Categorie: AperturaIo la penso così

Vedrete, la salvano

Voi naturalmente fate come volete. Ma noi in questo momento sentiamo il dovere (oltre che il piacere) di esternare tutta la nostra solidarietà al ministro per lo sviluppo economico, Carlo Calenda. Sono giorni difficili per lui, impegnato com’è nel tentativo di salvare l’Alitalia. I lavoratori (ma perché non pensano a lavorare questi sfaccendati…) hanno bocciato l’accordo fatto dal governo con i sindacati, riguardante il futuro dell’azienda. Tanti anni fa (non poi così tanti), prendere un aereo in Italia significava volare con Alitalia. Era la compagnia di bandiera e tutti i politici si fregiavano del diritto di avere contribuito a crearla. Poi con la crisi degli anni ’70 si passò al merito di chi contribuiva a tenerla in piedi. Infine e siamo ai giorni nostri, ci si attribuisce (in campo politico s’intende) la capacità di salvare la compagnia. Ministri e sottosegretari corrono al capezzale della ferita per consolarla o perché hanno la medicina salvavita. Quest’ultima è sempre la stessa: i soldi pubblici, cioè i nostri.

Secondo cifre che circolano in questi giorni, sarebbero circa 7 miliardi di euro quelli che sono stati “inghiottiti” dalla compagnia negli ultimi decenni. Perché ci si trova in queste condizioni? Naturalmente noi non ci capiamo nulla di aerei ne di marketing gestionale (abbiamo pure paura di volare, non so se ci capite…), ma due idee le abbiamo. La prima ma chi sono i responsabili del disastro? Non certamente i piloti (se sbagliano loro gli aerei precipitano) e neppure il personale viaggiante o di terra. Sono cortesi e professionali, come certificato da un’indagine di una società inglese che si occupa di queste cose. E allora? Seconda cosa: non sarà forse che il management (i dirigenti nominati dalla politica, va) non sono stati in grado di gestire la cosa? Abbiamo visto chi nei decenni si è succeduto. Lo ripetiamo noi siamo convinti che per essere cuochi bisogna sapere cucinare. Uno solo che fosse pilota, esperto in navigazione aerea, personale di bordo, tra i dirigenti non c’è mai stato. Ma al momento di intascare le laute buonuscite, diventavano tutti competenti (vero Montezemolo?). Ma ora che la situazione è passata nelle mani di Calenda, stiamo a posto. Sentite cosa diceva appena qualche settimana addietro questo campione di coerenza che Renzi prima e Gentiloni poi, ci hanno consegnato come ministro: “Sono contro a qualsiasi aiuto pubblico alla compagnia di bandiera”. E invece per salvarla arrivano 600 milioni di soldi, sempre nostri si capisce.

Gaspare De Blasi

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Tags: calenda carlo