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Scrive Vincenzo Pantaleo (Pd Marsala) sulle manifestazioni garibaldine

Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell’avvocato Vincenzo Pantaleo del circolo Pd di Marsala in merito all’organizzazione delle manifestazioni garibaldine.

Da un po’ di tempo mi astengo dal dibattito civico. Tale condizione ha dovuto però cedere il passo al sussulto che mi ha causato il programma delle celebrazioni garibaldine messo in piedi quest’anno dall’amministrazione comunale: una brochure a prima vista densa di appuntamenti ed eventi.
Diceva uno dei massimi filosofi del diritto, Hans Kelsen, che la forma è garanzia di sostanza. Dispiace constatare che nel nostro caso non è così.
Organizzare un raduno di atleti o delle regate veliche sotto costa od ancora tornei di volley presso il monumento celebrativo dell’impresa garibaldina (a proposito non esiste ancora un cartello che lo indichi come tale) sono cose che ci possono pure stare nell’ambito delle manifestazioni dedicate all’Eroe dei due mondi, ma in posizione di accessorietà rispetto a quelle che una ricorrenza del genere imporrebbe alla nostra città.
Detti eventi hanno finito invece per costituire una sorta di riempimento primario del cartellone delle celebrazioni.
Parimenti dicasi per gli altri appuntamenti in programma, dalle esibizioni di kitesurf all’inaugurazione di un murale celebrativo, dal coinvolgimento dei cortili storici all’esposizione di libri antichi ed oggetti di antiquariato.
Tutti eventi di contorno che non possono essere il surrogato di una manifestazione che dovrebbe esprimere per Marsala ben altra portata culturale e di richiamo turistico.
C’è una domanda che chi ha la responsabilità amministrativa dovrebbe porsi in questa come in altre occasioni: che cosa resterà degli eventi che si vanno a programmare?
Ritengo che nel caso di specie, nella mente dei nostri concittadini come dei turisti che in questi giorni si trovano a visitare la nostra città, resterà ben poca cosa.
Per non dire nulla.
Francamente dà molto da pensare uno pseudo corteo “storico” con una decina di persone in goffi abiti d’epoca, scortati lungo le vie del centro da una pattuglia dei Vigili urbani tra lo stupore dei pochi presenti: sa molto di sagra paesana che l’immagine e il passato di una città come Marsala non possono permettersi.
Ed ancora: che senso ha programmare il coinvolgimento dei cortili storici nelle celebrazioni senza riuscire a portare al loro interno un gran numero di cittadini (alcuni dei quali ne ignorano ancora l’esistenza) ovvero senza farli rivivere nel quotidiano?
Lascia perplessi infine che le uniche manifestazioni “culturali” dell’evento celebrativo siano stati due convegni del Centro Studi Garibaldini che, al di là dello spessore dei relatori, non sono riusciti ad attrarre (oltre ad una schiera di settantenni) l’attenzione dei cittadini e soprattutto dei giovani.
Mi si dirà che la critica è ingenerosa e forse è davvero tale, ma ne ho tratto l’impressione che si dovesse riempire un cartellone di eventi ad ogni costo, senza una direttrice, improvvisando.
Soprattutto è mancato un evento di portata davvero rilevante. Forse, piuttosto che uno stillicidio di piccole iniziative ove esibire fasce tricolori o rosso vermiglio, sarebbe stato meglio tentare di organizzare un unico appuntamento di spessore che lasciasse un ricordo o un qualche interesse nei turisti presenti in città; una pillola per cui valesse la pena ritornare a Marsala.
E non si dica che le casse comunali sono cronicamente vuote: una spending review in termini realmente utili per la città imporrebbe di concentrare le risorse disponibili sulle manifestazioni davvero importanti anziché destinare le stesse alle varie sagre di contrada e di quartiere, pur redditizie in termini di consenso elettorale.
Sono scelte strategiche che chi ha la responsabilità dell’amministrazione deve fare, sfidando l’impopolarità, se necessario avvalendosi anche di competenze esterne.
Non bisogna aver timore di destinare adeguate risorse per la promozione turistica in vista di un ritorno in termini di immagine della città e di ricaduta sul tessuto economico.
E’ frutto di una visione angusta pensare di delegare unicamente ai privati la promozione del territorio: il pubblico deve fare la sua parte.
Solo mettendoci in una proiezione della città verso l’esterno si può pensare di attrarre l’interesse dei visitatori per un patrimonio artistico ed un territorio la cui bellezza non abbisogna di particolari orpelli.
Se viceversa continueremo ad organizzare modeste manifestazioni per noi stessi non andremo molto lontano.
C’è poi un altro dato che dovrebbe far riflettere: la scarsa partecipazione dei cittadini agli eventi in questione, sia per il livello approssimativo degli stessi che per la mancanza di adeguata comunicazione. In entrambi i casi si tratta di un errore grossolano.

Non si può pensare di riempire le piazze grazie alla presenza massiva ed indotta delle scolaresche.
E allora ritengo che ci sia molto da riprogrammare e da fare: occorre ripartire dall’attrazione dei cittadini e dall’immagine che questo ciclo amministrativo sta dando di sé. Bisogna recuperare una certa empatia tra chi amministra e chi è amministrato.
Ho sempre pensato che l’attuale Sindaco avesse una sola chance per tentare di costruire un’efficace azione di governo della città: scegliere una squadra di giovani e dinamici collaboratori, che desse alla collettività un’immagine di effettivo cambiamento e di ripartenza, ritagliando per sé la funzione dell’esperienza e del coordinamento, un po’ da padre nobile. Un’occasione perduta.
Viceversa una gestione da curatore fallimentare (mi scuso per la deformazione professionale) senza alcuna idea programmatica e visione della città, senza alcuna scommessa nel futuro, non serve a niente e a nessuno se non a legittimare l’incombente valanga dell’antipolitica.
E’ il momento dunque di cambiare passo!
Per questo, in netta e consapevole controtendenza, vado ripetendo che oggi più che mai c’è bisogno della politica. I partiti (o quel che ne resta) devono riconquistare un ruolo centrale nell’organigramma sociale e nelle scelte di indirizzo, oltre ad una funzione importantissima alla quale negli anni hanno abdicato: la selezione della classe dirigente basata non solo sui pacchetti di voti di cui si dispone.
Ciò indurrà i cittadini a recuperare pian piano l’affezione verso la cosa pubblica ed a chi ha il fardello delle scelte di poter rivendicare con orgoglio un’appartenenza politica che non può essere sinonimo di appiattimento intellettuale ma elaborazione delle giuste critiche che possano servire, sempre e comunque, da stimolo”.

avv. Vincenzo Pantaleo
Circolo PD Marsala

redazione

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