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Il voto libero

Ogni volta che si arriva a ridosso di una competizione elettorale finisco per farmi sempre la stessa domanda: ma in Sicilia il voto è davvero libero?

Me lo chiedo con una certa consapevolezza dal 2001, dal famoso 61 a 0 che vide i siciliani consegnare un incontestabile plebiscito a Silvio Berlusconi. Risultato che qualche settimana dopo fu parzialmente replicato alle regionali, con il trionfo di Totò Cuffaro su Leoluca Orlando. Del secondo dei due casi citati conservo tuttora un curioso ricordo: non sono mai riuscito ad incontrare qualcuno che mi dicesse che avrebbe votato per Cuffaro. Magari ammettevano di votare un candidato all’Ars che faceva parte della sua coalizione, ma poi lasciavano intendere che per la presidenza della Regione avrebbero fatto scelte diverse. E invece Cuffaro ottenne il 59,1% dei consensi, contro il 36,6% di Orlando (al sindacalista Sergio D’Antoni andarono le briciole). Ne dedussi che molti votarono per Cuffaro pur vergognandosi di ammetterlo pubblicamente.

Da allora ho assistito da vicino a diverse campagne elettorali, ognuna diversa dall’altra. Lo spirito del 2001 sembra lontano anni luce, perchè nel frattempo è cambiato il mondo: alcuni tra i protagonisti di quella stagione sono per diverse ragioni ai margini della politica, ma soprattutto la nascita dei social network ha completamente cambiato il concetto stesso di politica. Su Facebook i nostri contatti sembrano tutti avere le idee chiarissime: ognuno sembra portatore di un’idea nobile di cittadinanza attiva e partecipazione diretta al dibattito pubblico.

Le pubbliche virtù, però, spesso celano vizi privati che rimandano al recente passato. E in via confidenziale i politici confessano di essere ancora destinatari di piccole e grandi richieste da parte dei propri concittadini, compresi certi fustigatori “social” della morale pubblica: un lavoretto per un familiare, una multa da cancellare, uno stallo per la sosta, un contributo per un’associazione. Poi ci sono le richieste inconfessabili, sollecitate da gruppi più organizzati con obiettivi ben più consistenti.

Proprio in queste ore, i cittadini di Trapani, Erice, Petrosino e Castelvetrano stanno cominciando a familiarizzare con le liste dei candidati ai rispettivi Consigli comunali in vista delle amministrative del prossimo 11 giugno. Scorrendoli uno per uno, troveranno i nomi di amici e parenti, ma anche di vecchi arnesi della politica, di trasformisti all’ennesimo riciclo, figli d’arte e tanto altro. Un menù ricco di pietanze, non tutte di prima qualità. Una di quelle situazioni in cui varrebbe la pena essere sufficientemente schizzinosi per riuscire a separare le donne e gli uomini che possono realmente mettere le proprie competenze al servizio della comunità da quelli che pensano solo ai propri interessi e a quelli degli “amici”. Qualunque sia la scelta, l’auspicio è che chi andrà alle urne il prossimo 11 giugno sia capace di farlo in totale libertà, disegnando con la propria matita il pezzo di città che vorrebbe costruire.

Vincenzo Figlioli

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