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Al concerto di Alessio Bondì a San Pietro, mi sono vergognato di essere marsalese

Ciò a cui ho assistito sabato sera a Marsala, insieme ad una trentina di persone, è una delle cose più mortificanti che un cittadino dovrebbe vedere nella propria città, io stesso mi sono sentito di aver fatto una brutta figura davanti ad un artista come Alessio Bondì. Il concerto, già di per sé stesso non pubblicizzato – tanto che quei pochi presenti erano lì solo perché conoscevano il cantautore già da prima – sarebbe dovuto cominciare alle 21, ma quando siamo arrivati è lo stesso Bondì a dirci che ci sono problemi tecnici e che nessuno dell’organizzazione si è degnato di mandare un tecnico del suono a sistemare la situazione – che doveva arrivare almeno un’ora prima, per il sound check, e che invece si è presentato con un cavo tra le mani esattamente alle 22:05… un comportamento che nemmeno alla peggior sagra della salsiccia di una cittadina di duecento anime.

In quell’ora si è visto solo il custode di San Pietro – luogo del concerto – e nessun altro; sarà proprio quest’ultimo ad aprire a Bondì una stanza adiacente al luogo dell’incontro live – che sarebbe dovuto avvenire all’aperto – dove il cantante si è poi sistemato con la sua chitarra, seduto su una sedia, senza amplificazione e con un neon a far da luce: “Come se fossimo nel salone di casa mia”, ha annunciato più volte lui stesso nel corso dell’evento, mentre il pubblico si portava dietro ognuno la propria sedia come in una scampagnata tra amici che di punto in bianco sentono freddo e decidono di mettersi dentro casa. Ma di evento si è comunque trattato, perché per chi non lo conoscesse Alessio Bondì è un eccellente cantautore palermitano, che proprio nel capoluogo della nostra regione continua a mietere sold-out in svariati teatri, tra i quali: il Teatro Biondo e i Candelai. Non solo, Bondì è stato anche finalista del Premio Tenco nel 2015 per la sezione “album in dialetto”, ha scritto colonne sonore per film e documentari come “Fuori dal coro” di Sergio Misuraca e “Buon inverno” di Giovanni Totaro, vincitore di svariati premi tra i quali: il Premio “De Andrè” con la canzone “In funn’o mare” ed il Premio “Andrea Parodi” con il brano “Rimmillu ru’ voti”.

Ed in più di un’ora e mezza di concerto, nonostante l’assenza di strumentazione e forse grazie a tutte le brutte figure dell’organizzazione marsalese, Alessio Bondì ci fa vibrare le corde dell’anima grazie ad una vocalità forte ed impeccabile, con un live intimistico e “familiare”, con la sua dialettica, i suoi racconti mai noiosi sulla sua amata Palermo, con la sua musica tratta dal cd “Sfardo”, da cui estrae il brano che apre questo concerto. Ci arricchisce di informazioni di cui in pochi eravamo a conoscenza, parlandoci della Vucciria con gli strani personaggi che la arricchiscono di notte, quando si spengono quelle poche bancarelle rimaste ancora aperte e si “accendono” i locali notturni; passando con racconti della sua infanzia ed un brano dedicato alla madre “Un pisci rintr’a to panza”, finendo per raccontarci la storia di un “Mommo”, un guardone che osserva dalla finestra la sua vicina di casa e sogna un amore che sa di non poter mai condividere. Il tutto circondato da momenti musicali di puro piacere. Eppure è stato trattato come peggio non si può, come giustamente nemmeno una band di quart’ordine meriterebbe di essere trattata, tanto che nei saluti finali lo stesso Bondì ci tiene a far sapere: “Io mi aspetto delle scuse”, com’è giusto che sia e che ci auguriamo vivamente siano arrivate.

Il pubblico, anche chi non lo conosce ancora, nota fin da subito che, pur essendo molto giovane – classe ’88 – Alessio non è uno che le manda a dire, ma dice le cose per come stanno realmente senza peli sulla lingua, puntando giustamente le dita verso un’organizzazione, quella delle manifestazioni garibaldine, che ci ha fatto vergognare di essere marsalesi… in questa Marsala dove l’arte ormai sembra in disuso come un vecchio vestito, dove non esiste più la cultura, che viene trattata dalle Istituzioni come se fosse inutile, una vecchia caffettiera che non funziona più, lasciata dentro la credenza a muffire. Ed è ovvio che se poi succedono queste cose, gli artisti ci pensano due volte a venire qui nella nostra città. Peccato che probabilmente non impareremo mai dai nostri errori e la prossima volta ci ricascheremo, eppure sarebbe stato molto semplice far funzionare tutto, bastava pubblicizzare l’evento come meritava e mettere a disposizione di Alessio Bondì un solo uomo, un tecnico che sistemasse in pochi minuti due casse ed un microfono, nulla di più. Ma purtroppo non è andata così e di certo, vergogna a parte, c’è molto da riflettere, perchè siamo guidati da persone che non sanno nemmeno come si tratta un artista, ricchezza del Paese.

Piero Stampa

redazione

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