bisognerà: informare ogni fine anno l’Amministrazione Comunale dell’attività svolta, tenere informato l’Ente sulla variazione della compagine sociale, stipulare un’apposita polizza assicurativa per responsabilità civile. La durata della concessione non potrà essere inferiore a tre anni e non superiore a nove. La concessione verrà dichiarata decaduta, senza indennizzo e previa contestazione, qualora da informazioni acquisite dal Prefetto emergano che il concessionario ha subito infiltrazioni o condizionamento mafioso. Al testo venuto fuori dal lavoro della II commissione è stato aggiunto un emendamento per la predisposizione di una cartografia con tutti i beni, proposto da ABC-Alcamo Cambierà e votato all’unanimità dal Consiglio Comunale. Il consigliere Gino Pitò, firmatario dell’emendamento, ha dichiarato “Io credo che sia un regolamento necessario e interessantissimo. Credo che sia fatto bene, l’ho letto con attenzione. Ed è un evidente segnale di una scelta di campo che dimostra chiaramente da che parte sta. È necessario che per questi beni venga dato un segnale che più nelle carte sta nei luoghi”. In seguito, ha affermato “La gente passando vede un immobile che è in disuso. Poi, la conclusione è: fino a quando c’era chi lo gestiva in un certo modo funzionava, adesso che c’è lo Stato non funziona più. È questo che va combattuto, che va sicuramente accelerato, e il regolamento va in questa direzione. Credo che sia buono”.

Una posizione chiara nei confronti della criminalità organizzata e il rifiuto di una cultura mafiosa incentrata sull’omertà era stata presa in Aula Consiglio nel settembre scorso con l’approvazione della mozione presentata dal Movimento 5 Stelle e approvata da tutto il Consiglio Comunale per l’intitolazione della sede dell’Associazione Antiracket a Gaspare Stellino, commerciante alcamese che aveva denunciato i propri estorsori, e contribuendo all’arresto di diversi mafiosi alcamesi con l’operazione “Cadice”. Stellino si tolse la vita perché rimasto solo nella resistenza al sistema mafioso in una città succube dello stesso. A ricordare tale circostanza è stato il presidente della II commissione competente in materia, Vito Lombardo (M5S). Così ha affermato il consigliere pentastellato in merito al fenomeno mafioso “La mafia è un cancro, una piaga, una pestilenza che ha distrutto, devastato la vita di tutti i cittadini onesti della nostra amata Alcamo. Una devastazione morale, culturale, sociale ed economica”. Nel suo intervento il consigliere Lombardo non ha risparmiato critiche alle amministrazioni precedenti e, nello specifico, a quella guidata dall’ex sindaco Giacomo Scala che, secondo il suo parere, non avrebbe agito con decisione per combattere la cultura mafiosa diffusa in città. “Un gruppo (16 tra ragazze e ragazzi) di carbonari rivoluzionari, così ci appellarono, di cui io ero uno dei fomentatori e ne sono orgoglioso – ha dichiarato l’esponente del M5S- la notte tra il 6 e 7 settembre 2004 tappezzò Alcamo con 2200 volantini anonimi con la scritta Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità, con diversi striscioni all’ingresso della città e con uno striscione enorme collocato al Motel Beach, simbolo del sistema mafioso e lo facemmo per smuovere le coscienze degli alcamesi sul problema del racket delle estorsioni. I volantini furono rimossi con una solerzia inusitata da uno stuolo di vigili urbani fin dalle 8.00 della stessa mattina e l’allora sindaco che continua imperterrito a fare politica, dichiarò che apprezzava l’iniziativa, ma non condivideva il metodo, lo lasciava perplesso il fatto che quella notte nessuno si fosse accorto di nulla e che non aveva dato lui la disposizione di togliere immediatamente i manifesti contro il pizzo, e che quindi erano stati rimossi a sua insaputa. Insomma, vi furono molti distinguo dall’allora primo cittadino”. Infine, il consigliere pentastellato ha dichiarato “È increscioso e vergognoso che le amministrazioni passate non abbiamo mai fatto pervenire in consiglio comunale, per essere approvato, un regolamento per la destinazione e l’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, di notevole rilevanza etica e morale”. Dal 2004 il Comune di Alcamo ha infatti “ereditato” 34 beni confiscati, immobili e mobili, alla criminalità organizzata. Solamente per sette di questi era stato in precedenza intrapreso l’affidamento per via diretta, in mancanza di un regolamento sull’utilizzo degli stessi. Se si considera che nell’elenco vi sono beni sequestrati alla mafia negli anni ’90, si può affermare che i risultati della lotta al fenomeno mafioso in Sicilia e in Italia stentano a manifestarsi e la confisca, il colpo più duro inferto a Cosa Nostra mediante la legge Rognoni – La Torre del ‘82, non si può ancora del tutto considerare come simbolo di un riscatto di quella parte di società che ha rifiutato di chinare la testa ai “padrini”. Sul Regolamento in questione è intervenuto anche il primo cittadino Domenico Surdi, affermando “Ci stiamo trovando ad affrontare e dovere risolvere, soprattutto sotto l’aspetto regolamentare, una serie di questioni che a mio avviso inspiegabilmente erano rimaste, così, prive di attenzione. Io credo, invece, che, lo abbiamo sempre detto, una cosa fondamentale per una amministrazione è quella di porre regole, perché laddove non ci sono regole, bene che vada, si possono annidare poi delle zone grigie che sicuramente possono creare, far scaturire dei fenomeni che non sono allineati con quanto la legge prevede”. Sulla delibera approvata poi il sindaco Surdi ha dichiarato stamane sui social “I beni strappati al potere mafioso vanno restituiti alla società affinché si possano utilizzare per finalità sociali o istituzionali. E grazie al regolamento lo si potrà fare in maniera chiara e trasparente”. Il contrasto alla criminalità organizzata è uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, a livello locale, nazionale ed europeo. Anche qui il tema della confisca dei beni alla mafia è diventato uno dei punti cardini del programma pentastellato che oggi vede proprio nell’eurodeputato Ignazio Corrao, uno dei fondatori del Meetup alcamese, il principale portavoce di questa lotta. L’europarlamentare del M5S, infatti, ad aprile scorso, è stato nominato relatore della proposta di regolamento sul riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Tale regolamento riguarderà i provvedimenti emessi nell’ambito di un procedimento penale, tra cui i provvedimenti di confisca estesa, confisca nei confronti di terzi e confisca non basata sulla condanna. Inoltre, verranno introdotti termini chiari e stringenti entro cui lo Stato di esecuzione dovrà eseguire gli ordini di confisca o congelamento (30 giorni nel primo caso e 24 ore nel secondo), limitando i motivi di opporre un rifiuto all’esecuzione ed escludendone, dunque, la discrezionalità degli Stati membri. D’altronde si assiste sempre di più a confische di beni appartenenti alla criminalità organizzata che si estendono in tutto il territorio nazionale e internazionale, che coinvolgono società estere e che superano il valore del miliardo di euro. Si ricorderà, infatti, la più importante confisca in tal senso all’imprenditore alcamese Vito Nicastri, denominato il “Re del Vento”, per via dei suoi affari con l’Eolico, e ritenuto prestanome del latitante Matteo Messina Denaro. Tali beni sono da poco entrati in possesso del Comune di Alcamo e andranno ad aggiungersi all’elenco sopracitato. Nonostante gli ultimi risultati della magistratura con l’operazione “Freezer”, che ha portato all’arresto di esponenti del clan Melodia, occorre ancora ricostruire gli intrecci politici mafiosi di mezzo secolo di storia della città.

Di seguito pubblichiamo le dichiarazioni, raccolte ieri sera dopo l’approvazione del regolamento sui beni confiscati alla mafia, dei consiglieri Vito Lombardo (M5S) e Mauro Ruisi (ABC- Alcamo cambierà).

Linda Ferrara

redazione

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Tags: Mauro RuisiVito Lombardo